Cincinnati: Barty supera Sharapova, Halep e Osaka soffrono

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Cincinnati: Barty supera Sharapova, Halep e Osaka soffrono

L’australiana supera Masha dopo un primo set combattuto, mentre la campionessa di Wimbledon rimonta di mestiere Alexandrova, e la neo-N. 1 batte Sasnovich nonostante molte distrazioni.

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Nella sfida più attesa del programma di mercoledì, la testa di serie N. 1 Ashleigh Barty (anche se questa settimana è scesa al secondo posto del ranking dietro a Osaka) ha battuto una discreta Maria Sharapova con il punteggio di 6-4 6-1 in un’ora e 27 minuti.

1-1 nei precedenti, entrambi chiusi al terzo, e momenti della carriera che non potrebbero essere più diversi: Barty è prima nella Race, dopo aver vinto Miami e il Roland Garros, mentre la siberiana, fresca di collaborazione con Riccardo Piatti, lotta da tempo con problemi alla spalla e all’avambraccio sinistro, ed è entrata in tabellone solo in virtù di una wildcard, dall’alto (o dal basso?) del suo ranking di N. 97.

La partita è durata lo spazio di un set. Dopo aver inizialmente sofferto gli anticipi e i tagliati di Barty, Masha ha salvato 2 palle break nel secondo game, e ha beneficiato di numerosi errori di dritto e un doppio fallo per prendere il comando subito dopo. Barty ha continuato a pungolarla con traiettorie basse, però, e ha pareggiato sul 3-3 grazie anche a 2 doppi falli della 5 volte campionessa Slam, vincitrice qui nel 2011.

Bene comunque la russa, aggressiva e spesso proiettata in avanti, a togliere gli anticipi a Barty, quasi più per obbligo che per scelta, perché ogniqualvolta l’aborigena (la bisnonna era una Ngarigo) è riuscita a tessere le sue trame proteiformi Sharapova non ci ha capito molto, andando spesso fuori giri sulle palle senza peso. Proprio un errore di questo tipo ha dato un set point alla campionessa di Parigi, sfruttato alacremente per il 6-4 in 45 minuti sull’ennesimo punto perso sulla seconda dalla russa – un lugubre 29% con il fondamentale.

Dotata com’è di un footwork da Bolshoi, Barty trova sempre le distanze giuste dalla palla, ed è veramente complicata da leggere, sincopando continuamente il suo gioco fra piuma e ferro, e non è difficile vedere quanto la sua varietà possa togliere riferimenti all’avversaria, soprattutto una volta che ha iniziato a smistare con precisione con il dritto dal centro. Un doppio fallo e una volée in rete hanno contribuito al rapido 2-0 in suo favore all’inizio del secondo parziale, mentre il game successivo è stato ‘le Termopili’ della russa: 20 punti, 7 deuce e 4 palle break non sfruttate, impattando ogni seconda con piglio, ma senza esito. Molto brava comunque Barty nelle situazioni di difficoltà, con un ace e discese calcolate per forzare gli errori di Sharapova che le hanno dato il 3-0. Una splendida combo drop-lop le ha poi dato il 5-1, diventato in fretta Cassazione dopo una palla break salvata – 11 degli ultimi 13 game vinti dall’australiana.

“Sento di aver iniziato a colpire bene negli ultimi 7-8 giorni, ho trovato un po’ di ritmo,”  ha detto Barty, che ha vinto la quarantesima partita stagionale. “Per il resto dovevo solo eseguire il mio piano-partita contro una delle migliori al mondo e assicurarmi di essere pronto per ogni punto. Dopo i primi game è stato importante riguadagnare l’inerzia, e questo mi ha aiutato a rimanere più concentrata all’inizio del secondo.” Ora per Barty ci sarà Anett Kontaveit, che ha battuto Swiatek 6-4 7-6 (2).

FATICA HALEP – Simona Halep, reduce dal ritiro nei quarti in Canada (il problema al tendine d’Achille sinistro patito contro Bouzkova non pare del tutto superato, data l’abbondante fasciatura odierna), ha faticato per battere Ekaterina Alexandrova 3-6 7-5 6-4 in 2 ore e 2 minuti. La russa, N. 43 WTA, dopo la buona prestazione contro Serena Williams a Toronto, ha mostrato un grande agio sui campi rapidi con i suoi colpi piatti, sorprendendo sovente la rumena con immediate verticalizzazioni. Si è guadagnata due palle break sull’1-1, ma la campionessa di Wimbledon ha ovviato con acume, usando un kick lavorato e allungando lo scambio.

Alexandrova è però riuscita a sopravvivere dopo 5 deuce nel game successivo, grazie anche a 4 ace, e ha poi breakkato a zero con una rara palla corta e un gran rovescio lungolinea. Halep ha continuato a imbarcare acqua, ogni game di servizio un’ordalia, ed è stata breakkata nuovamente per il 6-3. Bene comunque la russa con 14 vincenti e il 78% di punti vinti con la seconda contro una delle migliori ribattitrici del circuito.

