Dimitrov positivo, niente finale. Torna la grande paura nel tennis (Nazione-Carlino-Giorno Sport). Gli Assoluti a porte aperte con 109 spettatori per volta (Cocchi). Panatta Pietrangeli "I nostri Assoluti" (Semeraro). Intervista a Panatta: "La mia carriera vera è iniziata contro Nicola" (Corriere dello Sport). "I due ko con Adriano più importanti delle vittorie" (Corriere dello Sport)

Rassegna stampa

Dimitrov positivo, niente finale. Torna la grande paura nel tennis (Nazione-Carlino-Giorno Sport). Gli Assoluti a porte aperte con 109 spettatori per volta (Cocchi). Panatta Pietrangeli “I nostri Assoluti” (Semeraro). Intervista a Panatta: “La mia carriera vera è iniziata contro Nicola” (Corriere dello Sport). “I due ko con Adriano più importanti delle vittorie” (Corriere dello Sport)

La rassegna stampa di lunedì 22 giugno 2020

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Dimitrov positivo, niente finale. Torna la grande paura nel tennis (Nazione-Carlino-Giorno Sport)

Il Covid-19 mette di nuovo paura al mondo del tennis, che cerca con cautela di rimettersi in carreggiata in vista della ripresa dei grandi tornei ad agosto. Alla vigilia dell’apertura degli Assoluti d’Italia, a Todi (Perugia) – evento che non si svolgeva dal 2004 e che è già stato battezzato il «torneo della ripartenza», oltretutto aperto al pubblico -, arriva una doccia fredda dall’Adria Tour, il torneo regionale benefico organizzato da Novak Djokovic, la cui finale a Zara (Croazia) è stata annullata ieri sera dopo che il bulgaro Grigor Dimitrov ha annunciato di essere risultato positivo al virus. Dimitrov aveva partecipato alla prima tappa del torneo una settimana fa a Belgrado e oggi anche via social ha fatto sapere quanto gli è successo.

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Immediata la reazione degli organizzatori del torneo balcanico. Goran Ivanisevic, direttore del torneo di Zara, ha deciso di annullare la finale che avrebbe messo di fronte lo stesso Djokovic e il russo Abdrej Rubljov.

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Un brutto segnale, specie in considerazione del fatto che al contrario di altri sport, il tennis impone continui e frequenti spostamenti dei protagonisti che non sono non assistiti, per la maggior parte, da strutture e sistemi di sicurezza adeguati come possono avere ad esempio i club di calcio. Grigor Dimitrov, 29 anni, è attualmente 19° nella classifica Atp Da domani, a Todi, si giocherà invece per laureare il campione e la campionessa d’Italia. A rendere il tutto più interessante c’è il fatto che, secondo quanto annuncia la Federtennis, il torneo è anche aperto al pubblico, con un massimo di 109 spettatori per ogni sessione di gara. I migliori italiani del ranking mondiale non ci saranno, ma l’importante è ripartire: i favoriti sono Lorenzo Sonego, n.46 della classifica Atp, fra gli uomini e Jasmine Paolini fra le donne. Per l’occasione saranno ovviamente previste misure speciali di tutela e protezione per spettatori e atleti: il pubblico dovrà infatti indossare la mascherina per tutto il tempo di permanenza in tribuna e lasciare la tribuna stessa a fine sessione. Al termine di ciascuna sessione, le tribune verranno sanificate con vaporizzatori certificati.

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Gli Assoluti a porte aperte con 109 spettatori per volta (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Porte aperte ai Campionati Assoluti di Todi, che tornano dopo 16 anni. Ci sarà un massimo di 109 spettatori. Il pubblico dovrà indossare la mascherina per tutto il tempo di permanenza in tribuna e lasciare la tribuna stessa a fine sessione (una al mattino, una al pomeriggio). Al termine di ciascuna sessione, le tribune verranno sanificate. Finalmente, tennis vero per tifosi veri. E con il terzo moschettiere italiano pronto a stupire. Dopo l’amico e tante volte compagno di allenamenti Matteo Berrettini, e Fabio Fognini, c’è Lorenzo Sonego con il suo 46° posto nel ranking mondiale. Testa di serie numero 1 del tabellone maschile, Lorenzo da Torino, passato da calciatore e cuore granata, è pronto a mettersi alla prova. I mesi senza giocare sono stati tanti, e lunghi. Ma fortunatamente gli hanno consentito di rimettere in sesto il polso malandato:

