Il (non) segreto di Guido Pella, l'imbucato ai quarti di Wimbledon

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Il (non) segreto di Guido Pella, l’imbucato ai quarti di Wimbledon

“È la prima volta in carriera che mi sento importante”, ha ammesso il giocatore argentino. Che non avrà nulla da perdere contro Bautista Agut

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Solo un matto o un genio o un visionario (che poi sono la stessa cosa) avrebbe scommesso un nichelino sulla presenza di Guido Pella ai quarti di finale di Wimbledon. Nemmeno il buon Guido lo avrebbe fatto e non è un’iperbole. “Non avrei mai pensato di raggiungere i quarti di finale in uno Slam, davvero. È la prima volta in carriera che mi sento importante”, ha serenamente (e teneramente) confessato in conferenza stampa. “Figurarsi sull’erba“, ci permettiamo di aggiungere.

Sì, perché quando si pensa all’argentino difficilmente lo si associa ai prati. Riesce ben più semplice immaginarlo coi calzini sporchi di rosso mentre fa impazzire l’avversario dall’altra parte della rete. Vero che l’anno scorso, su questi stessi campi, aveva eliminato il finalista in carica Marin Cilic, pur essendosi ritrovato sotto due set a zero, ma in quell’occasione l’attenzione era tutta sull’abulica performance del croato e sui suoi cronici problemi di tenuta mentale.

Non si può però neanche dire che abbia infilato un corridoio fortunato di tabellone, sfidando e battendo solo carnedi. Anzi, dopo la compilazione del tabellone, ammesso che qualcuno abbia destinato più di un’occhiata fugace a Pella, il suo destino pareva segnato. Lo si poteva lecitamente dare per eliminato già contro Marius Copil e il suo potente servizio. E invece ha vinto. Contro una vecchia volpe come Andreas Seppi, che sull’erba ci sa giocare eccome. E invece ha vinto al quinto, dopo essere stato sotto due set a uno e break nel quarto. Contro il finalista dello scorso anno, Kevin Anderson. E invece ha vinto in tre set. Infine negli ottavi di finale contro un altro che la finale a Wimbledon l’ha giocata, ovvero Milos Raonic. Anche stavolta però, ha vinto Pella, rimontando due set di svantaggio.

E pensare che l’argentino non veniva neanche da un momento di particolare fiducia. Infatti dopo la deludente sconfitta contro Corentin Moutet al Roland Garros, erano arrivate infatti due eliminazioni al primo turno nei tornei di preparazione a Wimbledon. “È stato un momento duro per me, ma sapevo che il mio gioco sarebbe migliorato.” Consapevolezza o speranza? Ai lettori l’ardua sentenza. Agli atti rimane che il suo livello si è davvero alzato e lo ha fatto in maniera sensibile nei momenti di maggior pericolo e crisi. E anche questo non può essere un caso. “Il mio gioco è così. Ho bisogno di giocare partite molto lunghe. Cerco sempre di lottare su ogni palla“.

Eccolo allora il segreto: “lottare su ogni palla, non mollare un punto né un centimetro, perché come si usa dire “non è finita finché non cade l’ultima pallina”. Un mantra che Pella sembra aver fatto suo con straordinaria pazienza e dedizione. Anche dopo aver mancato i primi tre match point: “Quando se n’è andato anche il terzo match point volevo piangere (sorride). Ha servito così bene in quei punti che non potevo fare davvero niente, ma ho continuato a giocare, a lottare su ogni palla. Poi sull’ultimo punto lui ha mancato una palla e io ho vinto“.

E ora l’occhio si allunga a sbirciare il nome del prossimo avversario: Roberto Bautista-Agut. Difficile certo, parliamo pur sempre di un quarto di finale Slam. Anche un’occasione ghiotta però, considerando che lo spagnolo non è un esordiente assoluto a livello di quarti di finale Slam ma ha giocato il primo (e unico) della sua carriera soltanto qualche mese fa a Melbourne. Magari arriverà una sconfitta, ma si può star sicuri che non ci saranno tremori nel braccio sinistro di Pella, nessun passo indietro anche quando la situazione si facesse disperata. Perché in fondo che ci vuole? Basta lottare su ogni palla. Basta credere che non sia la fermata giusta.

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