Racconti
Storie di tennis: il ping pong di Perry e l’hockey di Drobny
Perché l’attualità è seducente, ma certe volte la storia lo è di più

I recenti articoli che hanno avuto come protagonisti Felicisimo Ampon e Bob Falkenbourg hanno inaugurato una serie dedicata a vicende non direttamente legate al tennis giocato, bensì alla vita di alcuni dei suoi interpreti. Qualcosa di simile a un “trivial pursuit” o di “non tutti sanno che” da leggere sotto l’ombrellone quando non si sa più come passare il troppo tempo libero generato dalle vacanze e le notizie di calcio-mercato della Rosea appaiono francamente improponibili anche al tifoso meno smaliziato. In questa puntata parleremo di polivalenza.
Gli sportivi professionisti sono di norma dotati di qualità fisiche e psicologiche che gli permettono di eccellere in svariate discipline sportive. All’interno dei nostri confini a titolo di esempio ad oggi insuperato citiamo un nome: Cesare Rubini. Rubini fu un eccelso pallanuotista (oro olimpico Londra ’48), ottimo cestista e grande allenatore di pallacanestro; è uno dei pochissimi atleti ad avere ricevuto l’onore di essere cooptato in due Hall of Fame: quella della pallanuoto in qualità di giocatore e quella del basket come allenatore.
Il tennis a sua volta vanta tra le proprie fila giocatori che si sono fatti onore ad alti livelli anche in altri sport. Noi ne abbiamo individuati sei. In ordine di anno di nascita essi sono:
1 Giovanni Balbo di Robecco
2 Fred Perry
3 Ellsworth Vines
4 Jaroslav Drobny
5 Tony Trabert
6 Ion Tiriac
Il Conte Giovanni Balbo di Robecco nacque a Genova nel 1883. La sua carriera sportiva di alto livello iniziò nel Genoa Football club nel 1905 quando esordì in prima serie nel ruolo di portiere e ala destra (!). La sua carriera di calciatore si esaurisce praticamente in quell’anno con due sole presenze all’attivo. I risultati che il Conte ottenne nel tennis, sport al quale si dedicò a tempo pieno dopo avere appeso le scarpette al chiodo, sono molto più significativi. Egli infatti conquistò 4 titoli italiani in singolare, partecipò alle Olimpiadi di Anversa del 1920 e alla Coppa Davis. In campo internazionale il suo successo più prestigioso è costituito dalla vittoria nel 1922 al torneo di Montecarlo nel quale mai prima di allora un italiano era riuscito a imporsi.
L’inglese Frederick John Perry ha bisogno di poche presentazioni. Qualunque appassionato sa che fu l’ultimo britannico a conquistare i Championships prima di Andy Murray e anche i non appassionati almeno una volta nella vita lo hanno sentito nominare per i capi di abbigliamento sportivo che – non per coincidenza – portano il suo nome. Quanti però sanno che prima di diventare uno dei migliori tennisti della sua epoca egli fu un campione di ping pong?
Nel 1928, a soli 19 anni, Perry conquistò la medaglia di bronzo di tennis tavolo ai mondiali di Stoccolma e l’anno successivo la medaglia d’oro a Belgrado. Probabilmente fu proprio grazie a questa disciplina che il britannico sviluppò capacità di coordinazione e di riflessi fenomenali che gli permettevano di colpire la palla con grande anticipo facendo di lui una specie di Agassi, Federer o Davydenko ante litteram.

Il californiano Henry Ellswort Vines jr fu, risultati alla mano, il miglior tennista al mondo a livello professionistico nella seconda metà degli anni ’30 e, prima di passare tra i professionisti, aveva vinto due titoli agli US Open e uno a Wimbledon. Nel 1940 a soli 29 anni decise di abbandonare il tennis per dedicarsi dal 1942 all’altra grande passione sportiva della sua vita: il golf. Pur non riuscendo a eguagliare i risultati ottenuti nel tennis, anche in questa specialità Vines si difese molto bene. Nel suo palmares figurano infatti 3 tornei del PGA Tour, l’ente che organizza i maggiori tornei statunitensi.
Il cecoslovacco di nascita e britannico di passaporto (e per qualche anno anche egiziano) Jaroslav Drobny, vincitore negli anni ’50 di due titoli al Roland Garros e di uno a Wimbledon, ha in comune con Cesare Rubini l’onore di essere membro della Hall of Fame di due differenti discipline sportive: hockey su ghiaccio e tennis. L’hockey su ghiaccio è sport ancora oggi popolarissimo in Cecoslovacchia (Thomas Berdych ad esempio ne è appassionato) e Drobny prima di dedicarsi a tempo pieno al tennis ne fu un interprete di rilievo.
