Australian Open: la splendida cavalcata di Ons Jabeur, con un paese sulle spalle

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Australian Open: la splendida cavalcata di Ons Jabeur, con un paese sulle spalle

Tennis estroso, colpi esplosivi: Jabeur è la prima giocatrice araba a raggiungere i quarti di uno Slam. In Tunisia i bar rimangono aperti tutta la notte per trasmettere i suoi match

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Ons Jabeur - Australian Open 2020 (via Twitter, @AustralianOpen)
 

da Melbourne, il nostro inviato

Nel 2019, Ons Jabeur ha concluso la sua stagione con una sconfitta al primo turno contro Veronika Kudermetova al WTA Premier di Mosca. Quella sconfitta è stata molto dura da incassare, dal momento che l’anno precedente Ons era giunta in finale nello stesso torneo e di conseguenza non aveva potuto difendere i punti di quel piazzamento precipitando dal numero 53 al numero 78 del ranking mondiale. Subito dopo quella sconfitta, Ons radunò il suo team e, ringraziando tutti quanti per il lavoro svolto e l’annata positiva, ha comunicato che lei però non era contenta del suo livello di gioco: voleva di più, voleva la Top 20, ed era pronta a lavorare quanto necessario per ottenerla.

Dopo un breve periodo di vacanza, Ons, il suo allenatore Bertrand Perret e il resto del suo team hanno passato quasi due mesi a preparare l’annata 2020 a Tunisi, lavorando come non mai sia dal punto di vista atletico sia da quello tecnico. E i risultati non si sono fatti attendere: in questo Australian Open Jabeur ha conquistato il suo primo quarto di finale in un torneo del Grande Slam battendo tre ex Top-10 (Konta, Garcia e Wozniacki) e la giocatrice che aveva estromesso Serena Williams, Qiang Wang. “Peccato, non vedevo l’ora di incontrare Serena – ha detto Jabeur ai giornalisti dopo la sua vittoria – sarà per la prossima volta”.

Già dai primi turni si era sviluppata una sorta di Jabeur-mania nel suo paese natale, la Tunisia, tanto che alcuni bar erano rimasti aperti tutta la notte per trasmettere i suoi match in diretta dall’Australia: “È una bella cosa che tanta gente mi abbia guardato, speriamo che continuino anche a guardarmi negli altri incontri e negli altri tornei”. D’altra parte si tratta della prima donna di un Paese arabo che raggiunge un turno così avanzato in un torneo di questa importanza: “Spero che il mio risultato aiuti tanti giovani dell’Africa e del Medio Oriente a giocare a tennis. Io ho sempre giocato in Tunisia, mi sono sempre allenata nel mio Paese, sono un prodotto tunisino al 100%, quindi anche se da noi non ci sono tante strutture, è comunque possibile realizzare i propri sogni”. Dopo una buona carriera junior (semifinale allo US Open e finale al Roland Garros) per lei erano arrivate le sirene dei college americani: “Ma andare al college voleva dire ritardare l’ingresso al professionismo, ed era quella la mia aspirazione. Ho preso il mio ‘baccalaureato’, cedendo alle pressioni dei miei genitori, e poi ho iniziato a giocare da professionista”.

Il suo stile di gioco vario ed estroso richiede solitamente tempi più lunghi per poter diventare vincente, e così è stato anche per Ons: “All’inizio ero piuttosto frustrata, vedevo le ragazze che battevo da junior entrare nelle Top 50 ed io ero ancora molto indietro in classifica. Alcuni allenatori avevano anche provato a cambiare il mio gioco, ma credo che fosse un errore. Dovevo semplicemente insistere con il mio modo di giocare”. La sua fedeltà alla Tunisia non le ha comunque impedito di andare a fare esperienze importanti in altri Paesi: “Nel 2012 sono andata per otto mesi ad allenarmi in Belgio, all’accademia di Justine Henin. È stata la prima volta che ho vissuto da sola, avevo il mio appartamento, e il mio vicino mi lasciava anche dei bigliettini per sapere se avessi bisogno di qualcosa”.

Da buona mediterranea Jabeur è una grande appassionata di calcio: “Ons adora il calcio – ha detto il suo allenatore Perret, francese di Strasburgo, in passato all’angolo della cinese Shuai Peng prima di passare ad allenare la tunisina – se si potesse sostituire l’allenamento del tennis con quello del calcio lei sarebbe la persona più felice del mondo”. Inevitabilmente il suo modo di giocare non la porta ad essere una grande sostenitrice degli esercizi di base: “Con lei è necessario trovare sempre il modo di rendere le sessioni di training divertenti, anche per mantenere il suo estro. L’aspetto fondamentale da allenare con una giocatrice come lei è la disciplina nella scelta delle soluzioni, perché ne ha talmente tante a disposizione che è necessario trovare un giusto equilibrio. E se in allenamento ogni tanto vuole fare una palla corta, ogni tanto bisogna lasciargliela fare… è il prezzo da pagare al suo estro”.

Nei quarti di finale dell’Australian Open 2020 Jabeur incontrerà l’americana Sofia Kenin, dalla quale ha perso tre volte in tre incontri, due dei quali lo scorso anno. “Certamente un’ottima giocatrice, ma nei quarti di finale tutte le avversarie sono ottime – ha detto Perret – Dopo le sconfitte dell’anno scorso magari questa è l’occasione giusta per una rivincita”.

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