Le 73 domande di Vogue a Roger Federer

Interviste

Le 73 domande di Vogue a Roger Federer

Qual è il colpo preferito di Roger? La partita che vorrebbe rigiocare e il ricordo più bello. Nadal, il consiglio di mamma e i gemelli. Le tradizioni, Wimbledon, l’emozione del Centre Court

Pubblicato

il

Roger Federer - Wimbledon 2019 (foto via Twitter, @Wimbledon)
 

Due giorni prima che iniziasse la rincorsa al nono titolo di Wimbledon (lunedì, in chiusura di programma sul Centre Court, sfiderà negli ottavi di finale Matteo Berrettini), Roger Federer si è concesso in esclusiva a Vogue, rispondendo alla raffica di 73 domande dell’intervistatore, nel classico formato reso celebre dalla rivista fondata nel 1892 e diretta da Anna Wintour. Colpi piatti o con rotazione? Quante ore al giorno ti alleni? Il tuo rivale più grande? E il tuo ricordo preferito a Wimbledon? Match point: dicci cosa provi. Questo e tanto altro nella raffica di Vogue.


Ok, eccolo, solo due giorni prima di Wimbledon, è incredibile. Dovrei interromperlo (Roger si sta allenando, ndr). Voglio dire, qua ci sono un sacco di regole, non sono sicuro. Ok, andiamo. Roger!
Hey, come va Joe?

Benissimo, grazie per aver trovato il tempo, sarà una veloce intervista di 73 domande.
Non me la voglio perdere.

Sarà bellissima. Allora, come ti senti per il torneo?
Sto benissimo, sono felice che sia di nuovo il momento di Wimbledon, adoro questo posto.

Bene, puoi spiegarmi come inizi le tue giornate in questo periodo?
Sono molto tranquille in realtà, sta tutto nel recupero e nell’arrivare al torneo con un sacco di energie. Questo è il piano.

Puoi farmi vedere cosa rende perfetto un servizio?
Ok, un servizio perfetto… Direi che è tutto nel lancio di palla. È l’unico colpo che possiamo controllare, per tutti gli altri dobbiamo reagire a quello che fa l’avversario. Allora eccoci: su, salto, speriamo che entri (ride mentre mima il movimento del servizio, ndr).

Lo fai sembrare facile. Puoi mostrare qualcosa di estremamente difficile e tecnico che probabilmente non capirò?
Forse la veronica dal lato del rovescio. Capita raramente, e quando devi eseguirla ti allunghi all’indietro, salti, non puoi più vedere l’avversario, provi a colpire la pallina e speri per il meglio.

Quale pensi sia il tuo colpo caratteristico?
Lo slice, forse il dritto.

E perché non hai un rovescio bimane?
Tutti i miei idoli lo avevano ad una mano, quindi non avevo scelta.

Sei affezionato alla tua racchetta?
Sì, la amo ed è l’estensione del mio braccio, inoltre è quella che fa le magie per me.

Bene, qual è la tua cosa preferita del giocare a Wimbledon?
La storia e la tradizione.

E come descriveresti giocare nel campo centrale?
È un sogno che diventa realtà per ogni giocatore.

Possiamo vederlo?
Andiamo.

La tua famiglia usa qualche soprannome per te?
Sì, mi chiamano Rog, oppure Rogi in svizzero tedesco.

Qual è la cosa più svizzera di te?
Sono cioccolato-dipendente, se vale.

Sì, vale (ride). Che lingue parli?
Parlo svizzero tedesco, tedesco, inglese e francese.

Hai qualche espressione preferita in queste lingue?
Mi piacciono “allez” in francese, “come on” in inglese, e “chum jetzt” in svizzero tedesco, da usare sul campo da tennis.

Ecco dei raccattapalle!
Ciao, come va, tutto bene? È un piacere vedervi.

Ciao ragazzi. Stanno mangiando fragole con la panna. Raccattapalle: “Ne vuoi una?”.
Uhm, certo!

Roger, perché si mangiano così tante fragole con la panna qui?
Non lo so, è una cosa di Wimbledon. (Ai raccattapalle) Voi lo sapete Raccattapalle: “È una tradizione”. È tradizione.

Ho sentito che hai iniziato la tua carriera come raccattapalle, è vero?
Sì, ero come loro, avevo circa 12 anni ed ero nella mia città, Basilea. L’ho fatto per due anni, era bellissimo, lo adoravo.

Quante ore al giorno giocavi a 12 anni?
Due ore a giorni alterni, direi.

E quante ore adesso?
Tra zero e quattro, a volte devo risparmiare energie (ride).

Chi era il tuo idolo da piccolo?
Boris Becker, Stefan Edberg e Pete Sampras.

Quando hai capito per la prima volta di essere forte a tennis?
Beh nel circuito juniores pensavo di essere bravo, poi quando ho battuto Pete Sampras qui nel 2001 ho veramente capito di essere forte. Oh dio, è una cosa così brutta da dire!

