Ivo Karlovic: il buon padre di famiglia

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Ivo Karlovic: il buon padre di famiglia

Il croato è al secondo turno grazie al successo contro Lopez nel match più ‘vecchio’ della storia del Roland Garros. “Mi sono preparato stando a casa con i bambini. Il futuro? Resterò nel tennis, magari come coach”

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Ivo Karlovic - Roland Garros 2017 (foto Roberto Dell'Olivo)
 

da Parigi, il nostro inviato

Ivo Karlovic è detentore di diversi primati nel mondo del tennis. Il giocatore più alto, il più prolifico al servizio, da ieri anche il vincitore della partita più anziana della storia (dal 1977) contro Feliciano Lopez. Un primato personale, per il quale potrebbe non ricevere mai un riconoscimento ufficiale, è pero quello che gli spetta per la “simpatica normalità” che esprime quando gli parli: fatto che, dal tennista più anomalo dei tempi recenti, non ti aspetteresti.

Uno spaccato della sua preparazione per il torneo nel quale è già al secondo turno, appare degno di nota. “Per il Roland Garros mi sono allenato in famiglia. Non avevo la classifica per Roma e Madrid e così ho preferito passare un paio di mesi a Miami con i miei bambini. La mattina accompagnavo mia figlia a scuola. Poi andavo a colpire un po’ la palla, ogni giorno. Il pomeriggio di nuovo prendevo la bambina a scuole ed accompagnavo il piccolo alle sue attività. Ne sono stato felice, perché in una carriera piena di viaggi non mi capitava spesso. Vado a a prendere il più piccolo, lo portavo alle attività e la sera li mettevo a letto. Fortunatamente vicino casa c’è una palestra aperta a tarda sera e alle 23 potevo andare ad allenarmi”.

Feliciano Lopez e Ivo Karlovic – Roland Garros 2019 (foto via Twitter, @rolandgarros)

Non so quanto continuerò a giocare. Il mio ranking mi consente ancora di giocare i Grand Slam, mi diverto ancora. Dipende da motivazioni, infortuni. Per quanto riguarda il post tennis, beh, resterò in questo mondo, forse come coach. È strano giocare contro un giocatore (Lopez n.d.r.) che è già adesso direttore di un torneo (Madrid n.d.r.)”.

Ho ancora qualche ambizione, magari vincere un torneo, ma so che non è così facile. Il momento più soddisfacente della mia carriera? Al numero uno metto Wimbledon 2003: qualificato, sul centrale e batto Hewitt che era numero uno del mondo (nonché vincitore in carica… prima volta che un vincitore sia mai uscito al primo turno dei Championships n.d.r.). Fu un momento particolare perché fino a quel momento non credevo ancora a quello che sarebbe potuto arrivare. La mia federazione, quella croata, non è come quella francese dove i ragazzi hanno sostegno e guida sin da quando sono piccoli di età”.

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