Il World Tennis Tour fra critiche, aggiustamenti e punti mancanti

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Il World Tennis Tour fra critiche, aggiustamenti e punti mancanti

Un nuovo comunicato dell’ITF difende il progetto, polemizza con l’ATP e auspica la collaborazione di tutti. Gli organi che governano il tennis mondiale si riuniranno la prossima settimana cercando, per una volta, di ascoltarsi

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ITF World Tennis Tour - W25 Kazan, Russia (foto via Twitter, @ITF_Tennis)
 

Non smette di far parlare di sé, soprattutto fuori del rettangolo di gioco, l’ITF World Tennis Tour, il nuovo nome di questo “ombrello” che copre i tornei degli ormai ex circuiti Pro e Junior, cancellando al contempo le etichette Futures e Transition Tour. A tal proposito, la Federazione Internazionale ha diramato un nuovo comunicato dopo la riunione del proprio consiglio di amministrazione del 19-20 marzo.

COS’È CAMBIATO – Tra le modifiche citate nel comunicato vi sono l’allargamento del tabellone di qualificazioni nei tornei femminili dai 60 ai 100.000 dollari, l’introduzione della classifica protetta anche per il ranking ITF e l’aumento da 3 a 5 dei posti in tabellone riservati ai migliori juniores. Viene inoltre ricordato, rispetto alla richiesta di ampliamento a 48 dei posti nelle qualificazioni, che giocare due incontri nella stessa giornata senza giorno di riposo mette a rischio la salute dei giocatori.

TU NON MI ASCOLTI – Oltre a riportare le modifiche apportate in corsa fino a questo momento, colpiscono subito una frecciata all’ATP che non concede praticamente più punti nei tornei da 25.000 dollari (M25) e la necessità di uno sforzo congiunto. Perché, quando c’è un problema tra due o più soggetti, parlarne insieme è il modo migliore per arrivare a una soluzione. Tuttavia, se il problema è che i soggetti non si parlano, tutta la faccenda si complica a dismisura. È appunto il caso, giova rimarcarlo ancora una volta, degli organi che governano il mondo del tennis, i cui rapporti reciproci sembrano troppo spesso all’insegna delle frasi fatte, dove ognuno tira dritto per la propria strada e l’acqua proprio mulino in una conversazione tra sordi. Se i quattro Slam con altrettanti modi di regolare il quinto set e lo scontro sulla “nuova Davis” e l’ATP World Team Cup ne sono le più recenti prove, si aggiunge ora la gestione dell’ITF World Tennis Tour.

Secondo la Federazione Internazionale, lo scopo di questa rivoluzione è di sostenere i giovani talenti nel passaggio al professionismo e permettere a più giocatori di vivere di tennis. In mezzo alle perplessità e proteste di gran parte di tennisti e coach (una petizione online che chiede il ripensamento delle nuove regole ha quasi raggiunto le 15.000 firme), ITF e ATP non sembrano ancora una volta in sintonia.

LA PRIMA PIETRA – Uno che non ha certo timore di dire la propria è Dirk Hordorff, il vicepresidente della federazione tedesca, che ha dato una scossa all’ambiente sostenendo l’esistenza di una correlazione fra la vendita da parte dell’ITF dei dati delle partite alle agenzie di scommesse (non accogliendo il suggerimento dell’Independent Panel) e la sparizione dei punti concessi dall’ATP agli ex-Futures. Separate e non puntualissime sono arrivate le smentite dei due organi, con l’ITF che ne approfittava per annunciare un incontro con i media a Miami in coincidenza con l’inizio del torneo.

Ed è così che Vanni Gibertini – la metà della coppia di inviati che il mondo invidia a Ubitennis – punta la sveglia alle 6 del mattino per recarsi a questa esclusiva conferenza stampa dove, per l’ITF, è presente Kris Dent, direttore esecutivo senior. Il (suo malgrado) mattiniero Gibertini può allora riferirci che, riguardo alla vendita dei dati a Sportradar, l’ITF vorrebbe dismettere la vendita del livescore per i tornei da 15.000 dollari (M15), ma deve prima trovare le contromisure adeguate per evitare che il live feed ufficiale venga sostituito da quello illegale. Va anche considerata la parte contrattuale, ovvero come cambiare l’accordo con Sportradar e come assicurarsi che i tornei singoli non vendano i dati indipendentemente.

