Il long set al Roland Garros: gli Slam divergenti e un sogno legato al Fedal

Rubriche

Il long set al Roland Garros: gli Slam divergenti e un sogno legato al Fedal

Tie-break al quinto: quattro regole diverse nei quattro slam. Forget all’Equipe: “Il tie-break è aleatorio”. E se Roger e Rafa ce ne regalassero un altro?

Pubblicato

il

 

da Parigi, la nostra inviata

“Mi piace l’idea che ci siano quattro regole diverse negli slam per il set finale, rivela le loro differenti personalità“. Questo aveva detto Stan Wawrinka alla fine del match epico contro Stefanos Tsitsipas terminato 7-6(6) 5-7 6-4 3-6 8-6 per lo svizzero: “Se mi piace il long set? Beh sì, avete visto come ho vinto al quinto contro Stefanos, non vi dirò certo il contrario“. Sincero Stan che non fa mistero di apprezzare la lotta (anche prolungata) in campo. E infatti, il Roland Garros è l’ultimo major ad aver conservato, almeno per ora, il quinto set a oltranza, a differenza di Australian Open e Wimbledon che, invece, hanno scelto di applicare il tie-break nel quinto set decisivo anche se con modalità differenti.

In questa edizione del Roland Garros sono sei gli incontri che hanno avuto bisogno dell’oltranza per risolversi: tre al secondo turno, due al terzo e quindi l’ottavo di finale tra Tsitsipas e Wawrinka. I sostenitori dell’oltranza potrebbero facilmente far notare che proprio in questo gruppetto di incontri è facile rintracciare i più emozionanti del torneo. I sognatori, con un Federer-Nadal che incombe, potrebbero addirittura augurarsi che una delle ultime sfide tra i due campionissimi (l’ultima sulla terra battuta?) arrivi a concludersi con un’oltranza, come accaduto soltanto nella meravigliosa finale di Wimbledon 2008 vinta da Nadal per 9-7 al quinto.

Federer e Nadal – Wimbledon 2008

IL PARERE DI FORGET – L’Equipe, alcuni giorni fa, ha trattato l’argomento nello specifico; il direttore del Roland Garros Guy Forget ha espresso al quotidiano francese perplessità riguardo alle scelte di Melbourne e Londra lamentando una mancanza di omogeneità: “È un peccato che ogni Slam applichi regole diverse, il nostro sport ha bisogno di omogeneità e di essere comprensibile al grande pubblico. Per il momento non abbiamo modificato nulla. Perché cambiare qualcosa che funziona? L’assenza del tie-break al quinto finora non ci ha causato problemi, non abbiamo mai vissuto ciò che è capitato a Wimbledon e questo a causa della specificità della terra battuta. La durezza degli scambi fa sì che, al quinto set, spesso uno dei due giocatori ceda fisicamente o mentalmente e, sulla terra, il servizio non ha un impatto così decisivo“.

Ma a Forget piace l’idea del tie-break? “Il tie-break è comunque qualcosa di un po’ aleatorio” continua Guy, “può accadere tutto molto velocemente. L’esempio migliore è la semifinale di Bercy 2018 tra Djokovic e Federer: uno dei più bei match dell’anno si è concluso con un flop terribile, come un gran thriller il cui finale si rivela una delusione. Personalmente mi è dispiaciuto che quel match si fosse risolto con il tie-break. Se un incontro tra Djokovic e Nadal arriva al 6-6 del quinto al Roland Garros, ho voglia di vedere come va a finire fino in fondo“. 

PRO TIE-BREAK – Chi invece si è detto favorevole alla soluzione del tie-break è Fabrice Santoro. “Le Magicien“, che è stato il protagonista del match più lungo disputato al Roland Garros insieme ad Arnaud Clément (incontro di primo turno dell’edizione 2004 durato 6 ore e 33 vinto da Santoro 6-4 6-3 6-7 3-6 16-14), ha spezzato una lancia a favore del jeu décisif al quinto: “Quando si assiste a un match di 3 ore e mezza o 4 abbiamo visto tutto ed è bene che finisca. Il pubblico non ha per forza voglia che continui 7 ore. Neanche i giocatori ne hanno voglia perché è impossibile recuperare fisicamente, così come diventa difficile per le televisioni programmare le partite. Nel calcio ci sono i calci di rigore. Penso che, a un certo punto, sia necessario mettere un termine allo spettacolo“.

CONTRO IL TIE-BREAK – Contrario invece un altro “maratoneta” di Porte d’Auteuil, Paul-Henri Mathieu che ha disputato con Rafa Nadal nel 2006 il quarto match più lungo (finora) nella storia dello slam francese: “Penso che avere due giochi di scarto faccia parte del fascino del torneo. Il problema è che può durare molto tempo e, se ciò accade in semifinale, può penalizzare il giocatore per la finale. Il tie-break è una vera lotteria, è alquanto crudele per i giocatori però, quando si vince al quinto e con uno score così sofferto, è sempre speciale avere un’atmosfera un po’ folle“.

QUATTRO REGOLE PER QUATTRO SLAM – Ricapitolando, da quest’anno, come detto, ci sono quattro regole diverse per i quattro major. All’Australian Open, giunti sul 6-6 del quinto si disputa un super tie-beak di 10 punti, con due punti di scarto. Al Roland Garros niente jeu décisif e sul 6-6 si procede a oltranza. A Wimbledon, dall’edizione 2019, ci sarà il tie-break sul 12-12 che si svolgerà in modo classico (vince il primo giocatore che arriva a 7 punti, con due punti di scarto). Gli organizzatori di Wimbledon hanno deciso di modificare la regola dopo la semifinale maratona tra John Isner (ancora lui) e Kevin Anderson, durata 6 ore e 35 minuti e conclusasi 26-24 per il sudafricano, epilogo che poi ha penalizzato Kevin, giunto esausto alla finale contro Novak Djokovic. Ricordiamo che l’incontro più lungo della storia è stato quello tra John Isner e Nicolas Mahut nel primo turno di Wimbledon 2010, con una durata di 11 ore e 5 minuti (con le interruzioni) e terminatosi 70-68 per l’americano. Infine, allo US Open, giunti sul 6-6 al quinto, si disputa un tie-break classico.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement