Federer, la storia si ripete: stessi dubbi anche se le parole del manager...

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Federer, la storia si ripete: stessi dubbi anche se le parole del manager…

La biografia di René Stauffer appena uscita in Italia, ci riporta al 26 luglio 2016, un giorno che ricalca perfettamente il 20 febbraio 2020. Dopo tre anni e mezzo Roger saprà ripartire di nuovo?

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Giovan Battista Vico sarebbe stato felicissimo di poter constatare che anche il mondo del tennis non è esente dai suoi corsi e ricorsi storici. Quanto ebbe a dichiarare Roger Federer il 26 luglio 2016 ricalca esattamente quanto lo stesso Roger ha dichiarato nuovamente, e usando gli stessi canali, giovedì 20 febbraio 2020 alle 11:30 del mattino. E le reazioni di allarmato sbigottimento delle falangi dei suoi fan sono esattamente le stesse di quasi quattro anni fa, gli interrogativi (Tornerà? Non tornerà? Sarà possibile il miracolo?) anche, sebbene i 3 anni e mezzo nel frattempo trascorsi non giochino davvero a favore di un atleta straordinario che ad agosto, un mese dopo la fine di Wimbledon, compierà comunque 39 anni. Fenomeni sì, ma fino a quando? E per quanto?

Ho potuto apprezzare le analogie, che riguardano il modo di comunicare di Roger, i commenti di alcuni addetti ai lavori, le dichiarazioni improntate all’ottimismo del suo manager Tony Godsick, soprattutto perché per l’appunto mi è arrivato proprio in mattinata il libro dell’amico Renè Stauffer – lo conosco dal 1981 e mi chiama affettuosamente “The Borg of the Pencil” (anche nella dedica del libro che mi ha mandato mi si rivolge così) dacché gli anticipai uno scoop per il quale mi è ancora grato in un’occasione del Masters al Madison Square Garden (1985?): avevo infatti saputo da McEnroe che si sarebbe preso un periodo sabbatico; mi pare avesse appena perso da Brad Gilbert… – intitolato “Roger Federer, la biografia definitiva” che in questo momento per la verità può apparire anche un tantino… menagramo.

E il primo capitolo di questo libro ha un titolo ancor più… drammatico: “La fine si avvicina”. Comincia con questa frase: “Il 26 luglio 2016 Federer diffonde tramite Twitter e Facebook una notizia che fa tremare il mondo del tennis e getta nel panico i fan: ha deciso di interrompere la stagione“. Il resto lo potete leggere qui di seguito, e vedrete le incredibili somiglianze con quanto sta succedendo, con le reazioni del suo manager. Mi immagino anche che le conversazioni con Mirka siano molto simili.

CAPITOLO I – La fine si avvicina

Il 26 luglio 2016 Federer diffonde tramite Twitter e Facebook una notizia che fa tremare il mondo del tennis e getta nel panico i fan: ha deciso di interrompere la stagione. Così, a metà anno e poco prima delle Olimpiadi di Rio de Janeiro, che ha programmato da tempo e che per lui rappresentano un appuntamento importante. Eppure ci teneva a diventare campione olimpico nel singolo giocando tra il Pan di Zucchero e il Corcovado! Inoltre, insieme a Stan Wawrinka e Martina Hingis avrebbe avuto ottime possibilità di conquistare una medaglia anche nel doppio. Dovrà rinunciare pure agli US Open, agli Swiss Indoors e alle ATP Finals a Londra… Ma dopo questa interruzione riuscirà a tornare ancora una volta sulla scena del tennis?

Federer compirà trentacinque anni da lì a due settimane, un’età biblica per il mondo del tennis, e ha vinto quasi tutto quello che c’è da vincere in questa disciplina: diciassette titoli del Grande Slam, a Melbourne, Parigi, Wimbledon e New York; altri settantuno tornei maggiori; ha guadagnato un montepremi di oltre 100 milioni di dollari, e ancora di più da sponsor ed entrate secondarie. Ha trionfato in Coppa Davis, ha conquistato per sei volte il titolo di campione alle ATP Finals, è stato eletto per quattro volte sportivo dell’anno, ha vinto le Olimpiadi nel doppio e ha guidato la classifica mondiale per 302 settimane di seguito, più a lungo di qualunque altro tennista. Nel frattempo è diventato padre quattro volte, è il responsabile della Roger Federer Foundation, in continua crescita, e insieme a Tony Godsick ha creato l’agenzia Team8.

