Wawrinka sull'affare Gimelstob: "Doveva essere subito rimosso"

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Wawrinka sull’affare Gimelstob: “Doveva essere subito rimosso”

Stan Wawrinka scrive una lettera a The Times sulla questione Justin Gimelstob: “Chi ci rappresenta deve avere valori etici chiari e robusti”

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Stan Wawrinka - Australian Open 2019 (foto via Twitter, @AustralianOpen)
 

Il giocatore che si è esposto maggiormente in prima persona nel commentare le vicende relative ai guai giudiziari di Justin Gimelstob e del suo ruolo all’interno del Board ATP è stato Stan Wawrinka, che dopo alcuni sibillini commenti sui suoi canali social ha deciso di spiegare apertamente la sua posizione in una lettera inviata a The Times, prestigioso quotidiano londinese. Ne proponiamo qui sotto la traduzione integrale, a cura di Filippo Ambrosi.

I sei mesi passati sono stati ricchi di avvenimenti per l’ATP e il tennis maschile. Purtroppo, la politica ha prevalso sull’azione nei campi di gioco e mi sento costretto ad esprimere il mio punto di vista sullo spiacevole momento che sta attraversando il nostro sport. Questo episodio ha lasciato molti giocatori, compreso me stesso, seriamente preoccupati per la direzione che sta imboccando il tennis.

Ho iniziato a giocare all’età di otto anni, figlio di un contadino. I miei genitori e questo sport mi hanno educato ai veri valori, a lottare duramente e con passione, impegno e determinazione, ma soprattutto con integrità ed onestà. Mi hanno sempre insegnato a difendere ciò in cui credo e sono convinto che chiunque sia coinvolto con il tennis debba incarnare questi stessi valori. Ma quello a cui ho assistito negli ultimi sei mesi rappresenta un declino degli standard di moralità assai preoccupante.

Sono sollevato che Justin Gimelstob abbia finalmente avuto la decenza di dimettersi dal board dell’ATP a seguito della sua condanna per aggressione, ma anche sgomento per il molto tempo che ci ha impiegato. Sono anche assai preoccupato che molte persone che hanno a che fare con il tennis pensino che questa vicenda sia chiusa e si sentano semplicemente sollevate per avere evitato di essere personalmente esposte ad una cattiva pubblicità. Ma tutto questo non è sufficiente. Noi siamo TUTTI responsabili e TUTTI abbiamo qualcosa da imparare da questa storia.

Non c’è posto nel nostro sport per chi si comporta come Justin. L’assoluta mancanza di risposte da parte delle persone coinvolte nel tennis, soprattutto all’inizio di questa vicenda, a dicembre, quando Justin è stato ufficialmente accusato, è allarmante. In situazioni come questa, stare in silenzio significa essere complici.

I giocatori del Consiglio non avrebbero mai dovuto esser posti nella condizione di doversi assumere personalmente la responsabilità di decidere se Justin dovesse rimanere al suo posto o meno. È il board dei rappresentanti che ha il dovere di dare l’esempio e proteggere i giocatori. Sono loro che avrebbero dovuto gestire immediatamente la controversia, anziché decidere, vergognosamente, con una votazione lo scorso dicembre, che Justin continuasse a svolgere i propri compiti in seno all’organizzazione. Molti giocatori pensano di non essere stati degnamente rappresentati negli ultimi mesi, così ricchi di accadimenti politici. Io sono d’accordo con loro. Io non voglio essere in alcun modo associato con nessuno che abbia avuto un ruolo in questa vicenda, men che meno esserne rappresentato. Voglio che chi mi rappresenta sia persona con valori etici chiari e robusti. 

Alcuni ritengono che la struttura gestionale dell’ATP non funzioni, che sia troppo nebulosa, che sia impossibile rappresentare allo stesso tempo sia i giocatori che i tornei, ma io sono essenzialmente convinto della bontà di questo sistema. Il problema non risiede nella struttura, ma nel calibro delle persone che operano in essa. Ci sono numerosi conflitti d’interessi da risolvere in tutti gli ambiti del nostro sport. Il tennis è uno sport egoistico, in cui le persone si preoccupano essenzialmente dei propri interessi, e questo inevitabilmente causa problemi nella gestione del tour che negli ultimi mesi si sono aggravati.

Alla fine dell’anno scorso l’ATP ed il tennis maschile hanno ottenuto risultati da record, eppure guardateci oggi. Il caos in cui siamo immersi è stato cagionato da una manciata di persone con degli obiettivi personali e, cosa più preoccupante, sprovvisti di un piano alternativo per portare a compimento il loro progetto mirante alla rimozione di Chris Kermode, il Presidente dell’ATP fino all’inizio di quest’anno. Certe questioni di moralità non sono affatto esclusiva del tennis, anzi, al giorno d’oggi sembra che ogniqualvolta si apra un giornale ci sia un nuovo scandalo, in politica, ad Hollywood, nel mondo delle imprese. È oggi più importante che mai che chiunque occupi una posizione privilegiata, con visibilità pubblica, dia l’esempio, dimostrando valori reali- di onestà, cortesia, fiducia ed amicizia.

Io non mi ritengo nemmeno lontanamente perfetto, né come uomo, né come atleta; ho alle spalle un divorzio e numerosi errori nell’arco della mia carriera professionistica che dura ormai da 17 anni. Ma ho la passione per il tennis, sono orgoglioso di far parte di questo sport e determinato a farmi sentire ogniqualvolta mi dovessi rendere conto che ci stiamo facendo del male. Siamo uno sport con un appeal globale, su uomini, donne e bambini di tutte le età e di tutte le culture. Abbiamo la responsabilità di essere la miglior versione possibile di noi stessi. Mi auguro che il nostro sport riesca a mettersi alle spalle questo periodo terribile, andare avanti e guardare al futuro.

Stan Wawrinka
Giocatore di tennis professionista
Svizzero

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