E dire che il rapporto professionale tra Stefanos Tsitsipas e il padre-allenatore-ombra Apostolos non sembrava lasciar trasparire la necessità, per il diamante greco, di assumere un nuovo tecnico che ne migliorasse le scelte d’indirizzo. Invece a quanto pare una macchia nell’organizzazione agonistica dell’attesissimo ventenne di Atene c’è, e a scovarla, anche se più di qualcuno in questi primi mesi del 2019 nutriva già qualche sospetto a riguardo, è stata Naomi Osaka.
Reduce dal successo nel suo match di terzo turno a Indian Wells contro Danielle Rose Collins, a un giornalista che le chiedeva lumi sull’inopinata sconfitta subita dal greco contro Felix Auger-Aliassime la numero uno del ranking WTA ha risposto travestendosi da coach: “Se posso fare una battuta – Naomi continua ad avere il vezzo di anteporre filtri linguistici adolescenziali a considerazioni piuttosto profonde e tranchant – il ‘signor top 10’ gioca un numero di tornei mostruoso e in tutti ottiene risultati notevoli, è normalissimo che sia stravolto, chiunque lo sarebbe!“.
Quale dunque la ricetta della “programmatrice” giapponese per ovviare al nocivo burn out di cui sarebbe vittima il povero Tsitsipas? Piuttosto facile intuirlo, viste le scelte fatte finora da una giocatrice che ha deciso di inaugurare la bacheca di casa vincendo a Indian Wells, New York e Melbourne. “Per quanto mi riguarda, cerco di focalizzarmi sui tornei più importanti; gli Slam e gli eventi del Sunshine Double per esempio. Il resto del tempo lo dedico all’allenamento, e a divertirmi“. Quanto basta per diventare numero uno del mondo, vero Stefanos? “Mi piacerebbe fosse così semplice, signorina numero uno“, la desolata risposta del greco affidata ai social. Un po’ meno globetrotter, da qui in avanti, per favore: il programma di Osaka non dovrebbe avere falle.