“Roma mi manca tanto ma è meglio fermarsi” (Gianluca Cordella, Il Messaggero)
[…] Ma alla vigilia del suo ritorno in campo, previsto nel weekend in un torneo esibizione con Opelka, Sandgren e Paul, Matteo Berrettini ha dovuto alzare ancora una volta bandiera bianca. «Distorsione a una caviglia durante l’allenamento. Temevo fosse più grave, comunque: tra qualche giorno dovrei ricominciare ad allenarmi. Se non altro è il momento migliore per infortunarsi, visto che non ci sono tornei». Già, e a sentire Nadal non ce ne saranno prima del prossimo anno… «lo spero sempre di poter giocare ma temo che Rafa abbia ragione. Un grande torneo ospita almeno 300 persone, tra atleti e membri degli staff, che arrivano da ogni parte del mondo. Il tennis ti permette di mantenere la distanza in campo, ma poi ci sono spogliatoi, palestre, fisioterapisti… Non entrare in contatto con gli altri è complicatissimo». E dunque? «A volte mi chiedo se non sia il caso di aspettare il prossimo anno e ripartire normalmente dall’Australia. Ma il tema è delicato e lascio che sia la scienza a esprimersi: se ci dicono che seguendo le norme di sicurezza non ci sono rischi di contagio, sono pronto a giocare. Ma se ci sono margini di rischio forse è meglio aspettare che tutto sia passato». Domani sarebbero dovuti iniziare gli Internazionali a Roma… «È pazzesco quello che sta succedendo nel mondo. Il telefono mi ricorda i momenti più belli di un anno fa e adesso stanno spuntando le foto del Foro Italico 2019. I ricordi sono tantissimi e pensare che quest’anno non ci sarà nulla è un colpo al cuore. Spero che gli Internazionali possano essere recuperati più avanti anche se a porte chiuse non sarà la stessa cosa. Meglio pensare alla rinascita del 2021 e immaginare il Foro pieno di appassionati. Per me Roma è l’appuntamento più importante dell’anno: è il torneo di casa. conosco metà della gente che ci viene…». Djokovic ha proposto ai primi 100 tennisti del mondo la creazione di un fondo per aiutare i giocatori nelle retrovie… «E’ una cosa bella, significa che i giocatori più affermati si preoccupano per quelli che non riescono a vivere con il tennis. Ci siamo scritti con Nole: la sua è una proposta, non un’imposizione. Io gli ho detto che preferisco sostenere gli ospedali o le famiglie che hanno perso qualcuno durante la pandemia». Le fa onore. […] Nel bene e nel male: Djokovic è finito nell’occhio del ciclone per aver detto di non voler fare il vaccino qualora fosse necessario per giocare. «Da piccolo ho fatto tutti i vaccini possibili. Se dovessero trovarne uno per il Coronavirus lo farei, mi fido della scienza». A Nadal invece hanno dato del “fascista” per aver criticato l’operato del governo spagnolo (di sinistra) nella lotta al Covid-19. «Le nazioni si sono comportate in modo molto diverso, il che mi lascia pensare che non ci fosse un modo univoco per affrontare l’emergenza. Il tempo dirà chi ha avuto ragione, scegliendo una strada piuttosto che un’altra». Gli Stati Uniti addirittura hanno scelto via diverse da Stato a Stato. «Ci sono situazione molto diverse: a New York i contagi sono esplosi, qui in Florida ce ne sono stati pochi e si sta già tornando alla normalità. Hanno riaperto parchi e spiagge ma io e Ajla (Tomljanovic, la fidanzata tennista) non ci siamo andati. Ci siamo dati delle regole per non rischiare». Quanto aiuta la stabilità sentimentale? «Tanto, poi da quando sto con Ajla è andato tutto molto bene. A livello personale è bello vincere, ma alla fine parliamo sempre di una partita di tennis. Se invece all’interno del “percorso”, delle difficoltà, dei momento critici, porti qualcuno con te alla fine raddoppiano anche le gioie». Come quella di entrare nella top ten mondiale. II futuro del ranking è incerto «Situazione molto complicata e qualsiasi scelta scontenterà qualcuno. Potrebbero far scadere tutti punti, far rimanere un torneo nel ranking per due anni o far scadere solo una percentuale. Io sono ansioso di capire: se si ricominciasse dagli Us Open avrei qualche punto da difendere…». In questi giorni le videochat su Instagram tra giocatori hanno monopolizzato l’attenzione, svelando anche dei “backstage”, come la cena intima tra Djokovic e la Sharapova. Qual è il suo backstage? «Ho avuto una carriera molto più breve rispetto alla loro, quindi ho vissuto forse situazione meno interessanti. Una volta – avevo 18 anni e giocavo per l’Aniene – dopo aver vinto un match di Serie A a Rovereto, ci fermammo in un ristorante sulla via del ritorno. Mi passarono due o tre bicchieri di vino rosso che io ovviamente non ressi. E finii a cantare a squarciagola nel ristorante e in macchina al ritorno».
