Djokovic: "Ho giocato una brutta partita. Il n.1 era una grande motivazione"

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Djokovic: “Ho giocato una brutta partita. Il n.1 era una grande motivazione”

LONDRA – Il serbo non nasconde la delusione, ma rivolge anche parole al miele al suo rivale: “Roger è un modello anche per me che sono uno dei suoi avversari più duri”

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Novak Djokovic - ATP Finals 2019 (foto Roberto Zanettin)
 

da Londra, il nostro inviato

A metà tra delusione e riconoscimento degli – ovvi – meriti dell’avversario, Novak Djokovic si è presentato in conferenza stampa poco dopo la conclusione della sfortunata sfida contro Federer e immediatamente dopo aver confessato ai media serbi di aver giocato ‘in modo catastrofico‘. In inglese la sua versione è stata leggermente più edulcorata, ma ha comunque confermato di essere uscito dal campo con sensazioni piuttosto negative sul suo gioco.


Novak, cosa non ha funzionato questa sera dal tuo punto di vista?
Non ha funzionato quasi nulla questa sera a dire la verità. Lui è stato senza dubbio il migliore sotto ogni punto di vista e ha meritato di vincere. Ha servito benissimo; si è mosso ed ha risposto al mio servizio altrettanto bene. Dal suo punto di vista direi che ha fatto tutto al meglio. Io sono stato troppo passivo. Non riuscivo a leggere il suo servizio. Davvero una brutta partita la mia.

A Wimbledon ci dicesti che mentre la gente incitava Roger tu nella tua testa li sentivi gridare il tuo nome. La O2 Arena è un luogo più raccolto. La gente è vicina. La folla come ha condizionato l’incontro?
Era una partita importante e quando affronto Roger e Rafa in ogni parte del mondo c’è grande eccitazione. Lo stadio era pieno questa sera. C’era grande elettricità, è stato bello.

All’inizio del secondo set ti tenevi il gomito e sembravi dolorante. Si tratta di qualcosa di analogo al problema che hai già avuto? Dobbiamo preoccuparci? Disputerai la Davis la prossima settimana?
Spero che non sia nulla che possa impedirmi di giocare a Madrid. Il dolore era acuto ma sono riuscito a giocare il resto dell’incontro. Se fosse qualche cosa di serio non credo che sarei riuscito a tenere in mano la racchetta. Quindi potrebbe essere semplicemente un movimento scomposto che ho fatto. In seguito non mi ha creato ulteriori problemi.

Hai forse risentito del duro incontro di martedì contro Thiem?
Forse sì, forse no. Non saprei, è stata dura perdere un match simile. Ho iniziato così bene questo torneo. Mi sentivo benissimo dopo avere giocato e vinto a Parigi. Le cose sono cambiate sul campo e ho perso fiducia cosa che Roger ha subito colto approfittandone alla grande.

Novak Djokovic – ATP Finals 2019 (foto Roberto Zanettin)

È vero, questa sera non hai vinto e hai giocato male, ma resta comunque una grande stagione. Ogni tennista vorrebbe vincere due Slam in un anno e poi altri tre tornei. Quindi, alla fine quali sono le tue sensazioni?
Certamente cerco di restare positivo. Come ho detto sono uscito dal campo con una brutta sensazione sul mio gioco e sul modo in cui ho terminato la stagione. Ribadisco che è stato un anno ottimo e domani vedrò tutto sotto una luce diversa.

Di norma gestisci bene la pressione. Ma la tensione relativa alla prima posizione mondiale in qualche modo può averti danneggiato? Era un pensiero fisso nella tua mente?
Lo era e costituiva una grande motivazione per il finale di stagione ma ogni volta che scendi in campo sai che c’è qualche cosa in ballo. Quanto meno a questi livelli. Io sento pressione ed eccitazione in ogni incontro, specialmente quando gioco contro i migliori del mondo.

Dal tuo punto di vista privilegiato, quanto è straordinario il fatto che qualcuno possa giocare in quel modo a 38 anni? In altri sport come il calcio a 38 anni gli atleti non si muovono così bene. Ti chiedi mai come faccia?
Roger per me è una fonte di motivazione. Mi dimostra che è possibile riuscirci. Ho la più completa ammirazione per lui e per ciò che fa sul campo. Quello che ha fatto nella sua carriera è fenomenale, è un modello anche per me che sono un suo rivale e uno dei più duri avversari che abbia affrontato in carriera. Guardare ciò che ha fatto e ciò che sta facendo è ispirante.

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