Con la nazionale cecoslovacca partecipò in veste di titolare ai mondiali del 1947 e alle Olimpiadi Invernali del 1948 conquistando rispettivamente la medaglia d’oro e d’argento. Drobny abbandonò l’hockey a favore del tennis a 28 anni nel 1949, anno in cui raggiunse, perdendo, la sua prima finale a Wimbledon. Desta comunque stupore constatare come, nei medesimi anni in cui gareggiava sui pattini, Drobny fosse altresì in grado di esprimersi ad alto livello con la racchetta: nel 1946 era arrivato sino alla semifinale a Wimbledon e nel 1948 aveva trionfato al Roland Garros nel doppio e nel doppio misto.
Marion Anthony Trabert fu un tennista incomparabilmente migliore di quanto non fosse come cestista. I 5 titoli conquistati tra Wimbledon, US Open e Roland Garros non sono controbilanciati da successi anche solo minimamente paragonabili nel basket. Purtuttavia, Trabert giocò due stagioni nel ruolo di guardia della squadra universitaria di Cincinnati che nella prima metà degli anni ’50 era figurava tra le più forti del Paese.
Il rumeno Ion Tiriac è il classico personaggio al quale calza a pennello il detto americano: “Bigger than life”. Il mentore nonché compagno di doppio di Ilie Nastase, è attualmente un ricchissimo banchiere che a 80 anni suonati si diletta ancora a organizzare il torneo combined di Madrid, meglio se su terra blu. Sotto il profilo sportivo Tiriac nacque hockeysta e divenne solo successivamente un buon tennista; in singolare giunse sino alla posizione numero 55 e nel doppio, specialità in cui vinse il RG in coppia con Nastase nel 1970, alla diciannovesima.

L’hockey su ghiaccio gli diede la soddisfazione forse più grande per uno sportivo, ovvero quella di prendere parte ai Giochi Olimpici in rappresentanza del proprio Paese. Tiriac vi partecipò nel 1964 e, dato che il primo amore non si scorda mai, nel 2016 ha inaugurato nelle vicinanze di Bucarest un impianto dedicato agli sport su ghiaccio di 5.000 mq.
I sei personaggi dei quali abbiamo sin qui parlato hanno in comune il fatto di dovere la propria fama principalmente al tennis. Prima di accomiatarci dai lettori ne menzioniamo uno che, al contrario, è noto per i successi raggiunti in uno sport differente, ma che ha praticato anche il tennis a livello professionistico: John Lucas.
Lo statunitense Lucas tra gli anni ’70 e ’80 fu un professionista della National Basketball League e successivamente un allenatore nella medesima Lega. Negli anni ’70 fu però anche eccellente tennista a livello universitario e arrivò a disputare qualche torneo di categoria Challenger prima di abbandonare completamente il tennis a favore della palla a spicchi. Il sito ATP ci informa che nel dicembre del 1979 raggiunse il suo best ranking al numero 579.
E voi, cari lettori, sapete indicarci altri tennisti che si sono distinti in diversi sport?
Flash
Match fixing, in Belgio riprende il processo alla rete criminale internazionale: sospetti su centinaia di match
Sull’Equipe le cifre impressionanti che risulterebbero dalle indagini degli inquirenti: complessivamente oltre otto milioni di euro

Sull’Equipe di lunedì 21 marzo Alban Traquet è ritornato sulla vicenda dei match truccati e del processo all’organizzazione che avrebbe gestito scommesse e pagamenti. Una rete che vede accusato principale in un processo in corso in Belgio Grigor Sargsyan, detto “il Maestro”, personaggio a capo di una rete criminale armena che avrebbe approfittato delle falle del circuito internazionale per avvicinare e corrompere giocatori francesi e non.
Una piaga che si è propagata al di sotto dei radar e dei media (la maggior parte di questi tornei non sono ripresi dalla televisione) e grazie anche all’anonimato dei gradi più bassi del tennis professionistico. L’inchiesta avrebbe permesso di identificare, secondo l’accusa, 376 incontri sospetti tra il febbraio e il 2014 e il giugno del 2018, in una rete di corruttela che implicherebbe 182 giocatori di più paesi (alcune audizioni hanno avuto luogo in Belgio, in Francia, in Germania, in Slovacchia, Bulgaria e Stati Uniti) e l’apertura di 1671 conti per l’organizzazione criminale.
Presente all’apertura del processo, il 17 marzo presso il tribunale di Audenarde, in Belgio, Sargsyan, che ha scontato 8 mesi di carcerazione preventiva dopo l’arresto, continua a negare i fatti attribuitigli. Interrogato all’uscita del Palazzo di Giustizia, ha rotto brevemente il silenzio dichiarando: “i miei demoni per i soldi facili sono morti e sepolti. Mi rimetto alla giustizia”. La ripresa del dibattito è prevista per il giorno 24 marzo.
