Djokovic e il pensiero del ritiro: "Nel 2010 non vedevo più ragione di continuare"

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Djokovic e il pensiero del ritiro: “Nel 2010 non vedevo più ragione di continuare”

Nole ha trattato vari argomenti su Sky, in collegamento con Stefano Meloccaro e Filippo Volandri. Dalle finali Slam con Federer e Nadal alla donazione agli ospedali di Bergamo. “In campo il 13 luglio? Secondo molti è difficile”

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Novak Djokovic - ATP Finals 2019 (foto Roberto Zanettin)
 

Ospite del fratello a Marbella, in Spagna, Novak Djokovic è apparso di buon umore, chattando in italiano con Sky Sport per la seconda volta in due settimane dopo la diretta Instagram con Fabio Fognini di due martedì fa. Come nella circostanza sopracitata, il serbo ha confermato lo spaesamento di inizio quarantena, in particolare per i messaggi contrastanti che provenivano dai vari tornei.

“Per noi è importante avere chiarezza sul calendario, chiarezza che in questo momento non abbiamo. All’inizio della quarantena mi sono sentito svuotato e confuso, perché ci dicevano che avremmo giocato sulla terra, e infatti il mio preparatore Marco Panichi mi aveva mandato il programma per la terra ma poi la situazione è degenerata in fretta. Non ho seguito il programma di Marco ma ho continuato a fare esercizio per conto mio. La data di ripartenza ufficiale è il 13 luglio, ma molti dicono che difficilmente si ricomincerà quel giorno. Io però non posso aspettare che mi dicano quando si ricomincia, ogni giorno devo allenarmi in palestra o correre in casa, e faccio una bella fatica anche a giocare con i bambini!”

Successivamente gli è stato chiesto della finale di Wimbledon dello scorso anno, i cui toni epici non possono che essere stati accresciuti dall’incertezza su quando si rivedrà del tennis sul Centre Court, e che infatti è stata riproposta più volte da Sky Sport, che ha i Championships come unico Slam del suo palinsesto: La partita con Roger a Wimbledon è una delle due più grandi a cui ho partecipato, assieme a quella con Rafa a Melbourne nel 2012. Sono due match diversi fra loro e assolutamente unici, di quelli che capitano poche volte nella carriera, io sono stato fortunato ad averne due così. Dal punto di vista tecnico Roger ha giocato meglio, e i numeri lo confermano, ma è stata la mia miglior partita in assoluto per il rendimento nei punti decisivi, non ho sbagliato una palla in tre tie-break, non credo mi fosse mai successo! Sono grato di aver potuto lottare con un rivale così grande su un campo che sognavo fin da bambino”.

Eppure c’era stato un momento in cui Djokovic si era quasi arreso al cospetto degli altri due dioscuri, per quanto incredibile possa sembrare a un decennio di distanza – un ulteriore memento della dilatazione del tempo nel tennis contemporaneo. Nel 2010, infatti, Nole ha confessato di aver pensato al ritiro dopo la sconfitta contro Jurgen Melzer nei quarti del Roland Garros: “Quella volta ho pianto tanto, è stata difficile da digerire per me, non vedevo più ragione di continuare. Credo che ogni giocatore abbia questa esperienza durante la carriera, ma quella sconfitta è stata un momento di trasformazione. Mi sono sentito liberato, perché mi ero sempre messo addosso grande pressione e grandi aspettative”.

La causa lunga dell’insoddisfazione, però, erano sempre quei due: “In particolare, dopo la vittoria a Melbourne nel 2008 non ero felice da un punto di vista professionale, perché pur essendo N.3 sapevo di poter diventare il migliore, eppure perdevo tutte le partite importanti negli Slam, quasi sempre contro Federer e Nadal. Tutta quella pressione e quella fatica si erano accumulate e mi impedivano di giocare con gioia e di esprimere l’aggressività che ha sempre contraddistinto il mio gioco”.

Per certi versi, si possono notare alcune similitudini con la sconfitta contro Cecchinato, sempre a Parigi, del 2018, viatico fondamentale per la sua rinascita come la battuta d’arresto con Melzer lo era stato per la sua ascesa. Anche in quella situazione il serbo aveva detto di aver imparato molto su sé stesso dalla sconfitta, in seguito alla quale, dopo cinque giorni di trekking in Francia, ha dichiarato di aver ritrovato le emozioni positive del tennis, un tema ricorrente per un campione più umano di quanto dia a vedere.

Infine, Nole ha anche speso due parole sulla donazione fatta agli ospedali di Bergamo, una delle due fonti di copertura mediatica (indesiderata) che ha ricevuto in queste settimane, insieme alla controversia sui vaccini: Amo l’Italia con tutto il cuore, sento sempre la vicinanza con questo Paese. Ho vissuto tanto tempo in Italia, per esempio a Perugia da Castellani o a Firenze. La situazione lombarda mi ha toccato in particolare. Edoardo Artaldi, il mio manager, ha un cugino che lavora in ospedale a Bergamo, e ho anche un’amica, Ljubica [Komlenic, ndr], che fa lo chef lì, e tutti mi hanno raccontato di quanto grave sia la situazione. Non volevo parlarne ma alla fine la notizia è trapelata.

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