Uno sguardo al futuro: come sarà lo US Open 2030?

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Uno sguardo al futuro: come sarà lo US Open 2030?

Il mensile americano “Tennis” racconta lo US Open 2030. Sarà davvero così?

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L'Arthur Ashe Stadium visto dall'alto - US Open 2019 (via Twitter, @usopen)
 

È ormai da un po’ che nel mondo del tennis si fa un gran parlare di cosa debba fare lo sport per mantenersi rilevante ed essere appetibile alle giovani generazioni. Le indagini di mercato commissionate dalle associazioni che gestiscono il tour sembrano suggerire che l’età media degli appassionati di tennis è poco sotto ai 60 anni per il tennis maschile e addirittura superiore per quello femminile. È in quest’ottica dunque che si inquadrano i vari esperimenti effettuati negli ultimi anni, soprattutto alle ATP NextGen Finals, per capire quali cambiamenti si potrebbe apportare al gioco per svecchiare il “parco tifosi”. Diversi sistemi di punteggio, nuove forme di spettacolarizzazione come il coaching in campo e diversi formati delle competizioni (come la contestatissima Coppa Davis versione Kosmos) sono stati sperimentati, con alterni risultati, per tentare di avvicinare uno sport tendenzialmente reazionario come il tennis ai gusti delle nuove generazioni.

Il periodico americano “Tennis”, che annovera tra i suoi collaboratori alcuni dei più prestigiosi giornalisti specializzati al mondo così come diversi ex-campioni, ha provato a immaginare come sarà il tennis del futuro attraverso la penna di Joel Drucker, uno dei suoi giornalisti di maggiore esperienza, che ha scritto un reportage immaginario dallo US Open 2030.

Questo il suo resoconto.

Nel 2030 tutti i tornei dello Slam si svolgono in un intervallo di tempo che comprende tre weekend, con la cerimonia inaugurale che apre la competizione il sabato a mezzogiorno. A New York è l’ormai ottantaseienne Billie Jean King a fare gli onori di casa prima del match di primo turno di Sofia Kenin, mentre tutti sono curiosi di vedere quale dei figli di Serena Williams sarà programmato durante il weekend del Labor Day, tradizionalmente il fine settimana di mezzo del torneo. Novak Djokovic, Kim Clijsters e Caroline Wozniacki, ormai diventati ambasciatori alle Nazioni Unite, saranno invitati come ospiti d’onore durante il torneo. I tabelloni di singolare sono stati allargati a 256 giocatori, anche se per motivi pratici è stato deciso che i primi cinque turni del torneo maschile vengono giocati al meglio dei tre set. Il prize-money per gli sconfitti al primo turno è di 100.000 dollari, mentre per i vincitori ci sarà un assegno di 10 milioni di dollari, oltre a un’auto a guida automatica.

Un sistema a riconoscimento della retina consente di controllare se gli spettatori nei posti più pregiati dell’Arthur Ashe Stadium sono seduti ai loro posti oppure sono andati al ristorante o su uno dei campi laterali. In questo modo è possibile consentire ad altri spettatori di occupare temporaneamente i loro posti. Tutto viene gestito tramite un’applicazione che consente anche ai legittimi proprietari dei posti di poter riguadagnare la loro posizione a bordo campo quando desiderano. Gli spettatori possono andare e venire anche durante il gioco: la novità era stata sperimentata durante le Olimpiadi del 2028 quando la Coppa Davis e la Fed Cup sono state integrate per la prima volta nel programma olimpico.

Il tetto ormai non serve più, dato che i cambiamenti climatici hanno reso la pioggia a New York in agosto una vera rarità. I campi sono decisamente veloci, e il campione uscente è Stefanos Tsitsipas, che al primo turno però deve affrontare un coriaceo giocatore serve&volley alto più di due metri proveniente dall’Islanda, il quale ha iniziato a giocare a tennis dopo aver visto Reilly Opelka trionfare al Roland Garros 2025. Non ci sono più i giudici di linea, e nemmeno il riscaldamento pre-partita, dato che gli atleti possono riscaldarsi sui campi di allenamento fino a pochi minuti prima del match. Vengono utilizzate racchette differenti per il servizio e per la risposta.

