Medvedev fa il pompiere: "Sapevo di poter vincere un 1000, ma uno Slam è diverso"

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Medvedev fa il pompiere: “Sapevo di poter vincere un 1000, ma uno Slam è diverso”

Il russo ha vinto il suo primo 1000, e ha dovuto anche lottare con i crampi: “Ero stanchissimo giù durante la partita, ho tentato di non darlo a vedere. US Open? Sarò pronto”

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Medvedev, sua moglie il coach Gilles Cervara - Cincinnati 2019 (via Twitter, @ATP_Tour)
 

Sì, è esattamente così!” ha risposto col pieno sorriso dei vincitori Daniil Medvedev, per la prima volta in conferenza stampa da campione di un Masters 1000 dopo aver battuto Goffin nella finale di Cincinnati. “Se mi aveste chiesto prima del torneo come avrei festeggiato la vittoria, probabilmente avrei detto che mi sarei steso sul campo, avrei iniziato a urlare, saltando e alzando in alto le mani. Ma ero stanchissimo già durante la partita, a dire la verità. Soprattutto sul 5-3, ho iniziato ad avere crampi ovunque, ovviamente ho provato a non darlo a vedere (e ci è riuscito: Goffin in conferenza ha ammesso di non essersene accorto, ndr). Nell’ultimo game ero 15-40 ho pensato: ok, se andiamo 5-5 cosa succede? Così ho tirato quattro grandi servizi e alla fine ero completamente privo di forze. Come diciamo in Russia: ‘chi non rischia, non beve champagne’. Stanotte berrò champagne!“.

Quattro servizi provvidenziali, che hanno cavato il 23enne russo da un impaccio che avrebbe potuto trasformarsi in una clamorosa beffa. Dopo aver perso un punto a una manciata di centimetri dalla linea del traguardo, il nuovo Daniil si è persino prodotto in un gesto ‘da vecchio Daniil’, ovvero ha spaccato la racchetta. “Penso sia stata l’unica delle ultime tre settimane, ero frustrato perché avrei potuto perdere il titolo per colpa dei crampi e nessuna sapeva cosa stesse accadendo“.

Oltre a un serbatoio di fiducia pressoché inesauribile dopo venti giorni così, Daniil racconta anche di un involontario talismano. “Uso un gel per evitare che le mani sudino troppo, qui negli USA è molto umido e altrimenti non riuscirei a impugnare la racchetta. La cosa divertente è che ho iniziato a utilizzarlo lo scorso anno a Winston-Salem, e da allora i miei risultati sono andati solo migliorando“. Negli ultimi 365 giorni, infatti, il russo ha vinto la bellezza di 68 partite (con 22 sconfitte) e si è laureato quattro volte campione di un torneo raggiungendo altrettante finali.

Il russo ha inoltre scalato oltre cinquanta posizioni in classifica dall’agosto 2018, e grazie a questo successo ha riportato la Russia in top 5 dopo nove anni. Paradossalmente, una delle chiavi di questo successo è stata la netta sconfitta di Montreal contro Nadal. “Quando giochi la prima finale in un ‘1000’ tremi come un ragazzino, soprattutto se affronti Nadal che ha giocato 55 finali Slam, 55 finali nei 1000… ok, sto esagerando, ma insomma per lui è una routine, io invece mi trovavo per la prima volta in finale in uno stadio così pieno. Quindi ho potuto usare quell’esperienza contro David, e forse ho vinto anche per quel motivo. Nella vita l’esperienza è tutto“. Appena otto giorni fa non aveva mai giocato la finale di un 1000 e adesso ne ha addirittura due nel curriculum, con una vittoria che diventa la quinta della ‘nuova’ generazione in questa categoria di tornei dopo i tre titoli di Zverev e quello del connazionale Khachanov, lo scorso anno a Bercy.

Sapevo di poter vincere un Masters 1000, e infatti ci sono appena riuscito. Ma vincere uno Slam è diverso“, precisa Medvedev per provare a spegnere gli entusiasmi dei cronisti attorno a lui. “Finora non ho mai neanche raggiunto i quarti di finale. A Montreal dissi che sarei stato soddisfatto dei quarti, ed è andata meglio. Allo US Open sarei soddisfatto – che non significa felice – dei quarti di finale ma dipende da tante cose, anche dal sorteggio. Adesso ho bisogno di fare un passo alla volta“.

Il primo, probabilmente, sarà trovare la strada migliore per minimizzare gli effetti della fatiche di queste tre intensissime settimane (lo ricordiamo, Medvedev ha raggiunto la finale a Washington, Montreal e Cincinnati). “Ora cerco di non pensarci, anche perché non ho alcun rimpianti. Ero prontissimo fisicamente per queste tre settimane. Ora con il mio team penseremo a una strategia per recuperare in tempo per lunedì o martedì, mi auguro sia martedì. Ma non ci sono motivi per credere che non sarò pronto per lo US Open“.

IL TABELLONE COMPLETO DI CINCINNATI (con tutti i risultati)

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