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Dopo Todi resterà in Italia, solo qualche esibizione ma di tennis “classico”, senza invenzioni stravaganti alla Mouratoglou: «Ho visto un po’ Berrettini nelle Uts, sì sono davvero strane, ma divertenti. Penso anche io che il tennis possa aver bisogno di qualche innovazione per il pubblico, ma io amo la tradizione, sono abituato a queste regole e mi piacciono così».

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A differenza di Matteo Berrettini, volato in Florida, Sonego ha passato il lockdown nella sua Torino, dove è tornato ad allenarsi stabilmente (allo Sporting) e di cui è anche diventato ambasciatore: «Un incarico che mi ha fatto molto piacere, la sindaca Appendino è una mia tifosa oltre che un’appassionata di tennis, ci sentiamo spesso prima dei tornei, era venuta in tribuna a Wimbledon a vedermi. Torino è una città meravigliosa, e adesso che ha anche avuto l’organizzazione delle Atp Finals, farò di tutto per arrivarci». Pacato e ambizioso Sonego, che ha le idee molto chiare sulle prossime settimane: «Le polemiche sugli Us Open? Le ho seguite ma io non ho paura, penso che con le dovute misure di sicurezza andrà tutto bene. E sul fatto di portare solo due o tre persone con me al torneo, beh, non vedo la differenza. Io sono abituato a viaggiare leggero…». Dunque lui a Flushing Meadows ci sarà, e l’assenza di big lo ingolosisce: «Alla fine non so se verranno Djokovic e Nadal, poi Federer è infortunato. Sì, si aprono belle opportunità anche per le nuove generazioni. Chi penso che possa vincere? Io, ovviamente. Magari in una bella finale tutta italiana con Berrettini.

Panatta Pietrangeli: “I nostri assoluti” (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Sono passati 50 anni. Mezzo secolo di tennis dalla finale dei Campionati Assoluti giocati alla Virtus Bologna tra il 37enne Nicola Pietrangeli e il 2Oenne Adriano Panatta. “La” finale. Il match più celebre della ultracentenaria storia degli Assoluti e quello che chiuse un’epoca per aprirne un’altra, come confermò il remake dell’anno seguente a Firenze, vinto sempre da Panatta, sempre in cinque set [a Bologna fini 6-1 3-6 3-610-8 6-4). Non fu solo la fine di un’epoca tennistica e l’inizio di un’altra, ma anche la nascita di una nuova dimensione sociale del tennis, che diceva addio all’epoca affascinante degli amatori –

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Era l’Italia del boom economico, e Panatta, il figlio dei custode dei campi del Parioli, raccoglieva il testimone da Pietrangeli, figlio della profuga russa Anna De Yourgaince, nato a Tunisi, campione di uno sport pieno di fascino e lontano dal professionismo esasperato attuale. Oggi a Todi, dopo 16 anni di morte apparente, gli Assoluti riallacciano la loro vicenda antica, nel segno di una rinascita del nostro tennis dopo l’emergenza coronavirus ma certo privi della qualità di quelle sfide fra Nicola e Adriano.

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Per un secolo i Campionati sono stati la vetrina del nostro tennis, Pietrangeli li ha vinti sette volte, come Barazzutti e Gardini, Panatta sei prima di preoccuparsi di conquistare Roma e Parigi, Lea Pericoli fra singolari e doppi di scudetti ne ha portati a casa 27. Nell’albo d’oro ci sono Merlo e Cucelli, Canè e Camporese, ma dal 2004 erano stati abbandonati per manifesta irrilevanza. Ricominciano da Sonego, n.1 del tabellone, e con tanta voglia di voltare pagina dopo la pandemia.