Tsitsipas, che l’anno precedente aveva vinto il titolo battendo in finale Nick Kyrgios nonostante i 34 ace realizzati dall’australiano servendo da sotto, ha optato per avere il coach sulla sua panchina durante tutta la partita. Roger Federer e Serena Williams, nonostante questa possibilità, sono rimasti comunque fedeli alla tradizione continuano a giocare “da soli” e a vincere titoli ben oltre i 40 anni. Andy Murray è diventato il capitano della squadra britannica di Fed Cup e i suoi cambi di campo sono talmente interessanti che sono diventati un documentario della Apple Watch Network.

I giocatori hanno accesso a statistiche dettagliatissime in tempo reale collegando la propria racchetta al computer a bordo campo. I telespettatori possono creare la loro esperienza customizzata scegliendo tra 18 telecamere, e possono scegliere anche il commentatore preferito. Gli infortuni dei giocatori sono curati da capsule mediche a bordo campo.

Dopo i match, i giocatori rispondono alle domande poste da fan di tutto il mondo e le risposte sono tradotte istantaneamente in tutte le lingue e disponibili in tempo reale attraverso siti personalizzati.

Durante i tornei dello Slam viene organizzato anche il Racquet Sports Festival, che dà spazio ad altre competizioni con racchetta e agli eventi di simulazione in realtà virtuale. La USTA promuove eventi in tutto il Paese, organizzati nei punti più significativi di ogni città, per raccogliere gli appassionati a vedere le partite dello US Open in gruppo: migliaia di persone hanno assistito alle fasi finali dell’edizione 2027 da San Francisco, Boston e Chicago.

L’accorciamento dei match di singolari ha convinto parecchi giocatori a partecipare anche alla gara di doppio misto, che nel 2027 è stata vinta dai 46enni Roger Federer e Martina Hingis.


Questo racconto, a metà tra la provocazione e un tentativo di previsione, è in realtà molto meno rivoluzionario di quanto sembri. Certo il contorno del torneo descritto da Drucker è molto diverso da quello attuale, ma il tennis è rimasto tennis: lo sport non è stato snaturato, non ci sono stati cambiamenti nelle regole storiche del gioco o nelle dimensioni del campo, lo sport ha conservato la sua essenza storica. Ciò che è stato modificato è il contesto, adattato per migliorare alcuni problemi che da tempo lo affliggono (e.g. i posti vuoti nei palchi di bordo campo durante le partite anche importanti) e per creare un ambiente più consono all’idea di divertimento e intrattenimento del prossimo decennio.

D’altra parte, se pensiamo a come erano gli eventi tennistici 11 anni fa, ovvero nel 2008, forse le differenze erano, se non ancora più marcate, almeno ugualmente importanti. Niente tetti sui campi, con la programmazione TV alla mercé di Giove Pluvio; nessun prodotto on-demand, bisognava guardare ciò che i canali televisivi proponevano; i social media erano molto giovani, non avevano ancora assunto l’importanza che hanno ora, e la comunicazione diretta tra giocatori e fans era molto limitata. Per gli spettatori, gli smartphone non avevano ancora fatto il prepotente ingresso nella nostra vita, e quindi non soltanto niente “selfie”, ma soprattutto niente app per controllare il livescore sugli altri campi, il tabellone era un foglio di carta stampato a casa oppure sul programma comprato a 10 dollari all’ingresso, il programma degli allenamenti era un semplice sogno, così come la possibilità di assistervi.

La sfida del tennis nei prossimi anni e decenni sarà quella di sapersi adattare al mondo che cambia senza compromettere la propria anima, quel generatore di emozioni che ha fatto innamorare tutti gli appassionati nell’ultimo secolo e mezzo. L’articolo di “Tennis” si chiude con questo pensiero di Billie Jean King: “Sono le persone che conoscono il passato che possono innovare. Si prende ciò che è stato grande e si costruisce su quello per creare qualcosa di nuovo”. Tuttavia potrebbe essere necessario appoggiarsi a persone esterne al tennis per evitare l’autoreferenzialità tipica di questo mondo, rimasto chiuso su se stesso forse per troppo tempo. Per evitare che chi governa il tennis in questo momento cambi tutto con il solo scopo di far rimanere tutto uguale.

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