Berrettini senza limiti: salva tre match-point, poi va agli ottavi di Wimbledon

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Berrettini senza limiti: salva tre match-point, poi va agli ottavi di Wimbledon

LONDRA – L’immenso coraggio di Matteo Berrettini lo porta alla seconda settimana di Wimbledon. Schwartzman cede dopo più di 4 ore di battaglia. Sfiderà Federer negli ottavi di finale

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Matteo Berrettini - Wimbledon 2019 (foto Roberto Dell'Olivo)
 

da Londra, il nostro inviato

[17] M. Berrettini b. [24] D. Schwartzman 6-7(5) 7-6(2) 4-6 7-6(5) 6-3

La partita che è chiamato ad affrontare Matteo Berrettini sul campo 18 di Wimbledon, come facevo notare in sede di preview tecnico-tattica stamattina, non è affatto semplice. “El Peque”, al secolo Diego Schwartzman, 1.70 per 64 chili di grinta, velocità, senso dell’anticipo e cattiveria agonistica è un cliente a dir poco rognoso. Già a Roma quest’anno, nell’unico precedente, dopo la gran vittoria su Alex Zverev Matteo aveva subito un doloroso stop nel torneo di casa a opera di Diego, vediamo oggi sull’erba come andrà.

Per quasi tutto il primo set, i servizi la fanno da padrone, non si vede l’ombra di una palla break fino al 5-5, la cosa preoccupante è che quello a cedere più punti alla battuta è Matteo (9 contro 4). Quando nell’undicesimo game Berrettini piazza il break quasi a sorpresa le cose sembrano mettersi bene per l’azzurro, che è anche fortunato con il nastro a favore. Purtroppo, però, Matteo subisce la reazione di Schwartzman, che approfitta di un paio di incertezze del nostro giocatore, gli strappa a sua volta il servizio, e acchiappa il tie-break. Qui l’argentino sale subito fino al 4-1 e poi al 6-3, chiudendo al terzo set point grazie a un dritto fallito da Berrettini, che rispetto al solito appare un po’ nervoso, forse sente l’importanza della partita. Peccato, l’occasione persa è stata grossa.

Matteo spinge, Diego “rema”, da fondocampo il livello è pari, la bravura del “Peque” sta nel riuscire a limitare molto – come le statistiche analizzate prima del match suggerivano – i punti diretti concessi al servizio di Berrettini, che non va oltre i 4 ace e sta al 30% di “unreturned serves“, nonostante i consueti missili sopra i 200 kmh scagliati con il 57% di prime in campo, non esaltante ma nemmeno un disastro. Bravo Schwartzman, poco da fare.

Nel secondo set, un primo momento significativo avviene sul 4-3 Berrettini, con Diego alla battuta che va sotto 0-30 (bel pallonetto dell’italiano), ma riesce a salvarsi grazie anche agli errori di Matteo, che sta sbagliando un po’ troppo (in questo momento, per lui 26 vincenti e 30 gratuiti, 9-8 per l’argentino). Ancora Schwartzman con l’acqua alla gola sul 5-4, quando si trova ad affrontare due palle break non consecutive che sono anche set point. Bravo lui ad annullarle, sulla prima un pallonetto da sotto la rete, al termine di uno scambio in cui è stato l’argentino a spingere, scappa via lungo a Berrettini, sulla seconda la sua pressione costringe all’errore l’italiano.

Davvero un osso duro Diego, molto intelligente tatticamente, sa quando forzare e prendersi i rischi, e quando tenere per poi contrattaccare. Visto da vicino e di fianco sull’erba la sua velocità di piedi è impressionante, con quel fisico minuto non si arriva alle soglie della top-10 (best ranking 11 ATP) senza qualità straordinarie al di fuori della potenza e dell’esplosività. Si arriva nuovamente al tie-break, e qui Matteo riesce a salire di livello, forza bene, trova qualche errore di Diego, e chiude 7-2 con l’undicesimo ace della partita. Bene così. Oltre al punteggio anche le statistiche dell’azzurro si sono equilibrate, siamo a 38 vincenti, 38 errori (14-16 Schwartzman).

Il tifo del pubblico, tra cui come sempre gli italiani abbondano, è ben più rumoroso in favore di Berrettini, i “vai Matteo!” si sprecano, ma anche qualche “vamos Diego!” si fa sentire. Nell’ottavo game del terzo set, che stava andando via liscio seguendo i turni di battuta, momento di pericolo per l’italiano, che affronta una palla break, ma la annulla alla grande con un bel dritto a uscire. Simpaticissimo Diego che seduto al cambio campo fa i complimenti ad arbitro e giudici di linea, dicendo “they don’t miss a ball, so many close calls, bravo, what can I say?” (“non sbagliano una palla, così tante chiamate al limite, bravi, che devo dire?”) con un sorrisone, dopo che due punti prima il “challenge” gli aveva dato torto.

E qui si capisce perché Schwartzman è considerato uno dei giocatori più gradevoli dal punto di vista umano, in spogliatoio gli vogliono bene tutti, un po’ come era per Marcos Baghdatis. Essere un ragazzo adorabile, comunque, non impedisce all’argentino di arrivare a palla break, e quindi set-point, nel decimo game, sul 5-4. Ottimo Matteo con la legnata di servizio a cancellare il pericolo, ma due punti dopo una bella risposta lungolinea lo rimette con le spalle al muro, ancora set-point contro. Stavolta una seconda coraggiosa, sulla riga, seguita dal dritto diagonale lo salvano, ma poi arriva un doppio fallo, e la terza opportunità che un bell’attacco di Diego trasforma nel 6-4 e conseguente vantaggio di due set a uno. Peccato, ma bisogna ammettere che l’argentino sta meritando. Siamo a 49 vincenti e 52 errori per Matteo, 17-22 per Schwartzman, gli “unreturned serves” rimangono bassi per l’italiano, il 36%, si gioca lo scambio due volte su tre anche quando batte lui, è questo il dato che spiega le sue difficoltà, e di cui si era parlato anche alla vigilia.