I tornei del Grande Slam dovrebbero quindi intervenire per compensare la conseguente perdita di introiti – perché, al solito, di questo si parla. E sappiamo che, dove ci sono tornei frequentati da giocatori che “guadagnano” poche centinaia, se non decine, di dollari al mese, c’è la possibilità di offrirne dieci volte tanto perché perdano un set o un game. Poi, regolarmente, i nomi di un paio di quei giocatori finiscono in (non tanto) bella mostra sul sito della Tennis Integrity Unit con relative sentenze.

TROPPI O TROPPO POCHI – Rispetto all’altra questione, l’ITF si lamenta dei pochi punti che l’ATP distribuisce nei tornei da 25.000 dollari (M25) e sostiene che, tornando a darli, aumenterebbe il numero dei pro. Per capirci, Jannik Sinner, vincendo l’M25 di Trento, ha guadagnato 3 punti invece dei 27 previsti fino all’anno scorso. Questa affermazione di Dent sembra cozzare con uno degli scopi delle modifiche del Tour ITF, ossia la riduzione del numero dei partecipanti agli ex-Futures (circa 14.000 tra uomini e donne).

Evidentemente, però, la misura del taglio non avrebbe dovuto essere così drastica: senza i punti negli M25, spiega Dent, non si arriva all’obiettivo minimo di 600 tennisti in break even. Ricordiamo che il break-even ranking, vale a dire la posizione in classifica in cui il montepremi vinto pareggia le spese (coach escluso) del giocatore, era stato calcolato al n. 336 ATP. Tutte le simulazioni effettuate per cercare di alzare il punto di pareggio senza occuparsi di quel numero eccessivo di giocatori restituivano risultati negativi. Proprio da lì è nata l’idea del Transition Tour.

GIOVANI A OSTACOLI – Sempre secondo l’ITF, è un circuito così ingolfato il responsabile della crescita sempre più lenta dei giovani: il tempo che intercorre fra il primo punto ATP guadagnato e l’ingresso in top 100 è salito da 3,7 anni a 4,8 anni (da 3,4 a 4,1 per le ragazze). È decisamente troppo e il programma “Player Development Pathway” è la risposta all’esigenza centrale di rendere più efficace il percorso degli juniores. Infatti, anche un altro fattore che contribuiva a frenare la crescita dei giovani migliori è stato affrontato dalla riforma: il “playing down”, ovvero i pro che decidono di giocare ad un livello inferiore, accaparrandosi punti e montepremi nei tornei Futures. Dai primi riscontri con la nuova formula, appare in deciso aumento il numero di giocatori con buona classifica che partecipano ai Challenger; in questo modo, chi entra nel circuito partendo necessariamente dai livelli più bassi non si trova subito ad affrontare dei top 400.

TU NON MI ASCOLTI (parte 2) –Visto che fin dall’inizio questo Tour è stato presentato come qualcosa di modificabile in corsa ascoltando le voci di tutti gli interessati, è stato più volte domandato quale sia il meccanismo per ricevere i feedback. Kris Dent ha risposto che “c’è la possibilità di inviare direttamente i feedback alla ITF e di aver impiegato agenzie di sondaggi esterne”; tuttavia, pare che non esista una grande trasparenza sull’approccio, sui dati elaborati e sui risultati in base ai quali vengono prese le decisioni. Perlomeno, all’ITF riconoscono l’esistenza di un problema di comunicazione, se i giocatori non hanno trovato altro che un gruppo Facebook per farsi sentire.

IL PROSSIMO INCONTRO – Dent ha infine rivelato che la settimana prossima è in programma una riunione di tutti gli organi del tennis (ATP, WTA, ITF…). L’augurio è che, nonostante le difficoltà di comunicazione, si siano almeno accordati su luogo e ora.

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