Jannik Sinner: "Il mio idolo da piccolo era Federer, ora mi ispira molto Nadal"

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Jannik Sinner: “Il mio idolo da piccolo era Federer, ora mi ispira molto Nadal”

L’azzurro è intervenuto in diretta video nello studio di Sky: “Mi piace giocare in Italia con il pubblico, è emozionante. Se dovessi scegliere una finale Slam da giocare, direi quella dello US Open”

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Jannik Sinner - Indian Wells 2020 (foto Luigi Serra)
 

Dalla sua casa di Montecarlo dove sta passando la quarantena, Jannik Sinner è intervenuto in diretta a Sky Sport 24. Dopo aver rilanciato la sua personale raccolta fondi, il giovane azzurro ha toccato vari argomenti: gli inizi, le vittorie più belle, le sconfitte più dolorose, il giocatore che preferisce e il suo problema più grande.

IL GIOCATORE PREFERITODa piccolo Federer. Ma onestamente da quando mi sono allenato con Rafa (Nadal) agli Australian Open, mi ispira molto lui. È molto umile innanzitutto, ma anche Federer, però si sente molto la sua presenza in campo. Quando giochi con lui senti che di là c’è una macchina che non sbaglia mai.

LE VITTORIE PIÙ BELLE“Per ora sono due: la prima è quella sul Centrale di Roma contro Johnson e poi quella con De Minaur a Milano. In generale mi piace giocare in Italia con il pubblico, è molto bello ed emozionante. Quando ho vinto contro Monfils ad Anversa ho capito che in qualche modo posso comunque giocarmela con i top 20. Poi, non avevo iniziato bene quest’anno e dopo tanti primi turni di fila è arrivata la vittoria contro Goffin a Rotterdam. Un torneo dove avrei potuto fare anche semifinale o finale”.

LE SCONFITTEMi ha dato molto fastidio quella dello scorso anno a contro Alcaraz, 2003 fortissimo secondo me. Venivo da tre tornei vinti (il challenger di Bergamo e i due ITF di Trento e Pula, ndr), ero arrivato il giorno prima la sera, non mi sono allenato ed ero sopra 3-0 al terzo. Quella partita mi ha insegnato come gestire un match. Anche la sconfitta con Medvedev a Marsiglia è stata importante per capire che manca ancora tanto, devo ancora capire i momenti di una partita”.

LA FRETTA“Io credo di lavorare sempre bene e anche con qualità. Ma il mio problema più grande è la fretta di arrivare. Mi serve un allenatore giusto, come Riccardo (Piatti), che ha tanta esperienza e ha portato in alto giocatori come Djokovic”.

GLI INIZI“Quando avevo 16-17 anni ho vinto la mia prima partita nei Futures e la mia mentalità è cambiata un po’. Poi da quando ho vinto a Bergamo ho capito che il mio livello poteva essere buono. Da lì mi sono sbloccato un po’, ho vinto tre tornei di fila e la mia fiducia è salita. Ma anche in quel momento abbiamo continuato a lavorare, migliorato il fisico e il tennis e i risultati sono arrivati”.

UNA FINALE DA GIOCARESceglierei lo US Open, perché tra tutti gli Slam che ho giocato, tranne il Roland Garros, come campo è quello che mi piace di più. La palla rimbalza un pochino più alta e mi potrebbe aiutare molto. Lo scorso anno a Wimbledon ho giocato la mia prima partita su erba e devo capire come giocarci. In Australia purtroppo quest’anno le condizioni era complicate, quando ho giocato io c’era tanto vento, ma credo che anche l’Australian Open mi potrebbe piacere”.

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