Stessa musica all’inizio del secondo: tre palle break immediate e dritto lungolinea in corsa per il 2-0 Alexandrova. Lì è però arrivato il calo della russa, improvvisamente meno brillante nello scambio quando Halep ha iniziato a lavorare di più il dritto: contro-break Halep, che salva un’altra palla break nel turno successivo e fa 2-2. La rumena, scaltra, ha atteso il momento propizio, arrivato nell’undicesimo game: braccio rigido per Alexandrova, che dopo un doppio fallo (sempre meno prime in campo per lei) ha giocato lo scambio successivo da cerbiatto di fronte ai fari, inevitabilmente perdendo lo scambio prolungato per il 15-40. Halep si allora è presa il break vincendo il primo e unico punto del set sulla prima avversaria, e ha chiuso sul 7-5.

Quando Halep sembrava pronta a tagliare il traguardo (3 doppi falli le hanno dato il break sul 3-2) Alexandrova si è ripresa, e ha contro-breakkato al terzo tentativo con una strenua difesa sui colpi lungolinea della sua avversaria. L’aria rarefatta del parziale decisivo ha però tradito nuovamente la russa, che ha concesso 11 punti di fila ad Halep (con altri 2 gratuiti col servizio), permettendo alla vincitrice di Wimbledon di proseguire il cammino in Ohio, dove ha raggiunto la finale 3 volte. Affronterà ora Madison Keys, che ha battuto facilmente Kasatkina.

SOFFRE MA VINCE LA N.1 – Infine, vittoria più sofferta del dovuto per la terza campionessa Slam del 2019 in campo oggi, Naomi Osaka. La giapponese, tornata in vetta alle classifiche lunedì, non poteva soffrire se non per cause endogene contro la bielorussa Sasnovich, avversaria che aveva già battuto 3 volte, inclusa una bicicletta agli US Open dello scorso anno, e appena uscita da una striscia di 8 sconfitte di fila, e ha vinto per 7-6 (3) 2-6 6-2 in 2 ore e 7 minuti.

Osaka ha fatto davvero il bello e il cattivo tempo: dopo aver breakkato sul 2-1, si è fatta raggiungere subito dopo da 40-0, per poi riprendere la testa in pantofole. Molto sorridente (ma spesso in disprezzo di sé, e per la rabbia del suo coach Jermaine Jenkins), la seconda testa di serie è parsa centrata con i tre ‘colori primari’ (servizio, dritto e rovescio), ma non proprio con la testa nel match, e non particolarmente interessata a particolari tattiche di gioco, limitandosi a colpire attraverso la Sasnovich alla bisogna. Sopra 5-4, ha concesso il contro-break con 2 doppi falli, e nel tie-break è andata sotto 2-0 prima di accendere la luce e passare in vantaggio con un rovescio lungolinea pachidermico, chiudendo sul 7-3 in 52 minuti.  

Nonostante un coaching a cavallo fra set, il focus di Osaka non è cresciuto all’inizio del secondo, e allora tanto va la gatta al largo. Ancora sparacchiate, ancora la necessità di trovarsi con le spalle al muro per dedicarsi in pieno al compito: nel quinto game, Sasnovich ha trovato nella palla corta un modo di uscire dalla morsa da fondo, e ha breakkato per il 3-2. Osaka si è allora messa a competere, arrivando a palla break con due clavate di dritto e un doppio fallo, ma la bielorussa si è difesa con la prima, portando la N. 1 WTA a disunirsi ulteriormente – tre errori di rovescio hanno dato il 5-2 all’avversaria, impassibile di fronte a tanta clemenza nel prendersi il set.

Perdere sembrava brutto però, e nel terzo Osaka è partita di slancio, colpendo un paio di dritti Mach 3 per salire rapidamente 3-0. Il set si è dipanato in fretta, anche a causa di un lieve problema al ginocchio sinistro per Sasnovich, e Osaka ha chiuso con un secondo break dopo uno schiaffo al volo in rete della bielorussa. Al terzo turno la attende Hsieh, emersa vincitrice dal match con Jennifer Brady – la giapponese dovrà trovare più continuità mentale se vorrà rimanere in vetta. Raggiungendo la finale sarebbe certa di conservare la leadership e la prima testa di serie a New York, viceversa un’eventuale finale raggiunta da Barty o Pliskova (entrambe in corsa) potrebbe scalzarla dal trono.

GLI ALTRI INCONTRISvitolina e Kenin, che vantano un tennis di contenimento e contrattacco piuttosto simile, hanno avuto facile ragione di Mertens e Diyas e si sfideranno agli ottavi di finale. Anche Stephens e Kuznetsova si sono guadagnate l’incrocio (il quinto della carriera, russa avanti 3-1 nei precedenti) giocando lo stesso numero di set, tre, e superando discrete difficoltà; Stephens ha dovuto rimontare la mai doma Putintseva, Kuznetsova ci ha messo più di due ore e mezza (annullando anche due match point) per eliminare Yastremska. Sabalenka-Sakkari, Pliskova-Peterson e Vekic-Williams saranno gli altri ottavi di finale.

Tommaso Villa

Il tabellone completo

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