Tutta l’Argentina contro Fognini. Delbonis, nel Paese di Vilas, Clerc e del Potro, è un idolo

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Tutta l’Argentina contro Fognini. Delbonis, nel Paese di Vilas, Clerc e del Potro, è un idolo

PARIGI – Non è mai stato top 30 ma è forse più amato lui in Argentina di quanto lo sia Fognini in Italia. Tutto grazie alla Coppa Davis. Fabio lotta per la top 10. Delbo (intervista esclusiva) lotta anche per Delpo

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Federico Delbonis - Roland Garros 2019 (foto Roberto Dell'Olivo)
 

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Si può essere numero 75 del mondo, non essere mai stato classificato più su del n.33 a 28 anni, aver vinto soltanto due tornei minori (San Paolo nel 2014 e Marrakech nel 2016) ed essere un idolo nazionale in un Paese che ha avuto tennisti classificati al secondo, terzo e quarto posto del mondo? Sì, si può se ci si chiama Federico Delbonis e si è vinto il match decisivo di una finale di Coppa Davis, a Zagabria nel 2016, battendo Karlovic per il 3-2 che ha dato agli albiceleste l’unica Coppa Davis, quella che neppure Guillermo Vilas, n.2 ATP e mancino come lui (ma molto più potente e campione vittorioso in 62 tornei fra cui quattro Slam e un Masters di fine anno) e Josè Luis Clerc n.4 riuscirono mai a conquistare.

Lo chiamano Delbo, non Delpo come la Torre di Tandil che è stata n.3, è in Argentina è un eroe. Qui a Parigi ha battuto Garcia-Lopez al primo turno, come già a Madrid, ma soprattutto vice un momento di grande fiducia dopo aver conquistato la scorsa settimana una semifinale a Ginevra battendo fior di giocatori, Dimitrov, Fucsovics e Ramos-Vinolas, prima di cedere a Sascha Zverev 5-7 7-6 6-3 mancando diverse occasioni nel tiebreak del secondo set. Zverev avrebbe poi vinto il torneo di Ginevra.

Mi sento molto bene, sia fisicamente anche se sono un po’ stanchino… però ho avuto un giorno di riposo per recuperare dopo aver battuto Garcia-Lopez, sia mentalmente perché le vittorie danno fiducia. Ho lavorato duro con la mia squadra, e il lavoro sta pagando… sono molto contento di come stanno andando le cose”.

Lo avevo raggiunto soprattutto per parlargli del suo match con Fognini. Il loro sarà il settimo duello, Fabio ne ha vinti 4, ma almeno due in modo piuttosto rocambolesco. Soprattutto quello in finale ad Amburgo nel 2013, quando Delbo era reduce da un successo su Roger Federer in semifinale. L’argentino di Azul, sposatosi con Virginia nel 2017 e già padre di due figli (“Sono felicissimo della mia famiglia, è una cosa bellissima, ho due figli fantastici”) lo ricorda bene: Ebbi tre matchpoint, due sul mio servizio, ma Fabio li giocò benissimo…”. Già, Delbo li ebbe sul 6-5 7-6 e 8-7, Fabio li annullò e nel terzo set non ci fu quasi gara, 6-2.

Fra me e Fabio sono sempre state grandi battaglie, match molto combattuti e direi spettacolari. Quasi sempre al terzo set se il match era al meglio dei due set su tre, ma anche al quinto set a Wimbledon… in Davis vinsi io in quattro. Insomma Fabio lo conosco molto bene, è un rivale molto duro, ma lo affronterò con grande tranquillità perché tutto ultimamente mi è andato molto bene… anche a lui però, dopo un brutto inizio ha fatto quell’exploit di Montecarlo e le cose sono cambiate, ha ritrovato quella fiducia che aveva un po’ perso.

Federico – stesso nome del figlio di Fabio e Flavia – si allena parte dell’anno in Argentina, nella natia Azul, e parte a Barcellona, come Fabio. Ho dimenticato di chiedergli se si sono allenati anche insieme. Ma gli chiedo se lui punta soprattutto sugli alti e bassi di cui talvolta Fabio diventa preda. “Come ti dicevo lo conosco bene, so che cosa può fare nel bene e nel male. È un match difficile…”.

Gli chiedo quanto sia cambiata la sua vita, la sua popolarità in Argentina dopo l’exploit di Zagabria (in Argentina la Davis vale più di qualsiasi Slam, la gente è molto patriottica e nazionalista) e lui: “Beh, prima giravo un po’ sottotraccia, la gente non si occupava di me. Ora è diverso, quella vittoria me la ricordano continuamente e mi sto un po’ abituando… ma non solo per gli altri, anche per me è stata davvero molto importante”.

Sei nella storia del tennis argentino e ci resterai per sempre”, interviene la leggenda del giornalismo argentino Guillermo Salatino. Delbo si schermisce un po’: “Forse è così, e sono contento di aver fatto parte di quella squadra, lo sarei stato anche se non fossi stato io a portare il punto decisivo, è stato meraviglioso, lo avrei firmato… ma certo così è stato ancora meglio, se ne parlerà ancora chissà per quanto…”. E poi parla invece della partita di Davis con l’Italia: “Fu durissima, il doppio, due singolari… indimenticabile anche quella battaglia”.

Oggi con Fognini, quarto match sul campo 1, sarà di sicuro un’altra lotta. Dopo le sconfitte delle altre nostre “punte” speriamo che almeno Fognini faccia il suo. Per lui battere l’argentino che non è mai stato top 30 significa coltivare il sogno della top 10, forse a spese di del Potro. Insomma oggi con Delbo gioca tutta l’Argentina, anche quella di Delpo.

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