È vero che tua mamma era un’allenatrice di tennis?
Sì, ma non mi ha mai allenato.

Beh, qual è il miglior consiglio che ti abbia mai dato?
Non fare mai rimbalzare la palla due volte.

Ah, ok. Beh ha senso.
È semplice no? Basta correre dietro alla pallina tutto il tempo, come fossi un cane.

E che consiglio daresti a questi ragazzi (i raccattapalle, ndr)?
Amate il tennis, ma lavorate duro. Poi, cos’altro posso dirvi? Sognate in grande, a volte non si sogna abbastanza in grande perché magari pensiamo che ci siano barriere eccetera. Dovete provarci e dare tutto.

È un bellissimo consiglio. Roger, erba o terra?
Erba ovviamente.

Dritto o rovescio?
Dritto.

Colpi piatti o con rotazione?
Rotazione.

Con che serie TV sei fissato ultimamente?
Nessuna in realtà, però adoravo Prison Break, era forte.

Chi è la tua icona di stile?
Tom Ford.

Cosa indossi quando ti senti al meglio?
Insomma, un completo è bello, ma direi un costume da bagno e una maglietta su una spiaggia da qualche parte.

Qual è la cosa più memorabile che tu abbia mai indossato?
Al Met Gala ho indossato uno smoking di Gucci, con un cobra di diamanti incastonato sulla schiena. Era spettacolare.

Cosa fai nei giorni liberi?
Niente, me la prendo con calma, vado in giro con i bambini.

Qual è il miglior consiglio di moda che tu abbia mai ricevuto?
Sei tu che indossi gli abiti, non gli abiti che indossano te. E Anna (Wintour, ndr) una volta, quando le chiesi se dovessi indossare il completo chiaro o quello scuro per la serata, mi rispose: “Ovviamente quello scuro Roger”. E io ho fatto: “Beh, ovvio”.

Bel consiglio no?
Anna la sa lunga.

Qual è una cosa che tanta gente non sa di te?
Non so, ho fatto così tante interviste che credo la gente sappia tutto di me.

Ok, hai dei gemelli identici. Ora, sii onesto, li hai mai scambiati?
In passato mi succedeva qualche volta, magari quando non riuscivo a vederli in faccia subito, ma adesso no, sono diventato bravissimo. Li distinguo al volo.

Cosa hai imparato dai tuoi figli?
La pazienza e fare le coccole di nuovo. È bellissimo.

Che dolce. E cosa speri che i tuoi figli imparino da te?
Tutto, voglio insegnargli tutto quel che so e oltre. Li amo così tanto.

È bellissimo. Tra tutti i posti in cui hai giocato nel mondo, qual è il più spettacolare?
Ho giocato sul Jungfraujoch, in cima all’Europa, una montagna in Svizzera, con Lindsey Vonn. E poi il centrale di Wimbledon ovviamente.

Eccoci nella clubhouse, incredibile. Hey Roger, mettiti vicino al trofeo.
Guardalo, è bellissimo, così vicino eppure così lontano (ride).

E tu ne hai otto di questi. Dove li tieni?
Ho una grande vetrina dei trofei a casa, ma ti dirò che c’è sempre spazio per un altro!

Che tradizione di Wimbledon aspetti di più?
Credo che sia bellissimo far inaugurare il campo centrale dal vincitore dell’anno precedente all’una del lunedì.

Ricordi il primo torneo professionistico che hai giocato?
Certo. Gstaad nel 1998 dopo aver vinto il torneo juniores qua a Wimbledon la settimana prima.

Qual è stato il momento più sorprendente della tua carriera?
Momento più sorprendente… Direi che diventare numero uno e vincere tutti i tornei che ho vinto è stato più folle di qualsiasi sogno che potessi avere riguardo la mia carriera. Non avrei mai pensato di avere tutto questo successo.

Qual è il cimelio a cui tieni di più?
La rete della mia finale del 2009 a Wimbledon, contro il mio amico Andy Roddick.

Diresti che il tennis è il tuo sport preferito da guardare?
Sì, con il calcio e il basket. Adoro il basket, è molto bello.

E da piccolo giocavi anche a calcio, giusto?
Sì, giusto.

E cosa ti ha fatto scegliere il tennis invece del calcio?
Non volevo dare la colpa al portiere, onestamente. Volevo che fosse responsabilità mia. Forse è questo che mi ha fatto scegliere il tennis. Per fortuna l’ho fatto.

Qual è stata la sfida più grande dell’essere atleta, che non apprezzavi quando hai iniziato?
All’inizio avevo molta nostalgia di casa, poi il jet lag e tutte le interviste. All’inizio non riuscivo a fidarmi dei giornalisti, e poi piano piano le interviste hanno iniziato a divertirmi. Altrimenti non starei parlando con te ora (ride).

