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WTA

Miami, semifinali: Halep vede di nuovo la vetta

Pliskova tra Simona e il numero uno, ma prima tocca a Barty e Kontaveit

Last updated: 29/03/2019 9:30
By Michelangelo Sottili Published 28/03/2019
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4 Min Read

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Quattro semifinaliste diverse rispetto ad Indian Wells e c’era da aspettarselo, tra pronostici spesso sovvertiti e chi necessariamente deve tirare il fiato dopo l’alto livello messo in campo nell’altrettanto impegnativo torneo precedente, ma entrambi i match – quasi inedito l’uno, quasi un classico l’altro – offrono spunti interessanti sia per posta in palio sia per confronti di stili.

Si comincia qunado è era di pranzo a Miami (alle 18 in Italia) con Ashleigh Barty opposta ad Anett Kontaveit. Entrambe in questi giorni si sono già guadagnate i rispettivi best ranking e l’australiana dice di sentirsi “dannatamente bene” per aver anche centrato il traguardo di quella top 10 sfuggita di un soffio due settimane fa nella battaglia persa contro Elina Svitolina; “un obiettivo” spiega, “che abbiamo fissato all’inizio dell’anno e un mio scopo da un bel po’ di tempo”. Ashleigh e Anett si sono incontrate nel tabellone cadetto di Wimbledon cinque anni fa per un precedente – vinto dall’estone e che Barty afferma addirittura di non ricordare – che appare piuttosto irrilevante in vista del match odierno. Tutt’altro che trascurabili sono viceversa le vittorie ottenute al turno precedente. Barty è riuscita nell’intento di arginare il servizio di Petra Kvitova “entrando, per quanto possibile, nei suoi turni di battuta”per una vittoria in cui la componente mentale è stata decisiva; anche oggi dovrà restare ben concentrata per mettere in atto il piano studiato insieme a coach Tyzzer per neutralizzare le bordate estoni. C’era quasi riuscita Hsieh, ma Kontaveit ha saputo girare un terzo set che le scivolava via, come sovente accade a chi è costretta a tirare vincenti dall’inizio alla fine su una palla che quasi mai assomiglia alla precedente, e ciò può darle sicuramente fiducia mentre si appresta ad affrontare le variazioni della quasi coetanea di Ipswich.

Bisognerà invece aspettare le due di notte – e sempre che quei due maschietti, Roger e Kevin, abbiano terminato la loro singolar tenzone – per vedere Karolina Pliskova nelle vesti dell’ultimo ostacolo fra Simona Halep e il suo ritorno a numero uno del mondo. La lunga boema è venuta a capo del derby piuttosto agevolmente, facilitata nel compito dalla prestazione part time della mancina Vondrousova. In vantaggio 7-2 nelle sfide, l’ultima delle quali nella vittoriosa trasferta di Fed Cup, anche Simona è riuscita a cambiare l’inerzia di un set che sembrava perso nel suo match dei quarti di finale contro Qiang Wang quando, racconta, “ho cominciato a sentirmi un po’ negativa e a parlare in giro per il campo, ma sono riuscita a smetterla”. L’ex coach Darren Cahill è stato fondamentale per affrontare e superare l’aspetto mentale che la limitava: “È meglio che sia l’avversaria a batterti piuttosto che tu stessa perché sei negativa”. Come detto, in palio per Halep c’è la riconquista della vetta del ranking che certo “non significa tutto, ma ogni giorno che sei la numero 1 è un giorno speciale”. L’occasione porta con sé un’inevitabile pressione, ma Simona assicura che l’aiuterà a giocare anche meglio: Karolina è avvertita.


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