Wimbledon, la Next Gen in ginocchio: lo sconforto di Tsitsipas e Zverev

Interviste

Wimbledon, la Next Gen in ginocchio: lo sconforto di Tsitsipas e Zverev

Sascha contro la maledizione Slam e i problemi personali: “Sono stati giorni duri per me”. Tsitsipas deluso e severo: “Prendermi una pausa? Non so se la merito”

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Alexander Zverev - Wimbledon 2019 (foto Roberto Dell'Olivo)
 

La prima giornata di gioco all’All England Club ha già visto sollevarsi un grosso polverone a causa delle cadute di Alexander Zverev e Stefanos Tsitsipas, rispettivamente sesta e settima testa di serie. I figli prediletti della Nuova Generazione ed eredi designati al regno ATP hanno giocato due partite assai poco convincenti finendo poi per cedere contro Jiri Vesely e Thomas Fabbiano, eroi per (almeno) un giorno. Ciò che più ha sorpreso, al di là delle sconfitte che sono arrivate contro avversari comunque insidiosi sull’erba, è lo sconforto dei due giovani tennisti, espresso non solo in campo, ma anche in sala interviste.

La frustrazione (quasi rassegnazione) di Zverev si può riassumere tutta nella frase d’esordio della sua conferenza stampa: “È stato un tipico match Slam per me. Sono partito bene, poi un paio di cose non sono andate per il verso giusto e tutto ha iniziato a sgretolarsi“. Sascha in queste poche parole lascia intravedere quasi di aver introiettato il mantra che lo accompagna da qualche anno: Forte sì, ma non negli Slam. La cosa sarebbe piuttosto preoccupante, soprattutto all’interno di una stagione nella quale, anche al di fuori dei quattro Major, i risultati non sono stati eccezionali. “La mia fiducia è sotto zero al momento. Avrei potuto vincere questo match, ho avuto abbastanza chance. Devo vincere partite fuori dagli Slam per poter vincere negli Slam. Non l’ho fatto abbastanza negli scorsi mesi“.

Alexander Zverev – Wimbledon 2019 (foto Roberto Dell’Olivo)

Il problema, come quasi sempre nel tennis, è di natura psicologica. L’approccio a questi tornei è diverso e senza sufficiente sicurezza si finisce con l’inciampare. Se poi ci si mettono in mezzo anche difficoltà personali, allora il quadro si complica notevolmente. “Fisicamente sto bene, potrei giocare dieci set senza problemi. Mentalmente mi butto giù un sacco, ma non credo che sia neanche questo il problema in realtà. Negli anni infatti ho dimostrato di poter essere piuttosto forte mentalmente. Attualmente è un altro il problema, e anche la vita privata è un fattore. Gli ultimi due giorni sono stati particolarmente duri per me personalmente. Non entrerò nei dettagli, ma è così“.

E per quanto riguarda i prossimi passi da fare? “Vedremo, ho ancora qualche mese prima degli US Open. Mi inventerò qualcosa. Ho sempre detto che gli US Open di quest’anno sono il torneo in cui penso di poter avere il mio primo grande risultato in uno Slam“. Poco chiare anche le idee di Tsitsipas riguardo al prossimo futuro. Il greco, apparso davvero prostrato dalla sconfitta in cinque set contro Fabbiano, ha detto che parlerà col proprio team per parlare di un’eventuale pausa. “Magari non la merito nemmeno una pausa“, è l’amara chiosa che cela (ma neanche tanto) tutta la delusione di un ragazzo che si aspetta davvero tanto da se stesso.

Stefanos Tsitsipas – Wimbledon 2019 (foto Roberto Dell’Olivo)

Invece i risultati non arrivano. O meglio, arrivano, ma sono spesso seguiti da tonfi sordi. Questo è il più grande limite della Next Gen secondo lo stesso Tsitsipas. Il greco, rispondendo a chi gli chiedeva se magari le cose non stessero accadendo troppo velocemente a lui, come anche a Naomi Osaka (eliminata da Putintseva e uscita quasi in lacrime a metà della propria conferenza post match), ha espresso con chiarezza quanto sia difficile mantenersi su alti livelli torneo dopo torneo. “Non è una scusa. Abbiamo visto giocatori della mia età, molti anni fa, essere molto maturi e professionali in quello che facevano. Penso a Roger o Rafa. Sono stati solidi e costanti già da giovanissimi e hanno fatto bene torneo dopo torneo senza cali vistosi. Il problema di noi della Next Gen è l’incostanza settimana dopo settimana. Non riusciamo ad adattarci“.

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