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Al femminile

La maturità di Ashleigh Barty

A Miami la giovane tennista australiana ha raggiunto un doppio traguardo: la vittoria nel torneo e l’ingresso in Top 10

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Ashleigh Barty - Miami 2019 (foto via Twitter, @WTA)
 

5. I progressi mentali
Rimane l’ultimo tema, quello più complesso da analizzare: il progresso mentale. Sino alla vittoria di Miami direi che Barty non aveva dato prova di essere una giocatrice con un killer instinct particolarmente sviluppato. Le tre finali Slam raggiunte in doppio nel 2013 e tutte perse, o la sconfitta subita da Petra Kvitova a Sydney quest’anno malgrado avesse di fronte una giocatrice al limite dei crampi per la stanchezza (1-6, 7-5, 7-6) non costituivano un punto di partenza rassicurante.

Ma ci sono altri episodi recenti che mi avevano fatto dubitare sulla forza caratteriale di Barty. Il primo è stato a Wimbledon 2018, contro Daria Kastakina. Un match che sulla carta doveva essere apertissimo (si affrontavano la numero 14 e la numero 17 del ranking di allora), e che invece si era trasformato in una partita con una sola fine possibile, già scritta a favore di Kasatkina (7-5, 6-3). Ho seguito il match dal vivo, e da bordo campo si possono percepire alcune sottigliezze che dalla TV inevitabilmente sfuggono. Ebbene, dal vivo era evidente quanto Barty fosse per tutto il match estremamente tesa, quasi bloccata, al punto da giocare costantemente con il freno a mano tirato. Su erba in teoria il suo rovescio slice poteva risultare letale: ma invece che caricarlo di spin con la necessaria cattiveria, si preoccupava soprattutto di non sbagliarlo, colpendolo senza decisione; e senza un sufficiente numero di giri la palla perdeva di incisività, risultando inefficace.
Davvero troppo il timore da parte di Ashleigh. Allora avevo pensato che se negli Slam non riusciva a liberarsi di tutta quella tensione, i grandi traguardi sarebbero rimasti sempre fuori portata.

La seconda partita che mi ha lasciato perplesso è una vittoria più recente, ma soffertissima, oltre ogni logica. Mi riferisco al successo contro Sharapova agli Australian Open 2019. Di fronte a una Sharapova con gravi problemi al servizio, Barty aveva perso il primo set, ma poi aveva preso le misure dominando il secondo per 6-1. Nel terzo aveva dilagato sino al 4-0. Ma dopo aver mancato due palle del 5-0 è iniziata una nuova partita: colpita da una crisi di “braccino” quasi inspiegabile, Ashleigh ha cominciato a sbagliare tutto lo sbagliabile; dritto o rovescio non faceva più differenza, segno che il problema non era tecnico ma mentale.
Sharapova (che è una giocatrice con problemi fisici, ma che rimane una campionessa nel carattere) è allora tornata in corsa, recuperando punto dopo punto. Barty sul 4-3 si è ritrovata sotto 15-40 e si è salvata grazie al servizio, l’unico colpo che non l’ha abbandonata in quel set che da cavalcata trionfale si era trasformato in una specie di incubo. La partita si è poi chiusa 4-6, 6-1, 6-4 per Barty, quasi sull’orlo di una crisi di nervi.

Una giocatrice con queste paure fin dove poteva arrivare? In fondo c’era anche il precedente del ritiro, in parte determinato dalle difficoltà mentali che propone il tennis. A questo proposito Barty ha raccontato di avere sfiorato in quel periodo la depressione; e ancora di recente in campo ogni tanto emergevano dei tic legati allo stress (come ad esempio pizzicarsi la maglietta all’altezza dell’addome prima di ogni scambio).

Dubito che la Barty titubante di Wimbledon 2018 o di Melbourne 2019 avrebbe potuto vincere a Miami. C’era però stato un precedente di segno opposto, positivo. Ancora una volta con il doppio a fare da apripista: la vittoria Slam degli US Open 2018 insieme a CoCo Vandeweghe (ricordo che Dellacqua si è ormai ritirata).

Ora con la vittoria anche in singolare in un torneo importante come Miami abbiamo la prova di un ulteriore progresso; e si può finalmente dire che la sensazione di gentilezza che di solito Ashleigh comunica quando scende in campo non le impedisce di essere anche vincente: corretta ma non arrendevole. Perché questo va sottolineato: nel successo come nella sconfitta, Barty è una delle giocatrici con più fairplay del circuito, decisa a vincere solo limpidamente, senza sotterfugi. Come del resto è accaduto a Miami.

Dopo il successo in Florida è sicuramente presto per fare pronostici e valutazioni a lungo termine. Scopriremo solo con il tempo se i progressi mentali costituiscono una acquisizione definitiva o invece solo un breve momento di grazia difficilmente ripetibile. Una certezza, però l’abbiamo: le doti tecniche di Barty, antiche o recenti, sono ormai indiscutibili.

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