La vicenda ha avuto inizio nel 2015 dopo un segnale dato da più operatori all’interno della Commissione per i giochi d’azzardo, in Belgio. Gli attori principali sono tennisti dai bassissimi guadagni, in generale sotto la duecentesima posizione del ranking.
La vita di chi bazzica i tornei Challenger o Futures costa cara (alberghi, trasporti, pranzi) e non è granché redditizia. In queste condizioni può essere forte la tentazione di perdere un set o un game in cambio di qualche centinaia o migliaia di euro. Il pubblico ministero belga nelle sue conclusioni evoca “un esercito di soldati facilmente avvicinabili proprio per motivi di premi bassi e alti costi di partecipazione ai tornei”.
Tra questi soldati deboli ci sarebbero parecchi giocatori francesi. Alcuni sono già stati puniti come Mick Lescure e Jules Okala, sospesi a vita da dicembre. La testimonianza di uno di questi, interrogato nell’ambito dell’inchiesta francese sullo stesso argomento, ben figura nel dossier battezzato “Oryan”.
Il giocatore in questione ha spiegato di aver partecipato a dei match truccati su richiesta del “Maestro”, e che sarebbe ugualmente servito come intermediario tra Sargsyan e altri giocatori, servigio per il quale avrebbe ricevuto una somma di denaro. Avrebbe infine riconosciuto di avere ugualmente truccato dei match di doppio all’insaputa del suo compagno di squadra.
Ha poi raccontato dei pagamenti In banconote alla Gare du Nord a Parigi, all’aeroporto di Roissy o a Forest, a sud di Bruxelles. Ha parlato dei messaggi attraverso Telegram, dei codici utilizzati e delle tariffe: 400 euro per un game perduto in ogni set per il singolare, 2.000 euro per un match di doppio perduto in due set.
Gli inquirenti hanno analizzato minuziosamente le entrate sospette sul suo conto, e hanno trovato 40.000 euro da aprile 2016 a giugno 2018, soldi provenienti da 9 conti correnti diversi.
Il Parquet Federal ha concluso che più di 560000 euro “sporchi” sono stati redistribuiti ai giocatori coinvolti, in cambio dei loro favori “racchetta in mano”. Se la combine per qualche motivo non poteva essere effettuata, il giocatore implicato dichiarava forfait, annullando così la scommessa. In totale più di 8 milioni di euro sono transitati tra giugno 2016 e il marzo 2018 su un conto numerico utilizzato dell’accusato numero 2 nel dossier belga, Andranik M. , presunto responsabile finanziario della rete criminale.
Secondo le conclusioni dell’inchiesta Sargsyan utilizzava diversi metodi per evitare di essere smascherato. Tra marzo e agosto 2017 avrebbe utilizzato 18 numeri di telefono e 8 cellulari diversi, consegnando ai giocatori con cui comunicava diverse schede SIM.
Si sono costituite parte civile la ITF, l’ITIA (International Tennis Integrity Agency) e la FFT. “E’ un grosso affare, dentro il quale si possono trovare parecchie prove; ben organizzato e con tantissimo denaro circolante” – commenta il rappresentante dell’ITIA – “la punta di un iceberg, dalla quale si ha una buona vista d’assieme del fenomeno”.
ATP
Insider Expeditions sceglie i fratelli McEnroe come icone per un viaggio in Tanzania
I fratelli McEnroe ambasciatori del tennis in Tanzania: la storia

Un progetto di integrazione tra sport e conoscenza dei territori sarà attuato da Insider Expeditions nel prossimo dicembre. L’azienda, leader nell’organizzazione di viaggi internazionali per lavoro o divertimento, ha annunciato una partnership con John e Patrick McEnroe per portare queste due leggende del tennis in Tanzania. In collaborazione con il governo, i fratelli McEnroe saranno accompagnati da ben 120 appassionati di tennis durante uno speciale viaggio di otto giorni che includerà l’inaugurazione di un nuovo campo da tennis nella pianura di Serengeti.
“Siamo entusiasti di dare il benvenuto a John e Patrick McEnroe e ai loro ospiti in Tanzania per questo evento speciale di dicembre 2023”, ha affermato Samia Suluhu Hassan, la presidente della Tanzania. “Il nostro paese – prosegue – continua a crescere grazie a sforzi come questo, tesi a mettere in evidenza i territori e le tipicità locali. L’aggiunta di un elemento speciale come il tennis ci aiuterà anche nel diffondere altre discipline sportive oltre al calcio. Serve dare nuove possibilità ai giovani, fornire loro testimonianze di altri stili di vita . E’ il calcio a farla da padrone in quelle fasce d’età, ma ovviamente l’esperienza di queste leggende potrebbe aiutarci tantissimo a far crescere uno sport come il tennis”.