Quando uno ti fa giocare tanto sulla tua battuta, poi sei anche più stanco nei game in cui rispondi, è questo il meccanismo che si innesca. La partita più difficile della mia vita come sensazioni, e difficoltà nello stare in campo

Il quarto set conferma le difficoltà di Matteo, che sta giocando bene, ci mette grinta, ed è bravissino a stare attaccato all’avversario, annullando due palle break nel quarto game, per poi fallirne a sua volta due nel nono, quando è bravo Diego a salvarsi e salire 5-4. Nel decimo game arriva un match point, Berrettini tira il dritto con gran coraggio e lo annulla, due game dopo, sul 5-6, è ancora 15-40, altri due match point, e qui il servizio esterno prima, e un passante che esce di poco poi, salvano Matteo, che arriva al terzo tie-break di questa partita. Schwartzman risponde spesso, e sullo scambio è insidiosissimo, ci vuole il massimo rischio per Berrettini per conquistare punti, è davvero dura.

Bravo Matteo a rete e in risposta adesso, si prende un prezioso minibreak che lo porta a servire avanti 5-4, ma lo spreca subito con un doppio fallo doloroso, con palla malamente affossata. Ottimo mentalmente, l’azzurro non si scompone, attacca ancora, e va 6-5, set point per lui: il passante sotto il nastro di Diego gli consegna il set, si va al quinto, che lotta entusiasmante, sono passate tre ore e 40. Statistiche a questo punto, Matteo 65-67 vincenti/errori, Diego 32-35, è la fotografia esatta della partita, regolarissimi entrambi nelle percentuali, con uno che spinge e rischia, essendo ovviamente costretto a farlo, circa il doppio dell’altro.

Durissima, lui è uno che mi infastidisce come gioco, non mi fa stare bene in campo. Mi sono voluto male in campo a un certo momento. Ho dovuto lavorare tanto per fargli i punti

Berrettini serve per primo, annulla palla break (buon attacco più volée di rovescio) e tiene, nel secondo game ne arrivano due per lui: la seconda è quella buona, con il rovescio in rete di Schwartzman, 2-0 Berrettini, in tribuna stampa scappa un accenno di applauso anche se non si dovrebbe, capiteci. I due sembrano un minimo stanchi ora, anche nel terzo game l’azzurro si salva da un vantaggio esterno, ma il servizio lo cava d’impaccio, ed è 3-0. Quello che pare aver accusato maggiormente la rocambolesca conclusione del quarto set, comprensibilmente, è Diego, la delusione dei tre match point mancati (anche se senza grandi colpe, anzi) gli pesa, lo vediamo scuotere la testa spesso e tenere le spalle basse, lui che di solito è una piccola molla umana.

Sale 4-1 senza rischi Berrettini, il traguardo è in vista, bisogna tener duro e difendere il servizio a tutti i costi. Sul 4-2, Matteo va sotto 15-40, ed è eccezionale a mettere tre bombe di servizio vincenti consecutive e una seconda ben piazzata, siamo 5-2, il bravissimo Diego è sotto un treno ora. Due game dopo, scoccano le 4 ore e 19 minuti, Berrettini vede sfilare largo il rovescio di Schwartzman che gli dà il 6-3 finale, gli ottavi di Wimbledon, e un appuntamento con Roger Federer, speriamo sul centrale, per lunedì.

Facevo il tifo per Federer, il migliore di tutti. Ho dovuto smettere il giorno in cui per la prima volta ho letto il mio nome e il suo nello stesso tabellone

Matteo Berrettini – Wimbledon 2019 (foto Roberto Dell’Olivo)

Splendido soprattutto mentalmente oggi Matteo, a prescindere dai match point annullati, stare spalla a spalla con un diavoletto come Diego senza perdere mai la concentrazione è dote non banale. Chissà cosa succederà dopodomani, intanto godiamoci questo momento da favola.

“Contro Roger, sul centrale magari, voglio permettere a me stesso di farmi travolgere dalle emozioni, ma in modo positivo. Se non mi emozionasse una cosa del genere non sarei umano, ci sarebbe da preoccuparsi. Voglio vivermela

Prima di Berrettini nell’Era Open avevano raggiunto gli ottavi a Wimbledon altri quattro tennisti italiani: Adriano Panatta (quarti nel 1979), Davide Sanguinetti (quarti nel 1998), Gianluca Pozzi (ottavi nel 2000) e Andreas Seppi (ottavi nel 2013). In tempi ben più lontani gli 8 azzurri in ottavi erano stati: Uberto de Morpurgo nel 1928 (quarti), Giorgio de Stefani nel 1933 (ottavi), Rolando del Bello nel 1949 (ottavi), Gianni Cucelli nel 1949 (ottavi), Fausto Gardini nel 1951 (ottavi), Beppe Merlo nel 1955 (ottavi), Orlando Sirola nel 1959 e 1962 (sempre ottavi) e per cinque volte Nicola Pietrangeli: quarti nel 1955, ottavi nel 1956 e 1958, semifinali nel 1960 e ottavi nel 1965.

Adesso Matteo dovrebbe, mal che vada, ritrovarsi a n.18 nel ranking mondiale, a meno che Goffin, Bautista Agut e Raonic facciano risultati straordinari e lo scavalchino.

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