Tennis in giallo: la pallina vagante (prima parte)

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Tennis in giallo: la pallina vagante (prima parte)

A ciascuno il suo (giallo): il nostro è in tre puntate, è ambientato a Napoli e ovviamente c’è di mezzo il tennis. Ma non come pensate voi…

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In tempi di quarantena e con i nostri beniamini a riposo forzato, proviamo a tenervi compagnia con le avventure del Commissario Caruso, che si destreggia tra tennis giocato, crimini e una finale in sospeso. Un racconto in tre puntate, dove ogni riferimento a fatti o persone è puramente casuale…o quasi!


Il commissario Caruso pensava di averla portata a casa. Il primo set era volato via liscio, un 6-2 senza troppe storie. Il Notaio Priscilla non poteva creargli troppi problemi con il suo tennis da pallettaro da fondocampo, con colpi senza alcun peso. La finale del torneo del circolo Tennis Eden, quattro campi in terra rossa che di paradisiaco avevano solo il panorama sul golfo, era ormai dietro l’angolo.

Il problema è che superati i quarantacinque, in una vita e in un fisico non proprio da atleta, il primo dolorino può essere sintomo di un disastro imminente. E così, quella maledetta caviglia che si era distorto un paio di settimane prima, inseguendo un fesso di rapinatore che aveva avuto la brillante idea di scippare una povera vecchietta davanti ai suoi occhi, cominciò a fare il suo dovere a vantaggio del Notaio. Il quale, accortosi della menomazione del suo avversario, aveva subito messo in atto la tattica infallibile della palla corta e pallonetto. Morale della favola: dopo un’altra oretta abbondante di sudore, lacrime e bestemmie (di Caruso ovviamente), il caro Priscilla aveva ripreso la via del suo studio tronfio di gloria.

 

“Buon pomeriggio Dottó. E che è successo? Tutto a posto?” lo aveva accolto l’Ispettore Fragiacomo appena varcata la soglia del Commissariato, osservando lo sguardo decisamente accigliato e l’andatura zoppicante del suo superiore. “Tutto bene Gennaro, non passarmi telefonate che ho da fare”. “Ah vabbè ho capito, siete andato a giocare a tennis in pausa pranzo. E avete perso. Ma lo volete capire che tenete un’età?”. “Gennà, a parte che ho dieci anni meno di te, ma te li vuoi fare un paniere di cavoli tuoi? E ti ho trattato con i guanti perché sono un signore”. “Madó Dottó e come siete permaloso!” e gli voltó le spalle scimmiottando Lucio Dalla: “Bisogna saper perdere, non sempre si può vincere…”.

Una lampadina si accese nella mente vendicativa di Caruso: il riferimento alla vittoria e alla sconfitta gli fece ricordare che in serata il Napoli avrebbe affrontato l’Inter in un match chiave per la lotta al secondo posto. Non che gli interessasse molto il calcio, ma un Commissario di Polizia in un posto come Napoli non può di certo ignorare il calendario della prima occupazione del 90% della popolazione maschile cittadina. Contò fino a dieci e dopo che il suo sottoposto canterino ebbe completato il terzo giro di ritornello, candidamente gli si rivolse. “Ah Gennaro, mi raccomando stasera non prendere impegni. Come avrai notato, l’agente Cacciuottolo è in malattia e quindi bisognerà sostituirlo nel turno di appostamento fuori a quel negozio di articoli sportivi, dove c’è qualche giro strano di sera tardi. Giusto 2-3 ore per vedere chi entra e chi esce, per mezzanotte sarai a casa”.

La mazzata fu tremenda per l’ispettore tifoso che già immaginava le prodezze di Mertens e compagni sul suo 60 pollici schermo piatto in dolby surround. A quel punto, giocò la carta della disperazione. “Dottó! Ma non ci può andare Salerno che sta sempre senza fare niente e si lamenta che non lo impieghiamo per le sue immense conoscenze e qualità?”. “Gennà ti voglio bene, hai presente l’agente Salerno? Ma secondo te posso mai affidargli un compito così delicato? Quello capace che si mette a filosofeggiare sul mondo e lo scibile umano e si addormenta proprio mentre quei quattro delinquenti fanno i loro comodi. Ma perché, Gennaro che problemi tieni? Ti sto facendo un favore, è domenica sera e tua moglie di sicuro ti costringerebbe a spendere una bella 100 euro in qualche pizzeria sul lungomare…”.

“Dottore ho capito, va bene, ci devo andare io. Però… secondo voi stasera che può succedere a Bagnoli? Ci sta Napoli-Inter a Fuorigrotta. Ma va bene, così avete deciso, il capo siete voi e io mi adeguo” provò Fragiacomo a muovere a pietà il Commissario. “Ancora con sto calcio Gennaro! Ma basta! Ma tanto il campionato lo vince sempre la stessa squadra, ma che lo guardi a fare…”. Duro a morire Fragiacomo la buttò in provocazione: “Dottore scusate, ma visto che del pallone non ve ne importa niente, perché non ci andate voi a fare l’appostamento? Magari con il vostro intuito riuscire a prenderli con le mani in pasta! Visto che avete la serata libera…”

“Eh no! Eh no, Gennaro! È qui che ti sbagli”. “Ah vabbè Dottó, se tenete un movimento…” disse accompagnando l’espressione con un sorriso di approvazione maschile e con un gesto eloquente della mano con le dita raccolte verso il basso a girare in senso orario. “Gennà, il movimento me lo fai venire tu, ma di stomaco. Io stasera ho la finale del Masters 1000 di Indian Wells, di cui tu ignori l’esistenza da bravo italopiteco pallonaro, come direbbe Gianni Clerici che ovviamente, come sopra, non sai nemmeno chi è. E quindi a meno che non ci siano 3-4 cadaveri freschi freschi io da casa non mi muovo, è chiaro?”.

Sconfitto Fragiacomo piagnucoló: “Va bene dottore non vi prendete collera. E chi gioca, tanto per sapere?”. “Federer contro del Potro”. “Ma ancora campa sto Federer? Ma quanti anni tiene? Vabbuó ma tanto voi tiferete per Del Potro che è italiano, no?”. Brandendo un ombrello a mó di racchetta il Commissario eruttó: “Fragiacomo preferisci che ti colpisca con un rovescio bimane in cross della Nalba o con un diritto a sventaglio di Mano de Pedra Gonzalez?”. A quel punto, capita l’antifona (ma non tutto il resto), l’ispettore lasció la stanza preparandosi alla visione dei suoi beniamini in maglia azzurra in versione mignon sul suo smartphone.

Arrivato a casa dieci minuti prima delle venti e dell’orario di inizio del match, Caruso mise in atto il suo piano diabolico. La partita non andava vista in diretta, ma in leggera differita, così da poter ammortizzare i tempi morti dei cambi campo, andando avanti veloce con la registrazione. Tutto ciò ovviamente comportava: a) il necessario silenziamento della chat “tennis” nella quale altrimenti sarebbe arrivato lo spoiler di ogni colpo di Rogerino suo e non avrebbe potuto incazzarsi come si deve per ogni palla break sprecata dal Divino; b) ordinare pizza e birra a volontà per gustarsi lo spettacolo.

Sul primo punto nessun problema, sul secondo, hai voglia: domenica sera, partita del Napoli… l’ordinazione della pizza da asporto avrebbe comportato lo scatenarsi di un pititto lupigno come avrebbe detto il suo illustre collega Montalbano, che avrebbe saziato solo verso mezzanotte. Reindossato il piumino leggero, Caruso decise di percorrere a piedi i settecento metri che lo separavano dalla Pizzeria “Anema e core” per portarsi a casa una capricciosa e una birra ghiacciata. Alle quali, immaginando che la partita potesse andare per le lunghe, decise di aggiungere una porzione di panzarotti, una di paste cresciute e, per concludere l’opera in trionfo, un calzoncino fritto appena sfornato che però non ebbe la fortuna di arrivare fino a casa Caruso, venendo divorato, come si tramanda da generazioni, frijenno magnanno.

Rientrato in casa e predisposta la postazione divano-tavolino-tv, schiacciò il tasto play e un sorriso di soddisfazione si disegnò sul suo volto. Al secondo quindici della partita il tanto amato De Andrè risuonò dal suo cellulare con la suoneria prescelta: “La chiamavano bocca di rosa metteva l’amore, metteva l’amore…”, e il Commissario Caruso, Gaetano per tutti, tranne per colei che stava chiamando, si armò di santa pazienza, pigiò il tasto stop sul telecomando e azionò il vivavoce del telefono per evitare l’insorgere di una precoce sordità. “Pronto mamma”.

Nino come stai a mamma? Sono giorni che non ti fai sentire? Lo sai che mi preoccupo, con quel mestiere che ti sei scelto, in una città come Napoli poi… e poi se non ci penso io a te, chi ci pensa? Alla tua età ancora non te la sei trovata una brava ragazza, e per fortuna che non ti sei sposato una di quelle che mi hai portato a casa fino adesso, vabbè lasciamo perdere, hai mangiato? Ti è passata quella tosse brutta che tenevi? Sempre in giro senza una sciarpa e un cappello, eppure te li ho fatti con le mie mani! Qua a Sorrento tira un vento che non hai idea, come cantava il cugino di tuo nonno qui il mare luccica e tira forte il vento. Ma mica te ne sei andato a giocare a tennis in questi giorni? Tu tieni un’età bello di mamma, per me sei sempre nu’ uaglione, ma ti devi riguardare. Allora come stai? Vuoi dire qualcosa? Perché non parli, mi stai facendo preoccupare! Ma stai a casa o in mezzo a una strada a quest’ora? Ho capito, domani è lunedì, prendo l’autobus e ti vengo a trovare, così sistemo un po’…”.

No, questo era decisamente troppo. “Mamma, sto bene. A parte il fatto che Enrico Caruso, nato a Napoli il 25 febbraio del 1873, non era cugino del nonno e soprattutto non poteva cantare una canzone a lui dedicata da Lucio Dalla più di cento anni dopo. Per il resto sì, ho quarantasei anni, portati abbastanza discretamente…” – pensò per un attimo con disperazione alla caviglia gonfia e alle palle corte del Notaio Priscilla – “… e sono a casa davanti ad una pizza e alla tv in attesa di vedere una partita di tennis. Contenta? Domani avrò mille cose da fare, non potrei nemmeno venirti a prendere alla stazione e poi, come dici tu, fa freddo, quindi meglio che resti a casa”.

Attimo di silenzio offeso e poi via al secondo round. “Mamma mia e come sei! Ma poi sempre con sto tennis! Ma che ci trovi in due che stanno cinque ore a buttare la pallina di qua e di là sempre allo stesso modo…”. Era ora della exit strategy. “Mamma ho una chiamata in linea dal Commissariato, ti devo lasciare…”. “Ma Nino…”. “Ti richiamo domani, buonanotte”.

Sbuffo, sorso di birra purificatore e Play. Roger Federer, che dall’inizio dell’anno non aveva perso nemmeno una partita, annaspava sotto i colpi del diritto della Torre di Tandil, tornato quello di un tempo. I due comunque giocavano ad un gran livello, ma nonostante Federer si aggrappasse al servizio si intuiva che… “La chiamavano bocca di rosa metteva l’amore, metteva l’amore…”. “Sant’Antonio da Padova, Santa Rita da Cascia, San Francesco di Assisi, San Nicola di Bari, Santa Rosalia di Palermo, San Siro da Milano, San Paolo da Napoli… pronto!” 

“Ma che?…”. “Chi è che parla?”. “Ehm, Commissario buonasera scusate, sono Nicola dalla Pizzeria Anema e Core, penso che avete dimenticato qui da me il Bancomat. Perdonatemi, io non posso uscire, dovete venire voi”. Eh niente, non era serata per Gaetano Caruso. Tasto pausa, bestemmia, manata in fronte, piumino leggero e passeggiata veloce fino alla pizzeria. “Che ci vuoi fare Nicola, ho la testa tra le nuvole, grazie per avermi…”.

“Buonasera Commissario!” – ci mancava solo il dott. Eugenio Priscilla, Notaio in Cardito e neo-finalista dell’Open del Tennis Eden – “Vedo che la caviglia va meglio! Complimenti comunque per quel bel primo set, poi si sa, alla distanza il vero talento viene sempre fuori”.

Napoli: Commissario di Polizia fa fuoco in una nota pizzeria del centro. Rimasto gravemente ferito nella sparatoria il Notaio Priscilla, ancora da accertare le dinamiche dei fatti. Probabile che dietro l’intervento di Caruso ci sia stato un regolamento di conti.

Solo per evitare di dare adito ai soliti cliché che la stampa del Nord avrebbe messo in campo, Caruso preferì lasciare la pistola di ordinanza nella fondina e puntare sulla nota scaramanzia del Notaio. “Dottore, augurissimi per la finale! Sono certo che la vittoria del torneo non possa sfuggirle. Anzi, le faccio già le mie più vive congratulazioni per il trionfo”. E si voltò di spalle lasciando la pizzeria, ben sapendo che dietro di lui il Notaio Priscilla si stava adoperando in evidenti quanto inevitabili gesti apotropaici.

Ripiombato sul divano, il Commissario commise un grave errore. Accese il televisore ma si ritrovò sul canale sul quale era trasmessa in diretta la partita e così scoprì che Federer aveva perso il primo set per 6-4. “Vabbè, poco male, mi sono risparmiato un’incazzatura, vediamo ora come reagisce Roger” non fece in tempo a pensare che subito arrivò De Andrè a riportarlo con i piedi per terra.

To be continued…

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ATP

Classifica ATP: Sinner perde una posizione. Fils ne guadagna 49

Accanto a due grandi potenze mondiali in continuo conflitto extratennis, USA e Russia, la piccola Italia è la sola nazione a poter vantare 3 giocatori fra i primi 20 del mondo

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Arthur Fils - ATP Lione 2023 (Twitter @atptour)
Arthur Fils - ATP Lione 2023 (Twitter @atptour)

Eppur si muove disse Galileo a proposito della Terra e forse oggi lo ripeterebbe a proposito della classifica ATP, nonostante la scorsa settimana si siano disputati solo due tornei categoria 250 (Lione e Ginevra) e molti dei top player abbiano ricaricato le batterie in vista del Roland Garros. Infatti all’interno delle prime 100 posizioni qualcosa è cambiato, a partire dalla Top 20 dove Taylor Fritz e Cameron Norrie – il primo semifinalista a Ginevra e il secondo a Lione – hanno guadagnato una posizione ai danni di Jannik Sinner e Hubert Hurkacz. 

TOP 20

PosizioneGiocatoreNazionePuntiVariazione
1AlcarazSpagna6815 
2MedvedevRussia6330 
3DjokovicSerbia5955 
4RuudNorvegia4960 
5TsitsipasGrecia4775 
6RuneDanimarca4375 
7RublevRussia4270 
8FritzUSA34701
9SinnerItalia3435-1
10Auger AliassimeCanada3100 
11KhachanovRussia2945 
12TiafoeUsa2790 
13NorrieGBR25651
14HurkaczPolonia2525-1
15NadalSpagna2445 
16CoricCroazia2410 
17PaulUsa2170 
18MusettiItalia2040 
19de MinaurAustralia1870 
20BerrettiniItalia1832 

LE DISCESE ARDITE E LE RISALITE

 

Negli ultimi 7 giorni non si sono verificate discese di classifica degne di nota, bensì vertiginose risalite. Scorrendo dal basso all’alto il ranking applaudiamo il + 17 realizzato da Nicolas Jarry grazie alla vittoria ottenuta nel torneo di Ginevra e soprattutto il + 49 di Arthur Fils, classe 2004, vincitore in quello di Lione. Bene anche Ilya Ivashka: + 13

TENNIS ITALIANO

L’unico tennista italiano presente nelle prime 100 posizioni ad essere sceso in campo settimana scorsa è stato Marco Cecchinato, giunto sino al secondo turno a Ginevra. Tra i primi 200 giocatori del mondo al momento ci sono 18 italiani:

 NomeClassificaVariazione
1Sinner9-1
2Musetti18 
3Berrettini20 
4Sonego48-3
5Cecchinato721
6Arnaldi106-1
7Passaro128 
8Zeppieri129 
9Fognini130 
10Brancaccio141 
11Vavassori148 
12Nardi151 
13Cobolli159 
14Bonadio164 
15Agamenone166 
16Bellucci167 
17Darderi179 
18Pellegrino183 

NITTO ATP FINALS

La classifica dei migliori 10 giocatori della stagione è rimasta invariata rispetto a quella dello scorso lunedì 22 maggio.

Testa di serieGiocatoreNazionePuntiVariazione
1MedvedevRussia4310 
2AlcarazSpagna3465 
3DjokovicSerbia2755 
4TsitsipasGrecia2635 
5SinnerItalia2285 
6RublevRussia2260 
7RuneDanimarca2135 
8FritzUSA1925 
9KhachanovRussia1585 
10NorrieGBR1545 

ATP NEXT GENERATION

Di seguito l’elenco dei 10 migliori under 21 del 2023 aggiornato al 29 maggio:

PosizioneGiocatoreNazionePuntiNato nelClassifica ATP
1AlcarazSpagna346520031
2RuneDanimarca213520036
3MusettiItalia70200218
4FilsFrancia661200463
5SheltonUSA555200236
6Van AsscheFrancia400200482
7CobolliItalia2782002159
8MedjedovicSerbia2562003168
9StrickerSvizzera2302002116
10CazauxItalia2202002190

BEST RANKING

Tra i nomi di coloro i quali hanno ottenuto il best ranking questa settimana spicca quello di Arthur Fils.

Il diciottenne francese entra altresì per la prima volta nella top 100.  

GiocatorePosizioneNazione
Jarry35Cile
Wu54Cina
Fils63Francia
O’Connell77Australia

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Flash

Serena Williams avrà una docu-serie su ESPN. Prime Video presenta un documentario sulla rivalità parigina di Djokovic e Nadal

Il colosso televisivo statunitense, interamente dedicato allo Sport, annuncia la produzione di una docu-serie incentrata sui momenti più importanti e significativi della carriera di Serena. Nel frattempo il servizio on-demand di Amazon ufficializza l’uscita, il prossimo 26 maggio, di un documentario esclusivo sulle sfide al Roland Garros tra Novak e Rafa

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Serena Williams - US Open 2022 (foto Twitter @wta)

Il Tennis torna ad essere protagonista di alcune produzioni a stampo documentaristico, che svelano il dietro le quinte dei grandi appuntamenti del Tour con uno sguardo approfondito rivolto al lato umano degli atleti, dopo la serie Netflix Break Point” che ha suscitato reazioni ed opinioni contrastanti – certamente indicato per un pubblico nuovo, e non per lo zoccolo duro degli aficionados della racchetta -. Ciononostante, pur non raccogliendo un consenso unanime, la Docu-Serie avrà seguito: è stata, infatti, già lanciata la nuova stagione targata 2024 dove a bucare lo schermo saranno – finora gli unici ad essere stati annunciati – Carlos Alcaraz, Alexander Zverev e Caroline Garcia.

Il ritorno dello Sport del Diavolo, come tema portante assieme alle sue figure di spicco di quella determinata tipologia di elaborazioni audiovisive che si incentrano sulla narrazione dettagliata e caratterizzante sul piano dello Storytelling, lo si deve a due colossi del settore: ESPN e Amazon Prime Video.

 

In The Arena: Serena Williams

Partiamo occupandoci della produzione finanziata dall’emittente televisiva americana dedita unicamente alla trasmissione di eventi sportivi: è stata, difatti, ufficializzata la nascita di un progetto che prevederà la creazione di una Docu-Serie sulla vita da professionista del tennis di Serena Williams, un prodotto che farà rivivere i momenti salienti e maggiormente significativi della carriera della 23 volte campionessa Slam attraverso immagini e dichiarazioni della stessa 41enne di Saginaw e delle persone più vicine alla leggenda del Michigan.

La serie, che verrà intitolata In The Arena: Serena Williams, conferma per l’ennesima volta – ce ne fosse ancora bisogno – come sia oramai innegabile il fatto che Serena, la sua epopea in campo e tutto ciò che rappresenta siano entrati completamente a far parte della cultura popolare aldilà dell’Oceano, e forse non “soltanto” lì.

