La piccola guerra Europa-America per gestire l’ATP. Finali a Torino? - Pagina 2 di 2

Editoriali del Direttore

La piccola guerra Europa-America per gestire l’ATP. Finali a Torino?

Djokovic studia da politico. Lui, Federer e Nadal. Le chances di Torino per le finali ATP 2021-2025. Sono ottimista. La lotta è con Tokyo. Il colpo di Stato contro Kermode. Né ostriche né champagne

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LA STRUTTURA DELL’ATP COSÌ POCO NOTA

Poi così come esiste il Player Council (con i 10 nomi citati), esiste anche un Tournament Council con 14 rappresentanti: 5 europei, fra cui Giorgio Di Palermo (per Roma…) e questo era il motivo per cui era a Indian Wells, Stephen Farrow, Christer Hult, Herwig Straka (ciascun ha rapporti con uno o più tornei), 4 internazionali (Allon Khalshouri, Cameron Pearson, Charles Smith e Saleh Tahlak) e 4 per i tornei Americani (Gavin Forbes, Bill Oakes, Keely O’Brien, Andre Silva). Da giornalista direi che queste sono le persone da conoscere e con cui avere rapporti per sapere talvolta con un po’ di anticipo cosa bolle in pentola.

SKY E TELE PIÙ: DUE GIORNALISMI DIVERSAMENTE AL CORRENTE

Inciso: quando penso che Sky, più che Discovery Channel-Eurosport che almeno è spesso presente sul posto in tre Slam su quattro con i suoi telecronisti, non avendo mai inviati è inevitabilmente e giornalisticamente a rimorchio di notizie di seconda mano e non può avere mai notizie di prima mano avendo scelto per motivi economici di commentare tutto da studio, me ne dispiaccio. Ai tempi – per me nostalgici – di Tele+, non era così. Con le conoscenze e i rapporti personali di ciascuno di noi quattro, Rino, Gianni, Roberto e il sottoscritto, eravamo sempre super-informati tempestivamente su tutto quanto stava accadendo.

CACCIATORI DI TESTE PER LA LEADERSHIP ATP

Per l’erede di Kermode gli americani – che per decenni guidavano di fatto l’ATP grazie anche al potere politico organizzativo di tutti i gruppi di management, IMG, ProServ, Octagon, Craig-Fenton etc, Godsick etc fino a che tutti i più forti tennisti sono diventati gli europei… – appoggiano molto Gimelstob, a dispetto dei suoi vari problemi e difetti, fra i quali una capacità negoziale evidentemente buona per se stesso, ma forse non altrettanto con gli sponsor.

Kermode aveva procurato al tennis Emirates, Nitto, e altri. Credo anche Fed Express (che garantiva, o gli si faceva garantire, altissima affidabilità nelle statistiche, anche se in realtà il database dell’ATP aveva buchi notevoli: è stato il database di Ubitennis a scovare 756 errori… I buchi del database della WTA sono ancora più consistenti; nessuno sport americano li tollererebbe!) oltre ad aver contribuito a far crescere le ATP Finals a Londra in modo economicamente esponenziale per l’ATP. All’02 Arena di Londra – per inciso – le finali ce le aveva portato il CEO sudafricano Etienne de Villiers, altrimenti detto Mickey Mouse per il suo passato di CEO a Disneyworld. E quella era stata una delle pochissime iniziative intelligenti portate avanti da de Villiers.

Probabilmente l’ATP si rivolgerà a una società di cacciatori di teste (head-hunter) per scovare un nuovo CEO. A meno che Gimelstob la spunti. O che spuntino altri candidati… Ma fra gli ex giocatori è difficile trovare chi abbia esperienza e capacità negoziali. Richard Krajicek, direttore del torneo di Rotterdam dal 2004?

TORINO E LE SUE CHANCES. E RIGUARDO ALLA TAV…

I ritardi della candidatura di Torino ad ospitare le finali ATP sono modestissimi se comparati a quelli per la TAV (o il TAV). Per la quale (il quale) nei confronti della comunità internazionale l’Italia rischia di fare una figura penosa in termini di credibilità. Premetto: non ho opinioni precise, non avendo capito un tubo a riguardo del famoso discorso “costi-benefici”, se sia cosa buona e giusta oppure no. Propendo per il sì, ma magari mi sbaglio. Dove sono sicuro di non sbagliarmi è sul fatto che se un Paese prende dopo la pronuncia di un suo Parlamento e Governo, un impegno internazionale, non può sconfessarlo perché cambia chi è al potere. Si fa la figura dei cioccolatai privi di ogni credibilità. Chi potrà fidarsi d’ora in avanti dell’Italia? Vabbè, detto questo e fuori del mio campo d’azione – scusate tanto! – riguardo all’organizzazione delle finali ATP a Torino sono naturalmente un gran tifoso e sono contento che il ritardo non abbia probabilmente nuociuto. Dico probabilmente, anche se nel corso dell’attesa, parecchi dirigenti ATP avranno dubitato (per l’ennesima volta) della credibilità italiana.

