Bartoli e Pennetta sul futuro della WTA. La francese: "Inaccettabile come Osaka ha giocato a Wimbledon"

Interviste

Bartoli e Pennetta sul futuro della WTA. La francese: “Inaccettabile come Osaka ha giocato a Wimbledon”

Due ex tenniste e campionesse Slam si esprimono sul futuro del circuito femminile. Bartoli critica le attuali giocatrici di vertice, Pennetta chiede più cooperazione tra ATP e WTA

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Barbara Schett, Marion Bartoli e Flavia Pennetta nello studio di Eurosport - US Open 2019
 

Come se la passa la WTA? Quali sono le sue prospettive? A questi spinosi quesiti hanno provato a rispondere due ex protagoniste del circuito, Flavia Pennetta e Marion Bartoli, protagoniste di un evento organizzato da Eurosport a New York, durante la prima settimana dello US Open 2019. Le due campionesse Slam si sono espresse in particolare sulla mancanza di continuità delle giocatrici di vertice.

Cauta e ottimista l’azzurra: “Credo che in questo momento le grandi giocatrici abbiano un po’ di alti e bassi, ma è interessante vedere un torneo perché non sai mai chi lo vincerà. Oggi il livello delle giocatrici fuori dalla top 10 è più alto di qualche anno fa, quindi c’è molto più equilibrio“.

Bartoli, pur concordando con Flavia in linea generale, auspica una maggiore costanza da parte delle tenniste al top e dà la colpa alle troppe distrazioni fuori dal campo. “Sono completamente d’accordo con lei, ma vorrei aggiungere una cosa: quando vedo Angelique Kerber, per esempio, mi sembra difficile immaginare che abbia vinto tre Slam e in generale le ragazze perdono motivazioni quando arrivano al top. Forse è per i social media, le interazioni con i fans e tutte le altre cose che ci sono da fare fuori dal campo. Per esempio, pensavo che Naomi Osaka dopo la vittoria agli Australian Open potesse competere a quei livelli con regolarità e invece ha avuto un grande calo. Il modo in cui ha giocato a Wimbledon, mi dispiace dirlo, ma è inaccettabile per una numero uno. Spero che le giocatrici al top trovino stabilità nei prossimi mesi“.

Naomi Osaka – Wimbledon 2019 (foto Roberto Dell’Olivo)

Per quanto riguarda le prospettive di crescita del circuito, Pennetta si augura una maggiore collaborazione con l’Associazione maschile, nell’interesse dello sport. “La cosa importante per me è che la WTA stia in concomitanza con l’ATP, non dovrebbero prendere strade separate. Penso che insieme si lavori molto meglio, anche dal punto di vista del pubblico è molto bello poter assistere ad un torneo con sia le donne che gli uomini impegnati e diversi tipi di gioco. Anche perché vedere una partita maschile è divertente, ma spesso vedi solo servizio, servizio, servizio… e nessun gioco! Ecco, noi possiamo dare qualcosa a loro e loro possono dare qualcosa a noi“.

Bartoli non è invece convinta che la scelta delle alte sfere di spostare il baricentro sempre più verso i mercati asiatici. Prima che ai soldi bisognerebbe infatti puntare alla visibilità e alla qualità dello spettacolo offerto. “Ci sono alcune cose che non mi convincono. Non sono sicura sia stata un’ottima idea fissare le Finals in Cina per dieci anni; per quanto riguarda il jet lag e anche come orari delle trasmissioni TV. Chi guarderà i match? Le partite in diretta saranno all’orario sbagliato in Europa e negli Stati Uniti e non sono convinta che ci sia abbastanza interesse tra i cinesi per il tennis femminile, ad oggi. Lo si vede anche nel torneo di Pechino o nel Masters di Shanghai, se non ci sono in campo Roger, Rafa o Nole è molto difficile riempire lo stadio.

Penso che in ambito maschile si sia già capito che non può esser sempre una questione di soldi, quanto piuttosto di garantire esposizione allo sport. Certo, avendo giocatori come quelli è più facile la promozione, ma se programmi le Finals a Londra o a Torino, sei sicuro di avere un pubblico competente di tennis. Ci sono due Slam in Europa, quanti ce ne sono in Cina? Con tutto il rispetto per i fan cinesi, penso che la WTA abbia bisogno di una visione più ampia e a lungo termine. Guardavo tempo fa alcune Finals svoltesi proprio qui a New York tra Martina Navratilova e Chrissie o tra Martina e Steffi Graf e lo stadio era pieno, non c’era un posto libero. Oggi, se non metti Serena nel Centrale, quante volte lo riempi? Quindi la questione principale secondo me è: come si può promuovere le giocatrici, per riempire nuovamente gli stadi?” .

Traduzione e trascrizione dell’intervista a cura di Andrea Cioci e Filippo Ambrosi

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