Derby ceco a Pliskova: semifinale a Miami con Halep

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Derby ceco a Pliskova: semifinale a Miami con Halep

Poco più di un’ora basta a Karolina per avere ragione di una Vondrousova pericolosa solo a inizio secondo set. Per lei seconda semifinale in Florida dopo quella ceduta nel 2017 a Wozniacki

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[5] Ka. Pliskova b. M. Vondrousova 6-3 6-4

Affare di stato boemo per l’accesso alle semifinali, tirato secondo le previsioni di bookmakers e addetti ai lavori, presi forse in castagna dall’entusiasmo imperante che circonda le cosiddette nuove leve del circuito. Con questi chiari di luna, poi. Bianca Andreescu campionessa a Indian Wells, Felix Auger-Alisssime con tutto il suo campionario di record assortiti, che ve lo diciamo a fare. E Marketa Vondousova, the wondrous, avemmo l’ardire di battezzarla ai tempi dell’inopinato, ma fino a un certo punto, trionfo diciottenne ottenuto a Biel qualche tempo fa.

Autrice di un signor Sunshine Double, la signorina, peraltro: a Indian Wells era arrivato un altro quarto mica male, e il combinato disposto dei risultati al sole nordamericano l’ha in ogni caso segnalata tra le migliori del circuito in gonnella. La lasciassero in pace gli acciacchi, la vedremmo già adesso più in alto di quanto in realtà non sia. In redazione, a dir la verità, ci si sta ragionando da un po’: Marketa, precoce anzichenò, la si tende a dare un po’ per scontata, quasi sull’orlo del fallimento dopo i fasti post-adolescenziali. Ma ci si scorda che la ragazza compirà vent’anni il prossimo ventotto luglio.

Sempre più spesso, visti i tempi, attese alle più grandi imprese, in molti si aspettano dalle nuove leonesse del circuito prestazioni che sarebbe ingeneroso chiedere, usando un po’ di buon senso. Karolina Pliskova, già numero uno WTA, è pur sempre la settima giocatrice del globo, e se non si tratta di Slam, bestia mai domata veramente in carriera, tende a sapere il fatto proprio. Ballando sul filo di un rischio sempre massimo, fatto di anticipi anche un po’ naif e traiettorie senza eccessivi margini, la destrimane della casata di Louny ha impresso il proprio marchio sulla partita fin da subito, capitalizzando il doppio fallo di Marketa per il break nel secondo gioco. Break gestito senza affanni sino in porto, se escludiamo le due estemporanee occasioni per il controbreak non sfruttate dalla più giovane connazionale nel quinto game. Trentacinque minuti di tennis non di primissimo charme e uno a zero Karolina.

Ma Marketa è tennista di tigna, se non ancora di classe, superiore a quella della più nota compatriota, e l’accelerata improvvisa nel secondo set ha per una decina di minuti buoni regalato l’impressione che il match si potesse riaprire. Tre a zero per lei costruito sui macroscopici errori di una Karolina per nulla intenzionata a muovere i piedi, ma è durato poco.

Nuovamente in grado di piazzare in campo la comunque pesante pallata e recuperato il break grazie a un chop di dritto dallo stile diciamo rivedibile, ma nondimeno utile a mandare ai matti l’incredula Marketa, Pliskova, molto aiutata dal temibile servizio, si è involata su un parzialone di cinque giochi a uno, quanto le è bastato per guadagnare la seconda semifinale in carriera al Miami Open, dopo quella persa nel 2017 contro Caroline Wozniacki e nonostante l’estremo tentativo di ribellione della diciannovenne di Sokolov, che si era procurata invano due palle per il cinque pari. Affronterà Simona Halep, in un match quantomai aperto. Per Marketa c’è tempo: se la sorte, sottoforma di salvacondotto per i frequenti guai fisici, le darà una mano, la troveremo tra le migliori venti il prossimo autunno, probabilmente.

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