Intervista a Panatta: “La mia carriera vera è iniziata contro Nicola” (Corriere dello Sport)

Adriano Panatta, quanto valevano gli Assoluti al suoi tempi? «Erano importanti, per me hanno rappresentato l’inizio della carriera vera. Poi hanno perso importanza perché il tennis internazionale è diventato più rilevante».

Cinque scudetti dl fila, poi tornò a giocarli solo nel 1980… «Ero concentrato su altri traguardi. Quando tornai persi da Ocleppo, da mio fratello ma fu comunque divertente giocarli, un anno a Reggio Emilia da Chiarino Cimurri, un altro a Sanremo dove c’era tutta la famiglia».

Che cosa ricorda delle due finali di Bologna e Firenze contro Pietrangeli? «Furono un passaggio di consegne. Della partita di Bologna ricordo tutto, il rovescio sbagliato di Nicola, che ci rimase male, sul match-point, la gente alla Vrrtus. Anche perché mi giocai un milione…». Con chi? «Giorgio De Orsola, un amico mio e di Nicola, ricchissimo, che ogni tanto ci portava a Torino a giocare dei doppi con lui. “Tanto Nick ti batte”, mi disse prima della partita. “Mi batte un c…o”, risposi, “Vuoi scommettere?”. ‘Quanto hai in banca?’. “Un milione (di lire; ndr)”. “E quanto vuoi scommettere?”. “Un milione”. Dopo la partita mi firmò subito un assegno».

[…]

Pietrangeli che giocatore era? «Innanzitutto uno che sapeva come si gioca a tennis. Molto solido, stava a fondo, e anche fisicamente era molto forte, a 37 anni era ancora integro.

[…]». In che rapporti siete oggi? «Molto buoni, ci vogliamo bene, ci sentiamo al telefono. Poi io non riesco a essere nemico di nessuno, figuriamoci di uno con cui ho condiviso una vita». L’eterna questione: chi è stato più forte? «Nicola è stato un grande campione. Io per chiudere la questione dico sempre che siamo stati bravini tutti e due».

[…]

“I due ko con Adriano più importanti delle vittorie” (Corriere dello Sport)

Nicola Pietrangeli, ai suoi tempi quanto erano importanti gli Assoluti? «Era importante diventare campione d’Italia. Era impensabile non giocarli. La Fit un po’ te lo imponeva, ma dal n.1 ai seconda categoria tutti ci tenevano. Non voglio dire che fossero più importanti di uno Slam, ma nel 1960 io dopo aver fatto semifinale a Wimbledon non andai negli Usa, dove a New York sull’erba avrei potuto fare strada, perché il lunedì successivo si giocavano gli Assoluti sulla terra».

Lei ha vinto sette scudetti, quale ricorda di più? «Non ce n’è uno in particolare. Forse avrei potuto vincerne anche un paio di più, qualche volta ci arrivai dopo una vacanza troppo lunga: colpa mia, comunque. Diciamo che sono state più importanti le due finali perse con Panatta nel 70 a Bologna e nel 71 a Firenze’».

[…]

In campo come era Panatta? «A 20 anni non era ancora quello che avrebbe vinto Parigi, ma era molto forte, un attaccante, faceva bene il serveevolley. Io giocavo più da fondo, ero il ragno che aspettava l’avversario dentro la ragnatela. Poi lui ha giocato contro avversari più moderni. Io mi accontento di ‘aver…»». Chi è stato più forte? Lei nell’era pm-Open è stato numero 3 del mondo… «Non ne parliamo mai, ma se metto sul piatto i miei risultati mi sembra che non ci siano dubbi. Sa, oggi sembra che io non sia esistito: si parla solo di tennis “moderno”.

[…]

Come sono i rapporti con Panatta oggi? «Buoni, da vecchi amici che si sentono poco, anche perché Adriano vive a Treviso, di solito ci vediamo a Parigi»

Come giudica il revival di Todi? «Non lo giudico. Diciamo che può essere comprensibile come simbolo della ripresa, ma vale la metà della metà della metà di un tempo. Niente paragoni, per favore”.

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