Un rovescio a 111 km all’ora. Sinner affina l’arma letale (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)
Arma letale, rovescio. Lo dicono i numeri: secondo le statistiche della Atp, quello di Jannik Sinner è il più potente del circuito. Più di Wawrinka e Thiem, più anche di Djokovic e Nadal.[…] Valori Spin e potenza sono gli ingredienti della formula magica che proietta il numero 73 al mondo in testa alla speciale classifica. Il primo dato, lo spin, si riferisce al numero di volte in cui la palla gira su stessa dopo l’impatto con il rovescio: Jannik riesce a fare numeri da capogiro con 1858 giri di media, davanti ai 1840 di Klizan. un altro picchiatore a due mani. Seguono Auger Aliassime, Pablo Cuevas e John Millman. Tra i migliori spin dei top 10 ci sono Gael Monffis (1551), Stefanos Tsitsipas (1280) e Danil Medvedev (1262). Mentre tra i Big3 comanda Rafa Nadal con 1252 giri al minuto. Ma è lo spin combinato alla velocità di palla che fa di quello di Sinner il rovescio più letale: una media di 111 km all’ora, un soffio in meno di Rafa (112), mentre quello di Thiem viaggia «solo» a 67.4 km/h. Riccardo Piatti segue Jannik Sinner da quando era poco più che un bambino, arrivato da Sesto Pusteria per approdare a Bordighera: «Non sapevo di questa statistica, ma il segreto parte da molto lontano. Abbiamo visto che aveva un rovescio bellissimo, molto potente e veloce – spiega il coach -. Quando colpisce ha la capacità di restare molto basso e sotto la palla. Ci ha raccontato che era tutto merito di suo papà, con cui giocava da ragazzino. Gli diceva sempre di abbassarsi bene sulle ginocchia e tirare più forte possibile. Lui lo faceva, ma la palla andava molto spesso fuori dal campo. Ora abbiamo mantenuto quella impostazione e le sue caratteristiche naturali, ma abbiamo aggiustato la mira… ». Ripresa Da pochi giorni il l8enne è tornato ad allenarsi in campo, dopo troppo tempo senza prendere in mano la racchetta: «Comunque l’ho trovato in forma, fisicamente sta bene – continua Piatti -. Sta migliorando molto, si sta allenando con Simone Bolelli e qualche volta con Goffin che è qui con noi. Non facciamo allenamenti specifici sul rovescio, l’unica cosa che fa è scaldarsi iniziando proprio da quella parte. Una volta che si sente a posto con quel colpo, allora riesce a tenere bene il gioco». Ma non ci si può fermare mai: «Eh no, anzi, bisogna migliorare soprattutto sullo slice. Ma vedrete che presto anche col dritto colpirà come il rovescio, sono molto contento dei progressi che sta facendo». Dalibor Sirola è il preparatore atletico che sta costruendo il fisico di Sinner: «Non c’è un allenamento specifico per il rovescio – spiega -. Ma lo sci gli ha lasciato una eredità importante, perché riesce a spostarsi e colpire in movimento senza perdere mai l’equilibrio, per questo riesce a spingere sempre. Poi è molto elastico, è leggero, perfetto per il tennis moderno». Stile Djokovic Elasticità, forza esplosiva, rovescio a due mani, facile fare un paragone con il numero 1 al mondo, il migliore a cui ispirarsi: «Jannik mi ricorda molto Novak – ricorda Piatti, che con il serbo ha collaborato in passato -. Per come si muove in campo, per come colpisce, il suo rovescio è molto simile a quello del serbo. E magro, sciolto come il numero 1. I paragoni si fanno con piacere ma c’è ancora tanta strada da percorrere e molto da imparare. Lasciamolo crescere, ci stupirà».