Un rendering che raffigura come il Pala Alpitour di Torino potrebbe trasformarsi per ospitare le ATP Finals

SOPRATTUTTO TOKYO È DAVVERO TEMIBILE

Quello che l’ATP chiede, 78 milioni di euro di fideiussione, non è poco. Ma 50 milioni del Governo – visto che 28 li garantiscono enti e imprenditori piemontesi (presumo oltre a enti locali con e senza Appendino, grandi aziende come Lavazza, Ferrero, Fiat… cito senza troppa cognizione di causa, anche se Lavazza ha pubblicamente dichiarato il suo impegno) – a mio avviso non sono somme irrecuperabili. Anzi, con una buona gestione, sono recuperabilissimi. Il punto è capire se alcune città candidate hanno magari offerto molto di più oltre a quei 78 milioni di euro per partecipare. Lo avranno fatto?

Secondo me Manchester, a lume di logica, non ha alcuna possibilità. Dopo tutti questi anni di Londra andare a Manchester sarebbe come se dal Madison Square Garden di New York si fosse passati a qualche stadio di Pittsburgh. Non voglio dire da Roma ad altra città italiana… per non suscitare le proteste dell’altra città. Singapore è temibile soltanto per i soldi che può avere offerto. Ma il pubblico? Sia come incassi che come colpo d’occhio per le presenze… beh le finali WTA costituiscono un gran bel monito.

CAVIALE, OSTRICHE E CHAMPAGNE NON CI SARANNO PIÙ

Londra, soprattutto ora che Kermode è stato silurato, non può più reggere. E teniamo ben presente che abituati a caviale, ostriche e champagne alla O2 Arena, quando dal 2021 in poi non ci sarà più Federer, e forse nemmeno Nadal, Djokovic e Murray o altro tennista Brit, il pubblico che vede buon tennis già a Wimbledon non accorrerà più così numeroso agli stessi prezzi.

La vera battaglia sarà, secondo me, fra Tokyo e Torino. Tokyo con più soldi, con un’organizzazione e un’affidabilità migliore, con l’expertise e uno stadio addestrato anche per il personale umano dalle Olimpiadi del 2020, ma con l’handicap di essere una sede orientale da raggiungere da una gran parte di tennisti europei poco dopo il Masters 1000 di Parigi, con fusi orari poco graditi in termini televisivi (importantissimi per la vendita dei diritti) sia negli USA sia in Europa (si giocherebbe in orari notturni o mattutini e primo pomeriggio, quindi d’ufficio). Oltretutto Londra non sembra intenzionata a fornire ulteriori garanzie economiche rispetto a quelle già fornite per le edizioni precedenti. Al di là del fatto che francamente Londra mi pare abbia una posizione più che ragionevole, dopo tutti questi anni – mica parte da zero come le altre! – questa battaglia di principio forse indebolisce le sue chance.

Torino, sotto il profilo urbanistico e logistico (anche se la TAV non sarà comunque attiva), oltre che storico, culturale, potrebbe essere oggettivamente preferibile… sempre che i giapponesi non abbiano da mettere sul piatto della bilancia tonnellate di yen. Ovvio che, ribadisco, pur con tutti i miei dubbi su quella che potrebbe essere la nostra gestione federale e del nuovo organismo “Sport e Salute”, per il movimento tennistico italiano sarebbe un colpo fantastico assicurarsi l’organizzazione delle ATP finals.

PERCHÉ OGGI SONO OTTIMISTA PER TORINO

Alla fine, anche se all’interno dell’ATP vincesse la cordata americana, non essendoci in ballo candidature USA, credo che Torino – che ha ospitato Olimpiadi, mondiali di volley, Coppa Davis e ha un’area di tutto rispetto oltre che circoscrivibile – verrebbe privilegiata a parità di condizioni economiche, rispetto a quella giapponese. Se non si sono fatte figuracce (a me ignote) nella presentazione, io mi sento di puntare 10 euro su Torino. Mesi fa non l’avrei fatto. Incrociamo le dita.

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