Williams, Konta, Svitolina e Halep contro quattro “unseeded” - Pagina 2 di 3

Wimbledon

Williams, Konta, Svitolina e Halep contro quattro “unseeded”

A Wimbledon le favorite rimaste si misureranno contro quattro giocatrici fuori dalle teste di serie

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Karolina Muchova - Wimbledon 2019 (via Twitter, @wimbledon)
 

Nella parte bassa del tabellone mi aspettavo più lotta fra Svitolina e Martic (che sull’erba consideravo leggermente favorita). A conti fatti il match si è deciso nel primo set, durato ben 65 minuti, con tanti game ai vantaggi, anche oltre i dieci minuti. Nel finale di primo set Martic ha cominciato a lasciar trasparire qualche difficoltà fisica (gamba destra e schiena), tanto che in campo è entrata la fisioterapista prima del secondo set.

Il secondo parziale è stato quasi a senso unico (6-4, 6-2). A mio avviso nel primo set il problema principale di Martic è stato un servizio al di sotto dei suoi standard: un solo ace (e due doppi falli) ma soprattutto l’86% di palle ritornate in campo da Svitolina. Anche grazie a questa ottima prestazione in risposta, Elina ha avuto la meglio.

Avversaria di Svitolina sarà Karolina Muchova, che ha sconfitto nel derby ceco Karolina Pliskova (4-6, 7-5, 13-11, in 3 ore e 17 minuti). Risultato per me inatteso, visto che nell’unico fresco precedente (Australian Open 2019) Pliskova aveva regolato la connazionale lasciandole appena 5 game. Sto seguendo Muchova con attenzione da un po’ di tempo, perché mi aveva colpito molto agli US Open dello scorso anno, e quindi comincio a conoscerla. E a mio avviso il vero, grande progresso di questo match rispetto al passato è la consistenza. Che sapesse “giocare a tennis” ne ero sicuro: possiede un repertorio molto ampio, e sa cosa fare in qualsiasi parte del campo, incluso quando scende a rete.

Quello che però spesso la penalizzava erano gli errori evitabili, i passaggi a vuoto, le distrazioni. E a volte anche il gusto per le soluzioni spettacolari, ma troppo difficili. Tutte cose che alla fine pesano sul punteggio. Nel tennis un punto vinto con una prodezza vale quanto un banalissimo quindici ottenuto con un errore gratuito. Contro Pliskova, Muchova ha limitato i regali all’avversaria e la conseguenza è che è rimasto il meglio del suo gioco.

Da parte sua, Pliskova ha probabilmente sofferto il ruolo di grande favorita, e lo ha pagato sotto forma di “braccino” in diversi frangenti: sul 5-6 del secondo set, ma anche nelle due volte del terzo set in cui ha servito per il match (sul 5-4 e sull’11-10) e regolarmente si è trovata sotto 0-40, finendo poi per perdere il servizio. Stessa cosa sull’11-12: subito sotto 0-40 e match perso. A questo aggiungerei una giornata al servizio non delle migliori (7 ace e 7 doppi falli contro i 14 ace e 6 doppi falli di Muchova).

Evidentemente era scritto che non si disputasse il primo tiebreak nel set finale a Wimbledon (con le nuove regole previsto sul 12 pari), visto che il punto conclusivo è arrivato per colpa di un nastro, che ha frenato poco oltre la rete la risposta di Muchova, rendendola assolutamente imprendibile per la sfortunata Pliskova. Dopo l’avvio di torneo sfolgorante, la Karolina più famosa ha perso una occasione d’oro per arrivare come minimo in semifinale. Partita comunque di alta qualità; per entrambe un saldo vincenti/errori non forzati ampiamente positivo: Muchova +11 (54/43), Pliskova +12 (51/39).

Una nota sulla pattuglia della Repubblica Ceca. Nel lunedì di Wimbledon erano ancora in corsa quattro giocatrici. In ordine di classifica: Pliskova (numero 3), Kvitova (6), Strycova (54), Muchova (68). Alzi la mano chi avrebbe pensato che le due sopravvissute sarebbero state quelle con il ranking più basso.

Il quarto di finale che completa la parte bassa di tabellone sarà Halep contro Zhang. Simona Halep ha sconfitto Coco Gauff in una partita piuttosto lineare (6-3, 6-3). Nella cronaca trovate il dettaglio degli avvenimenti, qui sottolineo solo un paio di concetti. Il primo: Gauff andava verificata contro una Top 10 solida come Halep. L’esame è arrivato al settimo match del suo torneo (tre partite di qualificazione, quattro di tabellone principale) e non è riuscita a superarlo. Il tutto secondo me è assolutamente logico, sarebbe occorso un miracolo o un suicidio di Simona per avere un esito differente. Tecnicamente si è avuta la conferma che il dritto di Gauff è un colpo che va migliorato per poter ambire a traguardi molto ambiziosi.

Secondo concetto. Halep ha interpretato la partita con grande esperienza e abilità. Ha sempre controllato la situazione e non si è fatta trascinare in un confronto emotivo, in cui il pubblico (pro Gauff) sarebbe potuto diventare un fattore. Molto lucidamente, ha approfittato degli alti e bassi di Coco. Davvero un esempio di tennis professionale nel senso migliore del termine, che ha evidenziato i limiti di una tennista quindicenne: sicuramente di grande talento, ma pur sempre molto inesperta.

Ultimo ottavo di finale quello vinto da Zhang Shuai su Dayana Yastremska. Un match che sono riuscito a seguire poco, e che mi ha parzialmente sorpreso nell’esito (6-4, 1-6, 6-2 in 106 minuti). Zhang era una delle giocatrici meno pronosticabili di questo Slam, visto che in passato aveva vinto zero match nel tabellone principale di Wimbledon.

Nei turni precedenti l’avevo vista giocare contro Wickmayer (una parte) e poi contro Wozniacki, e sono portato a interpretare il match contro Caroline come quello della svolta. Dopo essersi trovata sotto 0-4 nel primo set, Shuai aveva cambiato atteggiamento: aveva aumentato di parecchio l’aggressività e in questo modo ha dato un nuovo senso alla sua partecipazione a Wimbledon. Sullo slancio ha sconfitto Caroline, poi Yastremska e ora si trova addirittura fra le otto “elette” del torneo. I numeri della sua partita contro Yastremska non sono però trascendentali. Saldo vincenti/errori non forzati: Zhang -10 (15/25), Yastremska -15 (29/44).

a pagina 3: Scontri diretti e favorite dei quarti di finale

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