Il 23 agosto 1973 è una data storica per il tennis. Quel giorno (un giovedì) l’ATP pubblicò la prima classifica mondiale basata sui risultati ottenuti dai giocatori nei diversi tornei disputati.
Le regole per l’attribuzione dei punteggi erano sensibilmente diverse dalle attuali. Per potercisi destreggiare era necessario possedere una laurea in numerologia e rudimenti di astrologia. Basti pensare che le categorie entro le quali erano suddivisi i tornei ATP erano sei contro le tre attuali (1000-500-250) e i criteri di attribuzione dei punti ai tornei erano legati al numero di giocatori partecipanti e al montepremi in palio. Solo verso la fine degli anni ’70 si giunse ad un sistema analogo a quello che oggi conosciamo e che, seppure non perfetto, ha quantomeno il pregio della chiarezza e della semplicità.
Pur con tutti i suoi difetti, la nuova classifica ATP sotto il profilo dell’oggettività era però sicuramente preferibile a quella precedente, che per decenni era consistita semplicemente in un elenco stilato da un autorevole giornalista sportivo sulla base delle proprie (in)sindacabili opinioni. Il giornalista in questione era il britannico Lance Tingay del Daily Telegraph – dal 1982 membro della International Tennis Hall of Fame – la cui classifica annuale dei migliori tennisti del mondo fino al 1972 costituiva l’unica che contasse.
Dall’estate dell’anno successivo tutto cambiò. In quei giorni chi scrive si godeva le vacanze estive in attesa di cominciare la terza elementare e quindi omise di commentare la Numero Uno (cit. Walt Disney) delle classifiche. Egli intende rimediare ora e, già che c’è, azzardare anche qualche parallelo con l’ultima. Iniziamo dalla Top 20 vintage.
Classifica | Giocatore | Età | Nazione |
1 | Ilie Nastase | 27 | Romania |
2 | Manuel Orantes | 24 | Spagna |
3 | Stan Smith | 27 | USA |
4 | Arthur Ashe | 30 | USA |
5 | Rod Laver | 35 | Australia |
6 | Ken Rosewall | 39 | Australia |
7 | John Newcombe | 29 | Australia |
8 | Adriano Panatta | 23 | Italia |
9 | Tom Okker | 29 | Olanda |
10 | Jimmy Connors | 20 | USA |
11 | Jan Kodes | 27 | Cecoslovacchia |
12 | Paolo Bertolucci | 22 | Italia |
13 | Roger Taylor | 31 | GBR |
14 | Marty Riessen | 31 | USA |
15 | Tom Gorman | 27 | USA |
16 | Nikola Pilic | 34 | Jugoslavia |
17 | Cliff Richey | 26 | USA |
18 | Mark Cox | 30 | GBR |
19 | Roy Emerson | 36 | Australia |
20 | Karl Meller | 24 | Germania |
Sotto il profilo numerico al vertice comandavano gli Stati Uniti con 6 giocatori seguiti dall’Australia con 4. Complessivamente gli statunitensi nella top 100 schieravano 23 rappresentanti contro i 16 degli australiani. Attualmente sono rispettivamente 9 e 6. L’Europa si consolava con il primo e il secondo miglior giocatore del pianeta, un rumeno e uno spagnolo. Il tennista rumeno attualmente meglio classificato è Marius Copil al numero 80, mentre la Spagna per curiosa coincidenza occupa ancora la seconda posizione grazie a Rafael Nadal.
Osserviamo che il fenomeno dei giocatori di vertice “agee” non è un’esclusiva della nostra epoca; quarantacinque anni fa 8 dei primi 20 tennisti avevano infatti trenta o più anni contro i 10 attuali. L’Italia tennistica godeva di ottima salute quantitativamente e qualitativamente. Come vedremo tra poco, a Panatta e Bertolucci si aggiungevano infatti nella top 100 altri due giocatori molto giovani: Tonino Zugarelli e Corrado Barazzutti.
Il numero 29 quel giorno era occupato da un ragazzo svedese di 17 anni: Bjorn Borg. Oggi è presidiato da Pablo Carreno Busta. A scanso di equivoci precisiamo che Roger Taylor era un ottimo tennista inglese per tre volte semifinalista a Wimbledon e una agli Australian Open e non faceva il batterista dei Queen a tempo perso.
CASA ITALIA
Attualmente l’Italia vanta sei giocatori in top 100 e diciannove in top 200. Nel 1973 erano rispettivamente cinque e otto.
Classifica | Giocatore | Età |
8 | A. Panatta | 23 |
12 | P. Bertolucci | 22 |
41 | A. Zugarelli | 23 |
51 | M. Mulligan | 32 |
73 | C. Barazzutti | 20 |
148 | E. Castigliano | 27 |
151 | E. di Matteo | 24 |
175 | P. Toci | 24 |
Panatta in seguito giunse sino alla quarta posizione; Barazzutti alla settima, Zugarelli alla ventisettesima. Insieme a Bertolucci nel 1976 conquistarono la Coppa Davis. Martin Mulligan era australiano di nascita. Fu naturalizzato italiano nel 1968 e giocò per i nostri colori – non senza aspre polemiche – nove incontri di Coppa Davis. Aveva quasi 33 anni nell’agosto del 1973 ed era, per dirla nella sua lingua nativa, “past his prime”, ovvero in parabola discendente. Una parabola che aveva raggiunto il vertice nel 1962 quando fu nettamente sconfitto in finale a Wimbledon da Rod Laver che quell’anno si avviava a realizzare il suo primo grande Slam. Castigliano, di Matteo e Toci non riuscirono mai a entrare in top 100.
Nel 1973 non esisteva un torneo riservato agli under 21 e i più maliziosi probabilmente commenteranno che si stava meglio quando si stava peggio. Ma se fosse esistito chi si sarebbe classificato applicando le attuali regole? Il 31 ottobre 1973 i sette migliori classificati nati dopo il 31 dicembre 1951 erano (classifica – nazione):
- Jimmy Connors (4 – USA)
- Brian Gottfried (21 – USA)
- Bjorn Borg (22 – Svezia)
- Vijai Armitraj (26 – India)
- Guillermo Vilas (31 – Argentina)
- Raul Ramirez (32 – Messico)
- Harold Solomon (58 – USA)
Primo degli esclusi Corrado Barazzutti, numero 73. Ranking medio 28 e mediana 26. Sei di loro raggiunsero la top ten (best ranking):
- Connors (1)
- Borg (1)
- Vilas (2)
- Gottfried (3)
- Ramirez (4)
- Solomon (5)
- Barazzutti (7)
Armitraji si dovette accontentare (se così si può dire) della sedicesima posizione. Il ranking medio dei loro pronipoti (attualmente Tsitsipas, Auger-Aliassime, Shapovalov, Tiafoe, de Minaur, Ruud, Kecmanovic) è 39 e la mediana 30. Abbiamo pochi dubbi sul fatto che non esiterebbero un istante a sottoscrivere un contratto che gli garantisse la medesima carriera. Non gli stessi guadagni.