Sono veramente fortunato ad essere qui. Roger, come vuoi essere ricordato?
Come una bella persona per il tennis, un filantropo, e magari anche come un buon giocatore.

Mi hanno detto che ti piace mangiare il gelato prima di una partita. È vero?
Cosa? Gelato prima di un match? Ne mangio a tonnellate dopo, ma non prima (ride).

(Guardando la parete con i nomi dei vincitori) Ecco il muro dei campioni. Ci sono un sacco di Federer là sopra, prende quasi metà dello spazio. Nel 2019 vuoi vincere cosa, il nono?
Sì, otto sono grandiosi, è anche il mio numero preferito, ma nove suona meglio (ride).

Puoi indicare la vittoria più memorabile?
2003.

Perché?
È stata la prima. Ho pensato che fosse finita, che avessi raggiunto il mio obiettivo vincendo Wimbledon. È stato epico.

Ho sentito che li incidono abbastanza velocemente quando vinci.
Sì, anche il trofeo. Quindi lo alzi in aria e c’è già il tuo nome inciso, poi esci dopo aver vinto nel campo qua dietro, guardi a destra e boom, c’è scritto vincitore 2019 e il tuo nome.

Puoi dirmi qualcosa molto velocemente sul signor Rafael Nadal?
Che vuoi sapere? Sul campo da tennis dà tutto, fuori dal campo è molto aperto e onesto, e ha un cuore d’oro. Inoltre aiuterà di nuovo la mia fondazione l’anno prossimo. Cercheremo di battere il record di presenze a Città del Capo in Sudafrica per la mia fondazione. Non vedo l’ora, quindi grazie Rafael.

Bellissimo. Sento che il campo centrale è dietro queste porte, giusto?
Vuoi dare un’occhiata?

Certo, è bellissimo. Roger, hai qualche rituale prima delle partite o qualche superstizione?
Non sono per niente superstizioso in realtà, so che è strano.

Che genere di musica ascolteresti prima di un match?
Di solito nulla, ma se dovessi, qualcosa di rilassante.

Cosa dici a te stesso prima di calpestare quest’erba?
Coraggio Rog, ce la puoi fare. Dai, goditela. Andiamo.

Pensi che potrei camminare sull’erba con te?
Per me va bene, ma forse dovresti chiedere a Neil. Neil: “Uh, no”.

Qual è il tuo ricordo preferito delle partite qui?
Vincere il mio primo Wimbledon, o forse battere Pete Sampras nel 2001.

Ok Roger, sei qui, è il match point. Che esperienza è?
Puoi sentire anche uno spillo che cade quando stai per servire, non parla nessuno, è incredibile. Forse senti un colpo di tosse. E poi il pubblico esplode quando vinci il punto.

Chi è la prima persona che cerchi tra la folla?
Voglio sentire l’atmosfera, sentire quanto è coinvolta la gente, poi guardo il mio team, se sono tutti già seduti, poi l’arbitro e l’avversario.

E hai una competizione durissima. Qual è il giocatore che temi di più?
Rafa Nadal.

Chi è il giocatore contro cui preferisci giocare?
Rafa Nadal (ride).

E con chi vorresti una rivincita?
Forse con Del Potro, finale degli US Open 2009.

Hai una strategia che si chiama Fuoco e Ghiaccio. Che significa?
Credo che tu debba avere un fuoco dentro, voler vincere ogni punto, dare assolutamente il tuo meglio. E ghiaccio nelle vene per me è semplicemente che sei così concentrato nei punti importanti, sei calmo e composto. Ecco cos’è.

Prepararsi per un primo turno e prepararsi per la finale, cosa cambia?
Beh non dovrebbe cambiare nulla, ma a volte diventi un po’ nervoso.

Quindi quanto diventi nervoso prima di una partita?
Penso che sia la quantità di farfalle nello stomaco che senti a fare la differenza.

Stanchezza mentale o fisica, qual è più difficile da superare?
Direi mentale, è difficile ogni tanto tirarsi su. Non è sempre facile essere positivi.

Serve e volley o gioco aggressivo da fondo?
Un po’ di entrambi.

Footwork o colpi, qual è più difficile da eseguire perfettamente?
Il footwork è più facile da perfezionare, i colpi magari hanno più a che fare col talento.

Ultima domanda Roger, numero 73. Com’è sopravvivere con Bear Grylls rispetto a sopravvivere a Wimbledon?
Un po’ diverso, nello show di Bear Grylls mi sono congelato e ho fatto pipì sul fuoco, cosa che non ho fatto qui a Wimbledon. Bear Grylls in effetti era seduto nel Royal Box con la Famiglia Reale durante la finale, e il mio team era seduto lì con la mia adorata moglie, un momento bellissimo.

Traduzione a cura di Alberto Tedesco

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement