‘Capre sulla neve’: sport in cui ci si azzuffa meno sul GOAT. L'aliena Shiffrin - Pagina 2 di 2

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‘Capre sulla neve’: sport in cui ci si azzuffa meno sul GOAT. L’aliena Shiffrin

Nel tennis si litiga, ma ci sono sport in cui sembra più facile identificare il più forte di sempre. La terza puntata è dedicata a Mikaela Shiffrin, inattaccabile regina dello sci

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Lo sci alpino è zeppo di casi di dominatori che per un motivo o per l’altro han vinto meno di quel che avrebbero potuto. Il GOAT maschile Stenmark ad esempio, pur con le sue 86 vittorie ha portato a casa solo tre Coppe del Mondo. Ma in quel caso ci fu una manovra politica e burocratica, la FIS decise norme ad hoc per il conteggio dei punti in modo da favorire i polivalenti, senza le quali lo svedese avrebbe vinto sette o otto coppe di cristallo.

Oppure c’è il caso di Hermann Maier, forse il talento puro più grande di sempre, penalizzato prima da una federazione austriaca poco lungimirante che lo tenne a bagnomaria nella seconda squadra fino a 23 anni e poi da un incidente stradale per il quale perse due stagioni nel cuore del suo periodo di dominanza, e che condizionò fortemente il suo finale di carriera.

Ma nella speranza che nessun infortunio infici il percorso di Shiffrin, né che la Federazione si inventi norme ad hoc per contrastarne il dominio, i due più grandi ostacoli sulla strada della gloria per lei si chiamano Petra.

La Petra del presente di cognome fa Vhlova: slovacca, oro in gigante agli ultimi mondiali, ha già trionfato 14 volte in coppa ed è l’unica che potrebbe portar via un buon gruzzolo di vittorie in slalom speciale a Shiffrin. Con i progressi che sta facendo vedere anche nelle discipline veloci e contando che è coetanea della statunitense, forse in futuro potrebbe darle filo da torcere per la classifica generale e soprattutto portarle via nelle discipline tecniche quattro o cinque di quelle 15 vittorie a stagione che Shiffrin si presume possa ottenere nei prossimi anni.

Nel novero delle avversarie di Mikaela poi ci sono ovviamente le italiane: Brignone, Bassino e Goggia, tutte più che competitive in tre specialità su quattro. Ma a differenza di Vhlova, il loro tallone d’achille è proprio lo speciale dove Shiffrin stravince, e dove in circostanze normali può costruire un margine imprendibile sulle tre azzurre. Inoltre la carta d’identità recita 30 per Brignone e 28 per Goggia. Età per la perfetta maturità agonistica, ma non sono esattamente della stessa generazione di Shiffrin: è presumibile che fra qualche anno a battagliare con “L’aliena” rimanga solo Marta Bassino.

Questo per sottolineare che Shiffrin non domina semplicemente per mancanza di una concorrenza all’altezza. La concorrenza c’è eccome, ma l’americana resta diversi gradini sopra.

C’è però come dicevamo un’altra Petra, che viene dal passato. Colei che fu Shiffrin prima di Shiffrin: Petra Kronberger. Austriaca classe 1969, esplose a vent’anni con i primi trionfi in discesa libera. In tre stagioni vinse praticamente tutto il vincibile in qualunque specialità: sei discese, due superG, tre giganti, tre speciali, due combinate. E ovviamente tutte e tre le coppe del mondo. Ciliegina sulla torta, un oro mondiale nel 1991 e l’anno successivo, due ori olimpici a Albertville. Dopodichè, si ritirò. A 23 anni decise che era stufa e aveva vinto abbastanza.

Ed è questo, forse, il pericolo principale sulla strada di Shiffrin. Non ha mai fatto piani a lunga scadenza, non ha mai dichiarato di voler diventare la più grande o battere qualche record. E la sua attitudine compassata a volte viene presa per indolenza, e porta a pensare che in termini di longevità, possa essere più una Kronberger che una Vonn. 

A Shiffrin, come anche a Federer nel tennis, è riconosciuto un talento superiore che viene, erroneamente, collegato a una mancanza di grinta. La sciata apparentemente senza sforzo e il carattere placido hanno conferito negli anni un’idea di un’atleta poco vogliosa di soffrire, di continuare a impegnarsi quando i record saranno distrutti, i riflessi più lenti di qualche centesimo, le giunture meno oliate e le nuove generazioni arrembanti inizieranno a batterla con continuità. Tutto per lei pare talmente facile: non sbraita, non si incita al cancelletto, non si scompone, non inforca mai. In diversi si chiedono quante primavere al vertice siano rimaste alla Shiffrin. Ha già dieci anni di carriera alle spalle e i suoi 25 all’anagrafe potrebbero somigliare più a 30, fisicamente e mentalmente.

Ma si diceva lo stesso appunto di Federer, di cui si iniziò a profetizzare un imminente ritiro già nel Febbraio 2009, e che invece a 38 anni trotta ancora per i campi di mezzo mondo dribblando ginocchia fragili e schiena incriccata. Le similarità fra il tennista svizzero e la sciatrice del Colorado sono diverse: il carattere, il talento, lo humour, il loro trascendere il proprio sport fino a divenirne icona a livello mondiale. Per non parlare della popolarità con gli sponsor. Ne hanno anche uno in comune, come molti sapranno.

La loro somiglianza più interessante però è la gestione del calendario. A 25 anni, Shiffrin si sente, ed è, una veterana del circuito. E come Federer seleziona accuratamente gli impegni di coppa, snobbando la combinata che vincerebbe a mani basse, saltando intere tappe, addirittura gare dei mondiali. Il che fa pensare che il suo piano sia di salvaguardare il fisico per essere competitiva molto a lungo. 

In conclusione i punti interrogativi sul futuro di Mikaela Shiffrin sono molti: la sua voglia di restare competitiva almeno fino a 30 anni o oltre. Le avversarie arrembanti. Il contraccolpo psicologico della morte del padre. Gli infortuni, soprattutto in discesa libera, sempre dietro l’angolo. Tuttavia, a inizio articolo, chi scrive le ha predetto una “Chance di Goatismo” del 95%.

Perché, secondo il sottoscritto, la Shiffrin ha 19 probabilità su 20 di essere ricordata come la più grande di sempre? Perché praticamente lo è già. Essere grandi non solo significa essere i più vincenti. C’è anche uno stile, un comportamento dentro e fuori dal campo, un’aura che i tre big del tennis hanno e che oggi, nello Sci Alpino, ha solo lei. Quando si è talmente bravi da non dover far nulla di controverso per attirare i riflettori su di sé, quando non c’è bisogno di “essere personaggi” affinché tutti ti conoscano, allora si arriva nella ristretta compagnia dei “Morigerati eccellenti”

Beautiful things don’t claim for attention, le cose belle non ricercano l’attenzione, diceva Sean Penn a Ben Stiller dopo aver individuato un leopardo delle nevi ben mimetizzato nel suo ambiente. E in quell’ambiente montano, ugualmente inattaccabile, ugualmente a suo agio, c’è Mikaela Shiffrin.

dal profilo Facebook di Mikaela Shiffrin

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