Spending review, riallocazione di risorse, ridimensionamento. Si utilizzi l’espressione preferita, sta di fatto anche USTA, la federazione tennistica statunitense, ha sentito la necessità di tirare un po’ la cinghia in questi mesi di incertezza e in particolar modo nell’attesa di conoscere il destino del suo torneo di riferimento – lo US Open. Più verosimilmente, ha colto l’occasione per accelerare un processo di riorganizzazione generale.
Non si tratta del tragico effetto che la pandemia ha avuto sul bilancio di Tennis Canada, costretta a licenziare il 70% dei dipendenti, anche perché stando al The New York Times nelle casse federali ci sono 155 milioni di risparmi. La prospettiva di un buco di bilancio in caso di mancata disputa dello Slam newyorchese però c’è. I vertici dell’organizzazione statunitense, nella persona di Patrick Galbraith – chairman del Board of President – e Michael Dowse – CEO ed Executive Director – hanno dunque annunciato un piano grazie al quale si prevede di risparmiare 50 milioni in due fasi, una cifra equivalente a quella che USTA ha messo a disposizione di circoli e maestri per favorire la ripartenza.
Oltre alla riduzione di qualche stipendio d’oro e delle spese di viaggio per il prossimo triennio, alla chiusura degli uffici di White Plains, alla cancellazione di alcuni dei meeting previsti e di progetti ritenuti al momento ‘non essenziali’, verranno eliminate ben 110 posizioni lavorative. Tutto nell’ottica di creare una struttura organizzativa più ‘agile’.
La sensazione è che USTA abbia colto al balzo l’occasione ‘offerta’ (o meglio, imposta) dalla pandemia per accelerare un processo di digitalizzazione a discapito delle risorse umane. Nel comunicato, infatti, vengono pubblicizzati i supporti digitali ‘Serve Tennis Portal‘ e ‘Tennis Service Platform‘ che offrono una serie di tool grazie ai quali dovrebbe essere possibile attrarre e coltivare le nuove generazioni di tennisti. Più digitale, meno personale – o comunque allocato diversamente. Una strada che molte aziende stanno intraprendendo.