Heribert Mayr, uno dei primi coach di Sinner: "Se lo rimontavo al tie-break piangeva di rabbia"

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Heribert Mayr, uno dei primi coach di Sinner: “Se lo rimontavo al tie-break piangeva di rabbia”

Il Corriere dell’Alto Adige ha intervistato uno dei primi allenatori di Jannik, che lo ha seguito dai 7 ai 14 anni. “Jannik diventerà forte anche a rete, lo era da ragazzino e il suo gioco lo predispone alla rete”

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Heribert Mayr e un piccolo Jannik Sinner
 

Con Jannik ci sentiamo spesso, lui mica si è montato la testa, sa. È sempre quello”: comincia così l’intervista rilasciata da Heribert Mayr al Corriere dell’Alto Adige di sabato scorso, di cui pubblichiamo qualche stralcio per gentile concessione di Francesco Barana. Mayr è il maestro di Brunico che ha allevato Jannik Sinner dai 7 ai 14 anni, prima del suo trasferimento alla corte di Piatti a Bordighera. Oggi ha 64 anni e fatica a nascondere emozione “e anche un po’ di orgoglio, perché del mio ce l’ho messo” e si dice convinto, e in questo è certamente in buona compagnia, che possa entrare tra i primi cinque giocatori del mondo.

Per convincerci che non sta vendendo fumo, Mayr ci racconta un aneddoto a sostegno della sua tesi che Jannik ‘è uno tosto’.

A 10-11 anni soffriva di nostalgia appena si allontanava da casa per qualche torneo. Eppure resisteva, faticava e arrivava in fondo; altri ragazzini invece si facevano eliminare al primo turno. La svolta fu ad Avezzano, ai campionati nazionali Under 13. La mattina della semifinale mi disse che stava male, lo portai all’ospedale ma non aveva niente. Giocò, perse, eppure seppe reagire. Fu un passo verso la maturazione: sapeva che se voleva seguire la sua strada doveva togliersi di dosso certe paure”.

Heribert Mayr torna poi sulla decisione di Jannik di lasciare lo sci per il tennis. “Aveva 12 anni, di scii era campione italiano e si allenava tutti i giorni. A tennis certo era forte, ma per lui quello era ancora un hobby da due volte a settimana“. Sul perché Sinner abbia scelto così, Mayr non ha conferme dirette ma condivide una sua idea: “Nello sci iniziava ad accusare il colpo fisicamente e non vinceva più. E Jannik è uno che ha sempre voluto vincere, non accettava di perdere nemmeno contro di me. Era avanti 5-2 al tie-break e poi lo superavo: non le dico i pianti di rabbia“.

Poi una battuta confortante sul gioco di volo, il punto debole di Sinner: “Jannik diventerà un grande giocatore anche a rete, lo era da ragazzino e il suo gioco aggressivo lo predispone alla rete. Ovvio che se sale il livello diventa tutto più difficile, ma quest’anno prima della pausa era cresciuto anche nelle volée e negli smash. È già un giocatore completo, migliorando diventerà un campione“.

In chiusura di intervista, Mayr sottolinea un altro concetto importante: “Dicono che Jannik non ride mai, ma quanti ridono in campo? Lui si diverte tantissimo fuori, poi durante il match cambia, è talmente concentrato che non muove un muscolo. Per lui il tennis è un piacere prima ancora che un lavoro, non per tutti è così”.

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