L’ex n. 1 del mondo ha appeso la racchetta al chiodo all’ultimo US Open e nonostante per l’appunto non sia trascorso neppure un anno dal suo ritiro, nei mesi scorsi ha flirtato in più di una circostanza durante svariate interviste con la concreta possibilità di rientrare seriamente alle competizioni. Tuttavia è in arrivo il secondogenito, perciò è molto più sensato pensare che “l’evoluzione” sia stata ormai superata del tutto e che nel prossimo futuro la minore delle sorelle Williams, si veda solamente – si fa per dire – nel ruolo di mamma con affianco qualche scappatella glamour e mediatica a cui non hai mai voluto rinunciare e che hanno sempre incontrato il suo gusto: le ultime in ordine di tempo al paddock del Gran Premio di Formula Uno di Miami, che ha sede nel complesso dell’Hard Rock Stadium ossia la location che ospita anche il torneo 1000 combined, in prelibata compagnia tennistica e al Met Gala sfilando sul Red Carpet con il pancione in bella vista.

Nadal/Djokovic, Duello al Roland Garros

Ad una produzione lanciata che si prospetta estremamente intrigante, dà seguito un’altra che al contrario è in già in procinto di essere visibile: il servizio on-demand di Amazon, dal prossimo 26 maggio, presenterà in esclusiva un documentario speciale che riavvolgerà il nastro sulla trascendente rivalità – sempre contraddistinta dal rispetto reciproco– consumatasi nell’iconico teatro del Roland Garros, e più precisamente sul manto terroso prestigioso del Philippe Chatrier, nel confronto fra due mostri sacri dell’Era Open.

Stiamo parlando di Novak Djokovic e Rafael Nadal – in doveroso ordine alfabetico -, i due tennisti con il numero più alto di prove Major mai inserite nella personale bacheca di un giocatore nella storia tennistica: 22 a testa. La produzione alimenterà l’epica di questi due fenomeni, iniziando il racconto ripercorrendo la prima grande sfida andata in scena a Bois de Boulogne datata nel lontano 2006, la bellezza di 17 anni fa a testimonianza della continuità ad altissimi livelli e della longevità di Nole e Rafa.

Un documentario, dunque, che darà spazio alle traiettorie delle loro legacy e del rapporto di questi due fuoriclasse assoluti delle raccheta con lo sport che praticano magistralmente da tempo in memore. Si muoverà, inoltre, sul filo sottile della contrapposizione ideale di uomini diversi che affondano le personali radici identitarie nei meandri di un vissuto quasi agli antipodi: sviscerando analogie e somiglianze, dalla condivisa sete per quel senso di competizione che provoca un sentimento di ossessione compulsiva e spasmodica verso l’ottenimento di continui successi, sino alla grandezza dei loro rispettivi palmares, decisamente simili, che controbatte a stili, origini, caratteri e temperamenti totalmente opposti.

I registi dell’opera, intitolata “Nadal/Djokovic, Duello al Roland Garros“, Céline Jallet, Julie Robert e Antoine Benneteau esplorano la rivalità tra lo spagnolo ed il serbo in cinque atti per una durata complessiva di 62 minuti, privilegiando l’approccio drammaturgico. Il file rouge tematico del racconto viene portato in scena proprio dai ripetuti duelli, divenuti per mezzo delle curve della memoria di padre tempo mitici, quasi mistici: dieci confronti diretti materializzatisi nella Parigi terrosa, più che in qualsiasi altro evento (tre volte si sono scontrati a Wimbledon e altrettante allo US Open, due invece le circostanze in cui si sono affrontati a Melbourne), dal 2006 al 2022 sintomi di un’epoca irripetibile tra le più tuonanti della storia sportiva: nel suo Regno, per 14 volte ha alzato al cielo la Coppa dei Moschettieri, Re Rafa XIV – le cui probabilità di vederlo ai nastri di partenza del suo feudo nell’edizione 2023 sono sempre più basse – ha soppiantato l’acerrimo ed agguerrito rivale in 8 occasioni facendo valere il peso della storia; nei quarti del 2015 e nella semifinale del 2021 però l’imponderabile si è fatto realtà con l’inossidabile uomo di gomma che è riuscito a sconfiggere uno che in carriera fino ad allora nell’appuntamento principe della stagione sul rosso aveva trionfato in 112 incontri a fronte di un unico e clamoroso KO con Robin Soderling maturato negli ottavi di finale del 2009.

