Il direttore di Ubitennis vi risponde. Scrivete a scanagatta@ubitennis.com

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Il direttore di Ubitennis vi risponde. Scrivete a scanagatta@ubitennis.com

Con una cadenza settimanale Ubaldo Scanagatta cercherà di rispondere a quel che gli verrà chiesto da voi lettori. Anche in breve (forzando la sua natura)

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Ho ricevuto diverse email che mi hanno convinto a dare il via a una rubrica di domande e risposte, per la quale invito i lettori a utilizzare una casella di posta elettronica creata ad hoc – scanagatta@ubitennis.com. Mandate una mail con oggetto ‘Domande al direttore’ indicando il luogo di provenienza: citerò i lettori che me ne faranno espressa richiesta. Le mail devono essere brevi, altrimenti non sarà possibile leggerle e rispondervi compiutamente.

Cominciamo da quelle che ho già ricevuto, e che saranno oggetto di questa prima rubrica.

Ma si giocheranno tornei nel 2020? Più in Europa o negli Stati Uniti o in Asia? I tornei a porte chiuse sono accettabili?

C.R. Busto Arsizio

Senza palla di vetro è dura. Ma non credo che ce la caveremo rapidamente. Almeno fino all’uscita del vaccino e sempre che non ci siano a giro troppi sostenitori del no vax. Non sono ottimista, anzi sono proprio pessimista, anche perché il tennis è sport internazionale che fa muovere più di un migliaio di persone da un torneo all’altro e il problema della quarantena obbligatoria fra un Continente e l’altro, fra un Paese e l’altro non mi sembra di facile soluzione (anche quando le linee aeree riprendessero a viaggiare a pieno regime…e chissà quando?).

Oliviero Palma, direttore del Ladies WTA Open di Palermo nella nostra video-chat ha suggerito una soluzione interessante al riguardo proprio a WTA e ATP. La Germania che ha riaperto brevemente i cancelli del lockdown sembra essersene pentita e fatto almeno una parziale retromarcia. In teoria laddove il virus ha colpito per primo, se sono state seguite determinate precauzioni e policy, si dovrebbe poter ricominciare prima che altrove. Forse proprio in Cina e in Asia dunque, anche se l’idea di giocare a Wuhan… (dove pure il tennis è ripartito!) francamente non mi lascerebbe tranquillo. Se mi doveste far dire dir se credo di più alla disputa dell’US Open o del Roland Garros, beh, sulle prime propenderei sul Roland Garros. A New York non si libereranno tanto facilmente e presto del coronavirus, con milioni e milioni di persone che arrivano da mille paesi diversi.

Al contrario di quanto appena detto però, la recente decisione governativa francese (martedì scorso) di impedire prima di settembre l’effettuazione di eventi sportivi che raccolgano masse di tifosi superiori a 5.000 persone, lascia credere che solo un miracolo possa rendere possibile lo svolgimento del Roland Garros il mese successivo. Il primo ministro francese Edouard Philippe ha anche aggiunto: La stagione 2019-2020 di tutti gli sport professionisti, non potrà essere ripresa. Nei giorni di sole (sic!) si potrà praticare sport individuali all’aperto, rispettando le regole sul distanziamento sociale. Non si potrà fare sport indoor, né sport di squadra e di contatto”.

Insomma…se anche il Governo francese decidesse di allentare la guardia da settembre in poi, potrà farlo al punto di consentire a 500.000 persone a stare spalla a spalla per 13 giorni? Mi pare improbabile. Salvo, appunto, miracoli.

Porte chiuse allora? – e così rispondo anche al lettore G.V. di Jesi. Anche se si facesse a meno di raccattapalle, di giudici di linea internazionale, un torneo dello Slam – i primi da “salvare”, credo si possa essere tutti d’accordo, sono i pilastri del nostro sport – significa avere a giro per uno stadio fra le 2.000 e le 3.000 persone. E non solo i 500 giocatori di singolari e doppi, un loro allenatore (non si dice i team completi…) che dovrebbero vivere a spazi distanziati, nelle player lounge. E tutti gli altri nelle sale stampa, nelle sale di produzione, nelle cabine TV? E se poi piovesse? Indoor non si può giocare fino a settembre…ma a ottobre sì? 

Tetto Philippe Chatrier (via Twitter, @rolandgarros)

Ok, la filosofia corrente pare ispirarsi al seguente principio: in emergenza scegliamo il male minore. Lasciamo almeno che si giochi a tennis, che lo si veda in TV a porte chiuse. Anche se …sai che tristezza (!) vedere anche in TV uno spettacolo sportivo senza spettatori, senza applausi, con i tennisti orfani di ogni carica adrenalinica salvo quella personale (o ci faranno sentire applausi come nelle sit-com in cui si sentono risate improbabili a ogni battuta, anche se penosa?). Patetica anche la proposta di vendere posti (sia pur a prezzi ridotti) a spettatori raffigurati con il loro nome e una foto incollata su dei cartoni! 

Poi, anche se a porte chiuse, resta comunque il problema dei giocatori, degli arbitri, dei dirigenti, dei giornalisti, degli inservienti, addetti ai campi, agli ingressi, ai controlli, alla sicurezza, al personale sanitario.. Come dicevo 2.000, 3.000 persone a dir poco. Già tutta gente che è stata ferma per tutti questi mesi. Finchè non uscirà un vaccino che garantisca adeguata prevenzione contro il COVID-19, sarebbero felici tutte quelle persone che sono state attente a non correre rischi, con le loro famiglie a casa loro, nel loro Paese, di salire improvvisamente su un aeroplano? E il Governo francese consentirebbe a tutte queste  di arrivare a Parigi e mischiarsi con il popolo francese? 

Senza la possibilità pratica di viaggiare internazionalmente il circuito del tennis non può sopravvivere. Inutile illudersi. Secondo me le porte chiuse possono andare bene per Italia-Corea del Sud di Coppa Davis a Cagliari, ma per un torneo che in tempi normali ospita diverse centinaia di migliaia di spettatori, sarebbe cosa che io non vorrei mai vedere. Forse perchè non sono un manager di diritti TV né un organizzatore che vede sfumare il proprio bottino annuo… eppure anche Ubitennis vive di tennis giocato!

A pagine due, le risposte del direttore sull’unione ATP/WTA e su ‘No Vax’ Djokovic

Pagine: 1 2

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