Pietrangeli: "Sospeso, ma non mi arrendo" (Calabresi). In campo ma per gioco (Semeraro)

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Pietrangeli: “Sospeso, ma non mi arrendo” (Calabresi). In campo ma per gioco (Semeraro)

La rassegna stampa del 18 aprile

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Pietrangeli: “Sospeso, ma non mi arrendo” (Marco Calabresi, Corriere della Sera Roma)

«Sto buttando un anno». […] «E pensare che avevo già ricevuto una lettera dall’organizzazione di Parigi, avrei premiato il vincitore». A 6o anni dalla sua seconda vittoria di fila sulla terra francese. «Spero di poter andare lo stesso, magari a settembre quando finirà questo strazio. A Roma vedo gente che ancora se ne fotte e non ha capito che deve stare a casa». Come sta trascorrendo questo periodo? «Guardo tutte le serie tv su Netflix. Cucina? Una parola grossa: amo molto i panini e mi sono sempre definito un apritore di scatolette”. Che cosa le manca della vita quotidiana? «II circolo, la famiglia, la normalità. Cerco di ricordare la mia vita per non annoiarmi, e penso che chi non ha rimpianti è un imbecille. Ripenso agli sbagli fatti, a volte do anche una capocciata al muro. Il rimpianto sportivo è quello di non aver vinto Wimbledon; e poi l’aver lasciato il Roland Garros per qualche giorno per assistere alla nascita di mio figlio. Il desiderio di tornare a casa era incredibile, ma mi giocai la possibilità di vincere ancora». Nei giorni scorsi è arrivata anche la notizia della momentanea interruzione della collaborazione con la Federtennis. «Il presidente Binaghi me l’aveva anticipata, spiegandomi che sarebbe stata una cosa momentanea. Una decisione che non piace a nessuno, ma inevitabile. Certo, pensavo valesse per tutte le federazioni e non solo per la Fit». Si era mai immaginato di vivere un maggio senza Internazionali e senza tennis al Foro Italico? «Questo virus è una cattiveria personale. Se arriverò lassù, gli chiederò il perché, anche perché di anni non ne ho più tanti da sprecare…«. A proposito, il campo a lei intitolato è davvero il più affascinante del mondo? «Lo dicono i giocatori, e lo dimostra anche il fatto che gli italiani spingano per giocare lì. Ci sono campi più importanti per grandezza e nome, ma come bellezza non ce n’è per nessuno. Le statue, il colpo d’occhio: è imbarazzante per quanto è bello, anche vuoto». Sarebbe disposto a tutto pur di salvare gli Internazionali, anche a cambiare sede e superficie? «Preferirei saltare un anno che giocare lontano da Roma. Leggo di Milano e Torino come alternative anche indoor, ma per portare un torneo con così tanti giocatori e giocatrici da un’altra parte servirebbe una struttura con dieci, dodici campi». II tennis è uno sport «silenzioso», ma si può giocare a porte chiuse? «Si può, ma non sarebbe comunque lo stesso, anche se il pubblico ha imparato a comportarsi. L’influenza della gente non è più quella dei miei tempi: con l’occhio di falco, gli errori umani sono ridotti al minimo. Ma giocare un torneo come gli Us Open a porte chiuse sarebbe il segnale che si va soltanto alla ricerca dei soldi». Eppure il tennis, per distanziamento sociale, sarebbe lo sport perfetto per la quarantena. «Vero. L’unico contatto, evitabile, è la stretta di mano alla fine. Anche in doppio si sta a un metro di distanza. Basterebbe chiudere gli spogliatoi: i giocatori entrano, giocano, si prendono le loro cose e se ne vanno». Quanti tornei riesce a vivere dal vivo in un anno? «Montecarlo, Roma e Parigi sono appuntamenti fissi. I miei amici di New York sono tutti morti…». Che momento è per il tennis italiano? «Eccezionale. Fognini fa paura a tutti, Berrettini è diventato un giocatore vero, Sinner, potenzialmente è da primi dieci al mondo. E faccio un in bocca al lupo a Gaudenzi, che non poteva diventare presidente Atp in un momento più tosto». Tra i campioni moderni, chi avrebbe visto bene nella sua epoca? «Sicuramente Federer, ma anche Sampras. Ma questo sport non è stato inventato dieci anni fa. Okay, non c’erano le classifiche computerizzate, ma gente come Pancho Gonzales e Lew Hoad era forse più scarsa?»

In campo ma per gioco (Stefano Semeraro, Il Corriere dello Sport)

Non è tennis, ma può essere divertente. E aiutare molti – anche concretamente, non solo virtualmente – ad affrontare la lunga quarantena da sport che stiamo vivendo. Parliamo di esport, in particolare del Mutua Madrid Open Virtual pro che andrà online dal 27 al 30 aprile, il torneo di tennis ‘replica’ digitale del Masters 1000 spagnolo che era in calendario la prima settimana di maggio. […] TABELLONI. Nel frattempo gli organizzatori hanno arruolato molti dei mancati protagonisti, allestendo due tabelloni a 16 posti, maschile e femminile, da disputarsi invece che nella Caja Magica sulla PlayStation 4, e all’interno di un Manolo Santana Stadium, il centrale di Madrid, ricostruito alla perfezione grazie al Tennis World Tour videogame (Nacon Gaming). SOLDI VERI. Il formato sarà particolare: quattro gironi da quattro, i primi due di ciascun girone promossi ai quarti e poi semifinali e finali con Il tradizionale sistema ad eliminazione diretta. In palio c’è però un montepremi reale: 150 mila dollari, che i due vincitori potranno donare in parte o completamente ai loro colleghi meno famosi in crisi economica per il lockdown. In aggiunta ai match ufficiali, ce ne saranno altri fra i più famosi “gamer” e i tennisti, sempre allo scopo di raccogliere fondi per le vittime del Covid-19. FABIO. In gara ci saranno, come si diceva, tennisti reali: Rafa Nadal, Andy Murray, Gael Monfils, il nostro Fabio Fognini, e poi Karen Khachanov, Lucas Poule, David Goffin, John Isner. Fra le ragazze Victoria Azarenka, Madison Keys, Kiki Bertens, Angelique Kerber, Kristina Mladenovic, Carla Suarez, Eugenie Bouchard. « Ho giocato parecchio ai videogame in questo periodo», ammette Monfils, numero 9 del mondo che prima dell’interruzione aveva inizia l’anno vincendo due tornei Atp, a Montpellier e Rotterdam. «La cosa buona sarà tornare in “modalità gara”, ed è importante che lo faremo per una buona causa». A parte i due montepremi in palio, infatti, altri 50 mila dollari verranno utilizzati come “ammortizzatore sociale” per i tennisti di bassa classifica. «So che in molti si stanno allenando – sottolinea Fognini- quindi sarà dura». MINI CIRCUITO. L’idea stuzzica, e potrebbe trasformarsi anche in un mini-circuito, specie se la sosta si prolungherà. «Non vedo l’ora di battermi virtualmente con le altre ragazze – dice Vika Azarenka -. E spero che ci vengano a vedere in molti». I match infatti saranno trasmessi in televisione, in diretta streaming, sui social media del torneo, con una produzione da torneo vero che prevede interviste ai vincitori, analisi dei match e highlights. «I fan potranno inviare domande ai giocatori attraverso i social – spiega Rafael Plaza, capo ufficio stampa del Mutua Madrid Open -. I commentatori di ogni incontro ne leggeranno alcuni durante le intervista post-match». Come in un torneo vero. Per sentirsi più vicini, e tenere viva la passione

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