Perciò uno spettacolo, quello di Prime Video, che ci offre la possibilità di rivivere quella serie di sfide incredibili e aprire così le porte a flashback che riportino alla luce lo splendore passato, senza per questo tralasciare la costruzione prima umana e poi agonistica di questi due iconici campioni: immergendosi nel cuore della loro infanzia tra tormenti e gioie, che garantiscono allo spettatore di poter indentificare e comprendere al meglio la meravigliosa rivalità di cui sono stati autentici protagonisti.

Il racconto di un viaggio immersivo che verrà accompagnato da illustrazioni evocative e che si mostrerà nella sua dimensione universale, ben più profonda della pur notevole logica sportiva, narrando un susseguirsi incessante di ricordi, confessioni e aneddoti anche di coloro che in questi anni hanno avuto il privilegio di condividerne il rettangolo di gioco: vincitori e finalisti Slam del calibro di Stan Wawrinka, Dominic Thiem, Alexander Zverev, David Ferrer, Jo-Wilfried Tsonga o vere e proprie leggende dell’Open di Francia come Gustavo Kuerten e Sergi Bruguera, fino a coach, giornalisti, addetti ai lavori di vario genere. Tutti testimoni di sfide epiche passate – e che passeranno – ai posteri come capolavori strategici dell’arte tennistica.

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Flash

È morto Günter Parche, l’attentatore di Monica Seles

L’aggressore viveva in una casa di cura tedesca da 14 anni ed è deceduto lo scorso agosto all’età di 68 anni dopo un periodo di cure palliative

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Monica Seles, aggredita ad Amburgo

Tra 8 giorni il mondo del tennis vivrà uno spiacevole anniversario. Quello dei 30 anni da quando la campionessa Monica Seles, il 30 aprile del 1993, venne accoltellata a una spalla da Günter Parche. La notizia è che l’uomo è morto all’età di 68 anni e il decesso, come riporta Bild, risale allo scorso agosto. L’aggressore è stato trovato senza vita nella casa di cura a Nordhausen in cui aveva trascorso gli ultimi 14 anni, dopo che nell’ultimo periodo era stato sottoposto a cure palliative.

Ma ripercorriamo brevemente i fatti che hanno certamente cambiato la storia di questo sport: alle ore 17 di quel funesto 30 aprile Seles – vincitrice in carriera di 9 Slam, di cui 8 prima di quell’episodio che le ha cambiato radicalmente la vita – stava conducendo tranquillamente per 6-4 4-3 il suo quarto di finale sul campo centrale di Amburgo, la Rotenbhaum Arena, contro Magdalena Maleeva. Parche, al cambio di campo, riuscì a confondersi con il resto degli spettatori e raggiunse la ringhiera – non invalicabile – che separava il pubblico dalla giocatrice, estraendo un coltello dalla sua borsa e colpendo la tennista jugoslava naturalizzata statunitense, provocandole lievi lesioni fisiche ma importanti conseguenze mentali e costringendola a una lontananza dai campi per 27 mesi. Dovette ripartire da capo Monica, segnata nella propria persona anche dalla scarsa solidarietà delle colleghe tenniste (ad eccezione di Gabriela Sabatini), nel non voler congelare il suo ranking.

Il motivo del gesto dell’attentatore era da ritrovarsi nella sua netta predilezione, se non ossessione, per un’altra campionessa, quella Steffi Graf che all’inizio della stagione ’93 si stava giocando, con continui sorpassi e controsorpassi, il vertice della classifica mondiale proprio con Seles. L’uomo voleva dare alla sua tennista preferita la possibilità di dominare incontrastata nei mesi a venire, cosa che poi effettivamente avvenne, dato che Graf trionfò nei successivi quattro Slam (dal Roland Garros ’93 fino all’Australian Open ’94).

 

Seles non è mai più riuscita a tornare forte come prima (all’epoca dell’aggressione non aveva ancora compiuto 20 anni e aveva giocato 33 finali su 34 tornei disputati dal gennaio 2021), mentre Parche, dopo l’episodio, si dichiarò immediatamente colpevole e rimase in carcere solo fino al 13 ottobre 1993, data della condanna per aggressione aggravata, prima di trascorrere due anni in libertà vigilata.

Federico Martegani

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