Wimbledon: queste semifinali sarebbero piaciute a Svevo

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Wimbledon: queste semifinali sarebbero piaciute a Svevo

Per il secondo anno consecutivo, i quattro semifinalisti dei Championships sono tutti giocatori over 30. Federer, Nadal, Djokovic e Bautista Agut fanno registrare un record: l’età combinata dei quattro è la più vecchia in Era Open

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Novak Djokovic - Wimbledon 2019 (via Twitter, @wimbledon)
 

Senilità: titolo di un romanzo di Italo Svevo o incipit di un articolo di presentazione delle semifinali di Wimbledon edizione 2019? Entrambe le cose. Quelle che si disputeranno venerdì sul Central Court saranno infatti le semifinali più attempate dell’Era Open. Sommando l’età di Bautista Agut (31 anni), Djokovic (32 anni), Nadal (33 anni) e Federer (38 il prossimo mese) si ottiene il numero record di 134 primavere. L’età aggregata e media di tutti i semifinalisti delle edizioni Open dei Championships è riassunta nella seguente tabella:

Edizione Anni semifinalisti  Media
1968 105          26,3
1969 108          27,0
1970 124          31,0
1971 114          28,5
1972 101          25,3
1973 109          27,3
1974 113          28,3
1975 109          27,3
1976 98          24,5
1977 87          21,5
1978 106          26,5
1979 103          25,8
1980 101          25,3
1981 105          26,3
1982 103          25,8
1983 98          24,5
1984 100          25,0
1985 102          25,5
1986 91          22,8
1987 105          26,3
1988 95          23,8
1989 104          26,0
1990 96          24,0
1991 94          23,5
1992 96          24,0
1993 98          24,5
1994 102          25,5
1995 101          25,3
1996 104          26,0
1997 109          27,3
1998 105          26,3
1999 109          27,3
2000 109          27,3
2001 116          29,0
2002 100          25,0
2003 95          23,8
2004 91          22,8
2005 101          25,3
2006 110          27,5
2007 88          22,0
2008 109          27,3
2009 108          27,0
2010 95          23,8
2011 99          24,8
2012 108          27,0
2013 100          25,0
2014 107          26,8
2015 119          29,8
2016 121          30,3
2017 127          31,8
2018 128          32,0
2019 134          33,5


A livello generale osserviamo che:

1- il record di precocità è appannaggio dell’edizione del centenario: 1977. Quell’anno le semifinali videro protagonisti McEnroe-Connors da un lato e Borg-Gerulaitis dall’altro

2- nel 1977 Bjorn Borg – classe ’56 e nel 1977 già detentore di tre titoli dello Slam – e John McEnroe – classe ’59 – avevano i requisiti anagrafici per prendere parte al torneo NextGen

3- in cinque edizioni (1970-2001-2006-2016-2017) due dei protagonisti avevano superato i trent’anni di età

4- nel 2018 tutti i semifinalisti (Isner, Anderson, Djokovic e Nadal) avevano un’età superiore ai 30 anni

5- in 45 occasioni tre semifinalisti avevano meno di trent’anni

A livello individuale:

1- Ken Rosewall è il giocatore più anziano ad essere giunto alle semifinali. Correva l’anno 1974 e “Muscles” era prossimo ai quarant’anni. Per la cronaca l’australiano perse poi la finale contro Jimmy Connors

2- Quattro i teen ager: McEnroe (1977), Cash (1984), Becker (1985 e ’86), Ivanisevic (1990). Becker vinse il torneo sia nell’85, sia nell’86

Allargando l’analisi dalle singole annate alle decadi, abbiamo l’ovvia conferma del fatto che l’invecchiamento anagrafico di Federer, Nadal e Djokovic rende l’ultimo decennio quello con la media più alta:

DECADE ETA’ MEDIA
70-79 26,6
80-89 25,1
90-99 25,4
2000-2009 25,7
2010-2019 28,5


Se allargassimo l’analisi ai restanti tornei dello Slam, i risultati risulterebbero molto simili e viene quindi spontaneo chiedersi se la situazione creatasi in questi anni sia maggiormente riconducibile ai meriti dei più forti (e vecchi) o ai demeriti delle nuove leve. Propendiamo per i meriti.

Osservando le partite dei tre principali indiziati di cannibalismo tennistico, si nota che al loro enorme talento tecnico, fisico e mentale si unisce una condizione atletica quasi preternaturale se rapportata all’età. Questa peculiarità è riscontrabile in altri ultratrentenni di vertice che corrono oggi più o meno alla medesima velocità di quanto correvano a inizio carriera e per il medesimo tempo, ed è frutto non solo di grande serietà professionale (talvolta ignota ai più giovani), ma anche della collaborazione non saltuaria con i migliori specialisti al mondo nel campo della cura del corpo lato sensu (medici sportivi, fisioterapisti, preparatori atletici, nutrizionisti).

La scienza, unita alla tecnica, permette loro di fare gesti atletici che un ultratrentenne del passato non era di norma in grado di fare. Prendiamo ad esempio il passante di rovescio giocato da Federer nel quarto set del match contro Nishikori sul punteggio di 2 a 2. Cronometro alla mano abbiamo calcolato che il tennista svizzero (che peraltro è il meno rapido dei tre tenori) ha impiegato circa 2,3 secondi per coprire una distanza approssimativa di 11 metri.

Usain Bolt in occasione del record del mondo stabilito a Berlino sui 100 metri, corse i primi 10 metri in 1 secondo e 75 centesimi al netto del tempo di reazione allo start (146 millesimi). Il giamaicano quel giorno aveva 23 anni e non correva con una racchetta in mano dopo avere già corso per 2 ore e venti minuti. Quindi, cosa può fare di norma e non eccezionalmente contro i personaggi dei quali stiamo parlando un giovane tennista che, a titolo di esempio, ha 5/6 anni di professionismo alle spalle contro 15/20, un bagaglio tecnico ed esperienziale inferiore e una prestanza atletica di poco o per nulla superiore alla loro? Sperare che si ritirino in fretta.

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