Tuttavia ora, dopo vent’anni nel circuito tennistico, più di milleduecento partite a livello professionistico e le intense sollecitazioni a cui è sottoposto un campione impegnato in tornei in tutto il mondo, il suo fisico mostra evidenti segni di usura. I problemi sono cominciati alla fine di gennaio del 2016. Il giorno dopo essere stato eliminato nella semifinale degli Australian Open da Novak Djoković si trova all’hotel Crown Towers di Melbourne e sta preparando il bagnetto per le figlie Myla e Charlene, quando sente una specie di scatto al ginocchio sinistro. «È successo mentre facevo un movimento semplice, che sicuramente avevo già fatto un milione di volte», racconta in seguito. Quel giorno fa un giretto allo zoo con la famiglia, ma si accorge che il ginocchio si sta gonfiando. Tornato in Svizzera si fa controllare. La diagnosi è una mazzata: il menisco è rotto ed è necessario un intervento in artroscopia.

Federer si rende conto che l’accaduto rappresenta una svolta importante nella sua vita. «Pensavo di poter avere una lunga carriera senza subire operazioni. Sentire il verdetto dei medici è stato uno choc e una delusione.» Quando si sveglia dopo l’intervento, si ritrova pieno di paure. Ha poca sensibilità al ginocchio, come se non fosse più attaccato al corpo. Lo spavento dura poco, ma è intenso. La sua carriera è finita? È costretto a camminare con le stampelle per dodici giorni, e all’inizio stenta a riacquistare fiducia nel ginocchio. Ma fa progressi, e le prime settimane di terapia in Svizzera procedono bene. Federer reagisce con ottimismo, è di buon umore e impaziente.


A sole sette settimane dall’operazione dovrebbe andare a Miami per ricominciare a giocare, ma all’improvviso deve annullare la partenza a causa di problemi allo stomaco.Tre settimane dopo, però, riesce a tornare in campo, a Montecarlo: arriva addirittura ai quarti di finale, dove però viene battuto, per un soffio, da Jo-Wilfried Tsonga. Federer è ancora molto lontano dal completo recupero. Il fisico non si è ancora ristabilito completamente, ma lui non desiste. A Madrid avverte un dolore alla schiena ed è costretto ad abbandonare anche questo torneo. Eppure non si dà per vinto così facilmente. A Roma riesce con fatica a disputare due partite, poi deve ammettere che qualcosa non va al ginocchio sinistro.

Roger Federer, Campionati Internazionali BNL d’Italia 2016 – Foro Italico – Roma (foto di Monique Filippella)

«Dopo Montecarlo dev’essere successo qualcosa», riflette in seguito. A malincuore decide di rinunciare al Roland Garros. Dopo avere giocato in sessantacinque tornei del Grande Slam senza soluzione di continuità – un record –, per la prima volta non partecipa a uno dei quattro tornei più importanti. La breve stagione su erba che inizia dopo Parigi, e che per lui di solito rappresenta il punto culminante dell’anno, non comincia come sperato: viene sconfitto da Dominic Thiem a Stoccarda e da Alexander Zverev ad Halle.

Per Federer sono tempi difficili, e non è in forma nemmeno a Wimbledon, anche se qui dimostra ancora una volta quanto sia forte e quanta voglia abbia di lottare. Nei quarti di finale contro il croato Marin Čilić annulla tre match point e vince 6-7, 4-6, 6-3, 7-6, 6-3. Nel turno successivo, però, non riesce a ottenere la vittoria contro il canadese Milos Raonic. L’8 luglio viene eliminato in semifinale: dopo essere stato in vantaggio per due set a uno subisce un crollo, tanto che qualcuno pensa che si sia nuovamente infortunato al ginocchio sinistro.

Diciotto giorni dopo, quando Federer annuncia l’interruzione della stagione, la domanda che tutti si pongono è ovvia e inevitabile: è finita? La sua eccezionale carriera è giunta alla fine? È davvero terminata, stop, goodbye? Non c’è più spazio per un’ultima partita eccezionale, per le emozioni dell’addio o per un’altra vittoria nel Grande Slam? Sono già quattro anni che ne insegue una senza successo, spesso mancandola di pochissimo. Mi tornano in mente le parole del padre Robert quando, nella primavera del 2016, gli avevo chiesto per quanto tempo secondo lui il figlio avrebbe ancora giocato: «Forse qualche anno, ma anche meno, non si può sapere».

Nel suo comunicato, però, Federer non allude al fatto che la lunga pausa a cui è costretto potrebbe essere l’inizio della fine. «Il mio ginocchio ha semplicemente bisogno di essere sottoposto a terapie più lunghe», dichiara. Ha preso la decisione di comune accordo con i medici e il suo team. Riesco a raggiungere telefonicamente il suo manager, Tony Godsick, che tranquillizza gli animi: «Se Roger vuole continuare a giocare ancora per qualche anno senza preoccuparsi in continuazione del fisico e degli infortuni, deve prendersi una pausa. Purtroppo deve farlo a metà stagione, ma questo significa soltanto che si sacrifica per un breve periodo così da riuscire a ottenere risultati a lungo termine». Poi aggiunge: «Da questo punto di vista, la notizia appare addirittura positiva per i suoi fan». Belle parole che però insinuano un dubbio: servono forse a tranquillizzare il pubblico e concedere a Federer il tempo di trovare il momento giusto per annunciare il suo ritiro?

Intorno al tennista cala il silenzio, come succede sempre quando esce di scena per dedicarsi esclusivamente alla vita privata… Federer si confronta con la moglie, chiedendosi se non sia davvero arrivato il momento di ritirarsi. Roger descrive così la scena: «È stato durante una cena, quando ci siamo trovati da soli. Non ricordo bene, forse le ho chiesto se dovevo smettere o se pensava che avrei potuto ancora vincere qualche partita importante. Lei ha detto: ‘Se giochi ancora volentieri e bene e ti senti in forma, non vedo perché non dovresti più vincere un grande torneo’». E con quella risposta l’argomento era esaurito. «Allora le ho detto: ‘Okay, e domani qual è il programma con i bambini?’»

Roger Federer – Australian Open 2017

Beh credo proprio che abbiate ravvisato in queste pagine quanto vi dicevo all’inizio. Renè Stauffer era la persona più indicata per scrivere una biografia che se non ha i crismi dell’ufficialità lo è quasi di fatto, perché Roger è stato sempre molto collaborativo con Renè e tantissimi aneddoti erano noti solo a lui. Roger non ha mai voluto scrivere la sua autobiografia. Forse il suo agente gli suggerisce di aspettare la fine della sua carriera. Ma Renè è uno dei pochissimi che conosce direttamente il pianeta Federer, che parla al telefono con il suo manager, con Mirka perché ha seguito Roger da quando lui aveva appena 15 anni.

Questa biografia è basata sui moltissimi incontri one&one che i due hanno avuto e ai quali Federer ha attivamente partecipato. C’è il ritratto di un atleta straordinario ma anche di un uomo che ha conquistato l’affetto e la stima di tutti. Roger infatti non solo è amatissimo da milioni di fan, ma è anche un esempio e un punto di riferimento per gli altri tennisti, grazie al suo carattere leale e pacato e all’intenso impegno sociale. In questo libro l’autore descrive il “metodo Federer“, le persone, gli allenatori e i mentori che hanno accompagnato la sua carriera eccezionale e rivela perché la sua influenza nel mondo del tennis continuerà anche quando deciderà di non giocare più. L’editore della versione italiana è Sperling&Kupfer. Il libro, 349 pagine, è reperibile in tutte le principali librerie (oltre che su Amazon) al costo di 18,90 euro (16,06 acquistandolo su internet).

Sulla copertina di fondo c’è un virgolettato: “Ho versato lacrime sia dopo aver vinto sia dopo aver perso. La gente capisce che cosa significa per me il tennis, ci crede quando dico di amarlo. Dopo aver pianto sono contento di aver mostrato le mie emozioni. All’interno del libro ci sono anche 16 fotografie a colori (gran parte di Getty) molto particolari di Roger. 

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