John McEnroe si dice entusiasta dell’iniziativa: “Io e la mia famiglia non vediamo l’ora di fare un viaggio molto emozionante in Tanzania, dove avremo la possibilità di far consocere il tennis ai giovani, probabilmente per la loro prima volta”.
Il viaggio di lusso includerà una partita di tennis tra i fratelli McEnroe nel mezzo del Serengeti, una delle destinazioni più iconiche dell’Africa. L’itinerario comprende i migliori parchi nazionali della Tanzania tra cui il cratere di Ngorongoro e il Serengeti che ospitano numerosi uccelli e rettili.
Fauna selvatica impareggiabile, culture locali e paesaggi mozzafiato si uniscono per produrre quella che viene spesso descritta come la vacanza da sogno. Realizzare questo percorso accanto a leggende del tennis arricchirà l’esperienza in maniera esponenziale.
ATP
ATP Rotterdam: Omar Camporese nel 1991 unico italiano vincitore in Olanda, fu il primo titolo del bolognese
Prima di Jannik Sinner, solo il bolognese aveva raggiunto l’ultimo atto. Memorabile la finale vinta contro l’allora n. 3 mondiale Ivan Lendl. L’azzurro rimontò vincendo due tie-break consecutivi con tanto di match point cancellato nel terzo set

Nella storia del torneo di Rotterdam (qui l’intero albo d’oro), denominato ufficialmente con la dicitura ABN AMRO Open e appartenente alla categoria dei ‘500’, solo un tennista azzurro si era spinto sino all’ultimo atto prima di Jannik Sinner – come abbiamo già ricordato anche sulla nostra pagina Instagram. Si tratta di Omar Camporese, al quale non solo l’impresa nel 1991 riuscì ma addirittura fu enfatizzata dalla conquista del titolo. Per il bolognese, quella in terra olandese fu la seconda finale della carriera a livello ATP; la prima l’aveva disputata un anno prima vicino casa a San Marino perdendola contro l’argentino – nativo di Tandil come Juan Martin Del Potro – Guillermo Perez-Roldan. Successivamente, l’ex n. 18 ATP – suo best ranking – ottenne fino al termine della sua vita di professionista della racchetta – che appese nel 2001- una sola altra finale: nel febbraio del 1992, quando a Milano sconfisse Goran Ivanisevic alzando al cielo meneghino il secondo ed ultimo trofeo della sua carriera.
All’inizio dell’evento orange, Omar era n. 54 del ranking mondiale: vinse il primo turno in tre parziali contro il tedesco Eric Jelen, a cui invece seguirono due successi senza perdere set ai danni dell’austriaco Alex Antonitsch e del ceco Karel Novacek. Dopodiché fu la volta della grande battaglia in semifinale con l’idolo di casa Paul Haarhuis, che attualmente ricopre il ruolo di Capitano di Coppa Davis dei tulipani, sconfitto al tie-break del terzo.
In finale ad attenderlo, c’era il n. 3 del mondo e prima testa di serie del tabellone Ivan Lendl, già vincitore delle sue 8 prove dello Slam: l’ultima nel 1990 in Australia contro Stefan Edberg. Perso il primo set, Camporese vinse il secondo 7 punti a 4 nel sempre dirimente dodicesimo gioco ed infine dopo aver anche cancellato un match point sul 5-4 e servizio; si aggiudicò pure il tie-break finale – ancora per 7-4 – che suggellò il suo primo storico trionfo in carriera sublimato dall’essersi dimostrato superiore nel confronto, valevole per il titolo, con uno dei mostri sacri della storia di questo sport.
Ma soprattutto, quello storico successo italico maturato a Rotterdam 32 anni fa assunse connotati emotivamente ancora più intensi grazie alle voci che accompagnarono le gesta di Camporese nel suo straordinario cammino e che fanno riecheggiare tutt’oggi il ricordo delle emozioni vissute nel cuore di quelli appassionati che ebbero la fortuna di poter assistete all’evento o che l’hanno recuperato successivamente tramite la piattaforma di YouTube – per quei pochi che non l’avessero fatto, potrete rimediare a fine articolo -. Al commento, infatti, di quell’incredibile finale contro il campione ceco in postazione telecronaca, rigorosamente dal vivo sul posto e non da tubo – come si suol dire in gergo giornalistico – per Tele+ c’erano il Direttore di Ubitennis Ubaldo Scanagatta e il compianto Roberto Lombardi.
(match completo con commento lo trovate nel video in basso)
I followers Instagram di Ubitennis potranno seguire il “Punto di Ubaldo” in un minuto a caldo appena conclusa la finale odierna.
Circa 30 minuti dopo la conclusione, Ubitennis pubblicherà sul sito e sul canale YouTube di Ubitennis un commento più articolato del direttore.