Australian Open, Djokovic non si fida di Federer: "Lui ama questo genere di sfide"

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Australian Open, Djokovic non si fida di Federer: “Lui ama questo genere di sfide”

Il serbo è già proiettato verso la 50° sfida con Federer, con un super-servizio ad assisterlo: “Mi permette di giocare a un livello più alto”

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Novak Djokovic - Australian Open 2020 (via Twitter, @AustralianOpen)
 

È arrivato a Melbourne imbattuto, con sei vittorie in ATP Cup di cui tre contro top ten. Aveva vinto contro Raonic nove volte in altrettante sfide lasciando per strada giusto un paio di set e il suo match dei quarti di finale contro il canadese non ha smentito le previsioni. Forse per questo la prima domanda posta a Novak Djokovic richiama la rocambolesca vittoria di Roger Federer con i sette match point salvati. Nole ne ha annullati sei in tre incontri con Roger (due volte allo US Open e una a Wimbledon, un paio per ogni confronto). Due situazioni certo sorprendenti, ma quale lo sia di più neanche il primo favorito dell’Australian Open sa dirlo: “Non so, non riesco a raffrontarle. Quello che ha fatto oggi è stato fantastico. Mi ha mostrato di essere uno dei migliori giocatori di tutti i tempi. Non si arrende mai, gioca il suo miglior tennis quando conta di più. Sandgren ha avuto le sue occasioni. Su sette match point, cinque volte sono entrati nello scambio. Ma merito a Roger”.

Raonic non è certo tra i migliori ribattitori del circuito (per usare un eufemismo), ma il servizio serbo, decisamente in crescita negli ultimi due anni, è stato particolarmente efficace. “Sto colpendo tutto ciò che posso in termini di rotazioni, piatto, slice, e direzioni, a uscire, al corpo, alla T. Cerco di mischiare le carte ogni volta” spiega Djokovic che, contro Milos, ha concesso due sole palle break, entrambe annullate con la prima battuta ben piazzata, esterna nell’occasione del set iniziale e alla T nel terzo. “Ovviamente, ho una strategia differente a seconda dell’avversario. Sento che quest’anno il mio servizio è formidabile, mi permette di vincere parecchi punti gratis”. Non è un mistero che partire da un virtuale 30-0 nei propri turni di servizio contribuisca a dare tranquillità al proprio gioco, circostanza che il numero due del mondo non manca di sottolineare: “Servire bene e mettere un’alta percentuale di prime mi permette di sentirmi più a mio agio, in fiducia, e giocare a un più alto livello”. È un fondamentale sul quale dice di aver lavorato durante l’off season, un impegno che lo ha portato “a uno dei punti più alti della mia carriera per quanto riguarda il servizio”.

Servizio che dà fiducia e vittoria sul velluto, ma almeno un piccolo grattacapo non può non esserci per un tennista – neanche nelle giornate migliori. Oltre alla pausa con relativo MTO sul 4 pari del terzo set per un problema con le lenti a contatto, durante il successivo undicesimo gioco che Raonic ha poi chiuso dopo quattro palle break e sei parità, Nole ha rivolto lo sguardo verso il suo angolo toccandosi la pancia, lamentando un problema allo stomaco. “Sì, ho avuto diverse cose” ammette, approfittandone per tornare sulla questione dell’interruzione. “Non era un cambio campo. Mi dispiace se è parso ‘strategico’, ma era davvero necessario cambiare le lenti e risolvere il problema agli occhi che ho avuto durante quei game. Sono stato fortunato a servire bene togliendomi dai guai. Lui è andato vicino a vincere il terzo set. Dopo, stavo meglio, nel senso che nel tie-break vedevo meglio la palla”.

Novak Djokovic – Australian Open 2020 (via Twitter, @AustralianOpen)

Non manca un richiamo alla tragedia che ha appena colpito il mondo dello sport. Di fronte alla scomparsa dell’amico e mentore Kobe Bryant, Nole comprensibilmente fatica a trovare le parole quando gli viene chiesto cosa possiamo imparare da questa perdita. “Usava spessissimo l’elicottero. Non è che lo usasse raramente. Non so, è davvero triste. Sua figlia di tredici anni. Non so cosa dire, onestamente, sono affranto”.

Alle recenti ATP Finals, Novak ha perso l’ultimo confronto diretto con Federer, suo prossimo avversario nell’attesissima semifinale di giovedì (venerdì mattina in Italia), ma per trovare una sconfitta a livello Slam bisogna tornare indietro a Wimbledon 2012. Il campione serbo dice di non avere una spiegazione chiara per questa tendenza a lui così favorevole, “ma so che ogni volta che abbiamo l’occasione di affrontarci ci è richiesto un grosso sforzo e dobbiamo tirare fuori il nostro meglio per prevalere. Lo scorso anno, a Wimbledon, lui è stato a un punto dal vincere: non è che io domini i confronti”. Nonostante i successi messi a segno contro lo svizzero e in particolare negli Slam, “sai che giocherà sempre a un livello davvero alto a prescindere dalla superficie. Lui ama questo genere di incontri, grandi rivalità, semi e finali Slam. Sono probabilmente il motivo principale per cui ancora compete, per potersi confrontare nei tornei dello Slam con i migliori del mondo”.

Djokovic torna sull’eccezionalità dell’impresa odierna di Federer “sette palle match alla sua età” e sul livello che ancora è in grado di esprimere, ma avverte: “Come ho giocato all’ATP Cup e finora in questo torneo, ho sempre più fiducia. Dopotutto, questo è il campo dove ho avuto più successo nella mia carriera. Spero che tutto funzioni al meglio per me giovedì e possa avere l’opportunità di vincere”.

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