Dopo l’iconico incrocio con Venus a Wimbledon, sembrava tutto apparecchiato perché Coco Gauff affrontasse per la prima volta anche Serena, sui campi dell’ASB Classic di Auckland. Tra la più grande giocatrice del tennis statunitense e l’under 18 più promettente si è invece frapposta la sagoma di Laura Siegemund, una delle diverse streghette del circuito, che ha scelto le sue pozioni più pestifere per ingannare e rimontare la giovane Coco. Lei, che a quindici anni può avere la sfrontatezza ma non l’esperienza per affrontare una giocatrice come Laura, si è portata avanti di un set (7-5) e forse ha creduto che fosse abbastanza per condurre la nave in porto. Poi le combinazioni palla corta-pallonetto, gli slice e i cambi di ritmo – oltre alle perdite di tempo – hanno mandato in confusione la macchina di Gauff, che potrebbe essere paragonata a un bolide di grossa cilindrata che non ha esperienza di strade sterrate. Affrontare Siegemund, pur sul cemento, pur se non è nel momento migliore della sua carriera, è come viaggiare per chilometri su strade sconnesse; se non sei abituata, finisce che tira 27 vincenti, rimonta (6-2 6-3) ed esulta persino in modo sproporzionato.
Di questa sconfitta di Coco, come ce ne saranno tantissime altre prima che – ammesso sia davvero il suo destino – diventi la giocatrice che molti si attendono, prendiamo soprattutto questo coaching con papà Corey. Gauff che in campo dimostra tutto fuorché i suoi 15 anni (anche se oggi l’inesperienza si è vista), qui si comporta come l’adolescente che in fondo è e rimarrà ancora per qualche anno, anche se la grande giostra del tennis vorrebbe già attirarla a sé nel mondo degli adulti. “Papà, non puoi imprecare!” gli dice rispondendo al ‘damn serve‘ con cui si era riferito al servizio di Siegemund; il babbo tenta di giustificarsi, lei gli dice che in alcuni posti sarebbe considerata un’imprecazione e lui si scusa. E nel mentre ridono, come papà e figlia ancor prima che allenatore e allieva.
Banale a dirsi, ma il fatto che Serena abbia 23 anni in più di Gauff è il motivo per cui, invece, lei è riuscita a venire a capo del rebus McHale, solida vincitrice del primo set (6-3). “È stata una buona partita per me, ho davvero bisogno di giocare partite così per raggiungere i miei obiettivi” ha detto Serena dopo aver completato la rimonta. “Sono contenta di essere ancora in gioco, è bello essere ancora qui dopo aver perso il primo set. A un certo punto ho pensato che avevo bisogno di trovare un modo per vincere questa partita. Mi ero infilata in una buca dalla quale sono riuscita a venire fuori, questo mi dà soddisfazione“. Nel caso di una campionessa di tale lignaggio si tratta più che altro di fare ricorso allo sconfinato arsenale d’esperienza, di ridurre gli errori e di trovare il modo di far andare d’accordo testa e gambe. Nel primo set Serena ha perso tre volte la battuta, poi una sola volta nel terzo, quando ormai aveva trovato il modo di imperversare in risposta (6-2 6-3 il parziale degli ultimi due set). Ora cercherà di vendicare Coco; Serena ha affrontato e battuto Siegemund una sola volta, a Indian Wells 2016. Dovesse riuscirci ancora, sarebbe probabile l’incrocio con Amanda Anisimova, un’altra giovane statunitense da battezzare.
Gli affari statunitense hanno fatto passare un po’ in secondo piano la seconda vittoria di Caroline Wozniacki, alle sue ultime apparizioni nel circuito. Altalenante nel 6-1 4-6 6-4 inflitto a Lauren Davis, la danese si è comunque guadagnata il difficile quarto di finale con Julia Goerges, che qui non perde dal 2017: la tedesca ha una striscia aperta di dodici vittorie, frutto dei successi del biennio 2018-2019 e delle due partite vinte quest’anno, l’ultima contro Teichmann (netto 6-3 6-2).
Risultati:
[1] S. Williams b. C. Mchale 3-6 6-2 6-3
L. Siegemund b. C. Gauff 5-7 6-2 6-3
[5] C. Wozniacki b. L. Davis 6-1 4-6 6-4
[4] J. Goerges b. J. Teichmann 6-3 6-2
