L'eredità tennistica di Maria Sharapova - Pagina 3 di 4

Al femminile

L’eredità tennistica di Maria Sharapova

Come giocava Sharapova e perché è diventata un modello tecnico di riferimento, anche se con un aspetto fondamentale quasi inimitabile

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Maria Sharapova - Wimbledon 2004
 

3. La limitazione del repertorio tecnico
Prima di parlare della caratteristica migliore di Sharapova, occorre introdurre l’ultimo tassello tecnico-tattico: il repertorio molto limitato su cui strutturava il suo tennis. Maria si basava sostanzialmente sui tre colpi-base del gioco contemporaneo: servizio di potenza, dritto in topspin e rovescio bimane in topspin. Per la verità Sharapova è stata una giocatrice che tendeva a colpire piuttosto “piatto”, ma questo è un modo gergale per sottolineare che eseguiva topspin con basso numero di rotazioni; in realtà sempre di topspin si tratta.

E gli altri colpi? Gli slice, le volèe, i dropshot: Sharapova sapeva eseguirli, ma li usava pochissimo. Giusto per completezza sottolineerei due colpi in particolare: lo slice di rovescio, molto velenoso perché carico di sidespin, e il dritto difensivo con la mano sinistra. Questo “strano“ colpo era in un certo senso conseguenza della sua mobilità non proprio eccelsa, Sharapova aveva trovato il modo di ovviare a certi limiti di spostamento sfruttando il proprio superiore allungo. E così, quando si trovava troppo lontana dalla palla indirizzata nel suo angolo sinistro, ricorreva come estrema risorsa al colpo mancino: staccava la mano destra dalla base della racchetta e in questo modo guadagnava qualche centimetro per intercettare alcune parabole altrimenti irraggiungibili. E ne veniva fuori un dritto con la sinistra.

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Ma se ragioniamo con un punto di vista di insieme, tolti i tre colpi-base, le altre erano soluzioni accessorie, che non avevano un ruolo strategico fondamentale nei suoi match. Per esempio poteva capitare che nelle giornate di ispirazione sfoderasse smorzate vincenti, ma di sicuro non era il tipo di colpo su cui costruiva le partite.

A questo punto, possiamo mettere in fila i temi principali evidenziati finora:
– tennis di potenza
– massima intensità
– seconda di servizio ad alta velocità
– risposta di attacco
– grande aggressività nella posizione in campo
– repertorio tecnico concentrato sui colpi-base

Questi erano, a mio avviso, gli elementi portanti del suo gioco sul piano tecnico-tattico. Dopo tanti anni di partite di Sharapova (più di 800 match in singolare da professionista), oggi tutto ci sembra scontato, ma quando Maria si è presentata sulla scena mondiale il contesto era differente. Certo, lei non è stata l’unica a proporre questo tipo di tennis, ma senza dubbio il fatto che sia stata così vincente, è stato importante perché venisse considerata come un possibile modello a cui ispirarsi.

E così Maria è diventata un riferimento anche sul piano della morfologia fisica al momento di reclutare nuove leve tra le ragazzine. Tanto che oggi le tenniste alte 1,80 e oltre, sono diventate sempre meno una eccezione e sempre più una regola. Forse perché il suo tennis sembrava facilmente replicabile, visto che era costruito su pochi elementi molto chiari. In realtà per funzionare al livello di Sharapova occorreva una caratteristica immateriale che era tutto tranne che facilmente replicabile. Una componente che non aveva a che fare con il fisico né con la tecnica, ma con la “testa”.

a pagina 4: La componente tattica e mentale

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