L'eredità tennistica di Maria Sharapova - Pagina 2 di 4

Al femminile

L’eredità tennistica di Maria Sharapova

Come giocava Sharapova e perché è diventata un modello tecnico di riferimento, anche se con un aspetto fondamentale quasi inimitabile

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Maria Sharapova - Wimbledon 2004
 

2. Struttura fisica e scelte tecnico-tattiche
Non occorre spendere troppo parole, tanto sono evidenti le caratteristiche fisiche di Sharapova: molto alta, longilinea, con leve lunghe, Maria rappresentava la tipica giocatrice che si trova a proprio agio nelle fasi di attacco e che invece soffre quando deve difendere e contenere.

Le conveniva quindi impostare match offensivi, sempre alla ricerca del punto vincente, meglio se con pochi colpi in grande spinta; evitando il palleggio interlocutorio e non permettendo all’avversaria di prendere l’iniziativa.

Nel corso della carriera Sharapova ha coerentemente elaborato il suo tennis, in modo da valorizzare il più possibile i propri punti forti e contemporaneamente minimizzare i punti deboli. Direi che sono stati due i colpi su cui ha lavorato sino a una estremizzazione delle loro caratteristiche: la seconda di servizio e la risposta.

Queste per esempio erano la velocità in battuta rilevate in occasione dell’Australian Open 2012 (velocità calcolata facendo la media fra tutti i match). Prima e seconda di servizio:

Azarenka 152 e 134 km/h
Kvitova P. 157 e 140 km/h
Serena W. 165 e 132 km/h
Sharapova 158 e 146 km/h

Come si vede, la giocatrice con la seconda più rapida, ma anche più simile alla prima, era proprio Sharapova. La spiegazione è del tutto logica: anche accettando di commettere un certo numero di doppi falli, la seconda di servizio molto spinta aveva l’obiettivo di sviluppare nel maggior numero di occasioni possibili lo stesso tipo di gioco, cioè di controllo e dominio dello scambio sin dal primo colpo.

Ma forse l’aspetto più rilevante di questa strategia lo si può apprezzare nella gestione della risposta. Nel corso della carriera di Sharapova è sempre evidente la volontà di cercare il dominio dello scambio in ogni circostanza, incluse le fasi in cui non è al servizio. Coerentemente con questi obiettivi, Maria fa leva sulla sua qualità di “returner”, davvero di primissimo livello.

La risposta aggressiva, in sostanza, è il naturale e indispensabile completamento del suo tennis; l’obiettivo è limitare le differenze tra game di battuta e game di risposta. E si ritorna al concetto già espresso: riduzione delle variabili, e ricerca sistematica della partita sviluppata attraverso un solo tipo di gioco.

Oggi siamo abituati a considerare la risposta aggressiva quasi come una regola del tennis femminile. Ma c’è stata un’epoca in cui non era affatto così scontato. Guardate per esempio come si comportano Dementieva e Capriati nei loro turni di risposta in questo match del 2004 (semifinale US Open): il colpo è impostato come semplice avvio dello scambio, quasi senza concepire che quello stesso colpo potrebbe fare la differenza, perfino trasformandosi in un vincente; eppure il servizio di Dementieva era tutt’altro che irresistibile. Immaginiamo invece come si sarebbe comportata Sharapova e abbiamo immediatamente la differenza di atteggiamento fra il tennis contemporaneo e quello ancora legato a concezioni precedenti.

A confermare quanto l’aggressività in risposta sia oggi sviluppata in WTA, abbiamo un testimone di eccezione, Roger Federer. Ecco cosa ha detto quando si è allenato insieme a Belinda Bencic in occasione della Hopman Cup: “Certo, il servizio di Belinda non è difficile da contrastare, lo si legge molto meglio di quello degli uomini. Ma ogni volta che io giocavo una seconda palla, lei mi entrava con delle botte super-aggressive, sempre; e non ci ero abituato. Noi maschi non facciamo così, e non alleniamo specificamente la risposta così tanto“.
Se oggi Belinda Bencic e le sue coetanee interpretano in questo modo la risposta, è stato anche perché prima di loro ha avuto successo il tennis di Maria Sharapova.

Elemento ulteriore: la posizione in campo. Sempre con l’obiettivo del costante controllo dello scambio, Sharapova sviluppa una posizione di gioco molto aggressiva, il più possibile a ridosso della linea di fondo. In un certo senso, pur partendo da un fisico differente e da una impostazione tennistica personale, anche sotto questo aspetto in Maria possiamo rintracciare la lezione di una precorritrice come Monica Seles.

a pagina 3: La limitazione del repertorio tecnico

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