Il piano d’aiuti di ATP e WTA: molte differenze e qualche discriminazione

Rubriche

Il piano d’aiuti di ATP e WTA: molte differenze e qualche discriminazione

Le prime voci su risorse e criteri per il relief fund. Soldi solo ai primi 500 al mondo. Un massimo di 8mila dollari dall’ATP, 10mila dalla WTA. I doppisti ATP prenderanno di meno. Nessun fondo extra dai top players

Pubblicato

il

Paolo Lorenzi - Wimbledon 2019 (foto Roberto Dell'Olivo)
 

Nelle ultime settimane, tanto si è parlato nel mondo del tennis di un fondo per supportare i tennisti e le tenniste ai margini della classifica mondiale. Tutti quelli che, tanto per intenderci, oltre a non poter competere, e quindi avere potenziali nuove entrate nei prossimi mesi, difficilmente possono aver messo un granché da parte nelle ultime stagioni. 

C’è un’ottima notizia per questa platea di professionisti: la ATP e la WTA sembrano essere ormai sul punto di finalizzare un pacchetto d’aiuti per loro. La cattiva notizia è che non proprio tutti i tennisti potrebbero beneficiarne e quelli che ne beneficeranno lo faranno in diverse misure. Inoltre, pare che ATP e WTA abbiano stabilito differenti importi massimi dei sussidi e criteri per ottenerli. In un periodo in cui sta aumentando la pressione per un’unificazione tra queste due organizzazioni non è di certo un segnale incoraggiante.

Stando alle ultime voci, riportate dal sito ‘opencourt’, il relief fund della WTA consisterà in un massimo di 10.400 dollari a giocatrice. La somma verrà erogata in due tranche. In termini di classifica, il requisito minimo per poter ottenere questo aiuto consiste nel far parte delle prime 500 tenniste in singolare e 175 in doppio. Inoltre, per ottenere l’intera somma, le tenniste devono aver disputato almeno sei tornei WTA, tra i quali almeno un torneo dello Slam, nei dodici mesi precedenti alla data di stop del circuito, fissata nello scorso 16 marzo. Nel caso una tennista non soddisfi entrambi questi criteri (sei tornei e almeno uno Slam) riceverà la metà della somma.

Stando alle dichiarazioni della serba Alexandra Krunic, n.57 della classifica e membro del player council della WTA, pare che ci sia stato un ampio consenso tra le giocatrici sul fatto di escludere le colleghe con una classifica oltre la posizione 500. Il principio sarebbe che la maggior parte degli introiti sono generati dai tornei dello Slam e solo chi vi partecipa ha diritto quindi di ottenere l’aiuto. Sarebbero poi stati fissati dei paletti per escludere dal piano di aiuti tutte quelle tenniste che si presume non abbiano bisogno di questa somma di denaro. Si tratta delle giocatrici che nell’arco dello stesso periodo hanno guadagnato almeno 350mila dollari di montepremi, 1,4 milioni negli ultimi 4 anni o 3,5 milioni in carriera. 

Per fare alcuni esempi di incluse ed escluse, diamo un’occhiata alla situazione di alcune tenniste azzurre. Con oltre 3 milioni e 800mila euro di guadagni in carriera, Camila Giorgi è esclusa dalle beneficiarie dell’aiuto della WTA. Così come Sara Errani, che nei suoi anni nel tour ha guadagnato oltre 13 milioni di dollari. Dovrebbe ricevere il sussidio pieno invece la nostra attuale n.2 Jasmine Paolini (n.95 del ranking WTA), che nell’ultimo anno è stata sotto la soglia dei 350mila dollari di montepremi e che ha preso parte ad un numero sufficiente di tornei e Slam. Potrebbe ottenere solo la metà della somma ad Elisabetta Cocciaretto, n.157 del mondo, che ha partecipato a soli 5 tornei del circuito maggiore nella sua ancora giovane carriera. 

La somma stanziata dall’ATP dovrebbe essere diversa, così come i criteri per ottenerla. A prescindere da tutte le valutazioni del caso, ciò è dovuto anche al fatto che i giocatori da Challenger già beneficiano di un rimborso parziale per le spese di viaggio. Questo complica leggermente la decisione riguardo a come distribuire l’aiuto. In ogni caso, l’ATP sembra aver optato per due assegni da 4.325 dollari ciascuno per i giocatori con una classifica tra la posizione 101 e 500 in singolare e da 2.165 dollari per quelli con una posizione tra la 51 e la 175 in doppio. Questa differenza di trattamento potrebbe sicuramente dare adito a polemiche da parte dei doppisti. Verranno esclusi dalla platea di beneficiari tutti i giocatori che hanno guadagnato almeno 250 mila dollari nella scorsa stagione o un milione nelle precedenti quattro. 

Pare che sia stata abbandonata definitivamente l’idea di un extra fondo proveniente dalle tasche dei top players. L’idea, lanciata tra gli altri da Novak Djokovic, si è dimostrata troppo divisiva. Non hanno di sicuro aiutato le recenti dichiarazioni del n.3 del mondo Dominic Thiem. L’austriaco ha esplicitamente detto di non volere aiutare i tennisti con una bassa classifica visto che loro non si impegnano abbastanza per emergere. 

Per rimanere in casa Italia, stando a questi criteri verrebbero tagliati fuori dall’aiuto Marco Cecchinato, Paolo Lorenzi e Thomas Fabbiano i quali, pur essendo oltre la posizione n.101, sforano il tetto massimo dei guadagni nelle precedenti stagioni. Dovrebbero invece ricevere il sussidio Federico Gaio (n.130), Lorenzo Giustino (n.157) così come tutti gli altri azzurri fino alla posizione n.500. 

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement