Coric e Trocki dopo Dimitrov e adesso trema anche Djokovic (Crivelli). Il virus in casa, bufera su Nole (Semeraro)

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Coric e Trocki dopo Dimitrov e adesso trema anche Djokovic (Crivelli). Il virus in casa, bufera su Nole (Semeraro)

La rassegna stampa di martedì 23 giugno 2020

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Coric e Trocki dopo Dimitrov e adesso trema anche Djokovic (Riccardo Crivelli, Gazzetta dello Sport)

Doveva essere l’esibizione del talento, della tecnica, della gioia di vivere dopo i mesi bui della pandemia. Soprattutto, doveva essere l’esibizione dei muscoli. Quelli di Djokovic, organizzatore e deus ex machina del torneo, in una sorta di messaggio politico al mondo: il virus non ci spaventa, si sta discutendo troppo di regole per la ripartenza del tennis, la normalità è già tra noi. E invece l’Adria Cup, con le sue due tappe di Belgrado e Zara, può diventare la tomba del già sottile equilibrio in cui è maturata la decisione di ricominciare a metà agosto, e per di più con la spinta indiretta del più forte del mondo nonché presidente dell’Atp Players Council, cioè il supremo rappresentante di tutti i giocatori professionisti. Un danno d’immagine incalcolabile, per Nole e anche per il suo sport, così faticosamente alla ricerca di certezze con cui puntellare una stagione che resta appesa a troppe incognite. Tutto è cominciato domenica pomeriggio con il post su Instagram di Grigor Dimitrov, che annunciava la positività al coronavirus dopo un test effettuato al rientro a Montecarlo, dove risiede. Già la notizia che il numero 19 del mondo, ma anche nella top 3 a fine 2017 quando vinse il Masters di Londra, si era ritrovato vittima (pur senza sintomi) del Covid, aveva messo in subbuglio l’ambiente e piantato un chiodo sanguinante sull’assenza pressoché totale di precauzioni all’Adria Cup, di cui il bulgaro era stato uno dei protagonisti. Ma ieri la slavina si è ingrossata con la conferma di altre quattro positività: quella di Borna Coric, il croato numero 33 del mondo che sabato a Zara aveva giocato proprio contro Grisha, e quelle del serbo Viktor Troicki (e della moglie incinta), 184 del mondo ma già 12, di Kristijan Groh, un allenatore del team di Dimitrov, e dell’italiano Marco Panichi, preparatore atletico di Djokovic. Tutti sono asintomatici e sono stati messi in quarantena, ma la presenza tra i contagiati di una persona così vicina al numero uno del mondo ha montato un caso durato qualche ora […] Nole ha poi deciso di fare il tampone in patria con tutto il resto del suo staff, e i risultati sono attesi a ore. Non si riuscirebbe neppure a immaginare la portata di una sua eventuale positività, ma intanto la partecipazione all’Adria Cup cambierà per qualche giorno le abitudini dei giocatori che avevano accettato l’invito: Alexander Zverev, Marin Cilic e Andrey Rublev, seppur negativi, hanno infatti deciso di rispettare un periodo di auto-isolamento. Il tedesco, in un post, si è anche scusato per aver messo a rischio la salute di altre persone, rivelando che si farà controllare con regolarità nelle prossime settimane, mentre il croato e il russo rimarranno in quarantena per 14 giorni. […] In Croazia, tra l’altro, i tennisti hanno pure disputato una partitella di basket tra di loro, hanno vivacizzato il pomeriggio dedicato ai bambini e hanno perfino incontrato il Primo Ministro, Andrej Plenkovic, per questa ragione obbligato a sua volta a sottoporsi al tampone, per fortuna negativo. Ne è scaturito però un argomento di battaglia politica: nel Paese, da qualche settimana sostanzialmente privo di casi, i contagiati sono aumentati di 19 unità in un giorno per il focolaio legato proprio a Zara, e l’opposizione ha chiesto l’annullamento delle elezioni legislative del 5 luglio. Tormento che si aggiunge a tormento per Djokovic, il simbolo dell’Adria Cup, un evento con il quale voleva unire Balcani e il cui ricavato, per paradosso, sarebbe stato devoluto alle vittime del coronavirus. Va detto, per amor di verità, che Novak non ha infranto alcuna legge sanitaria, attenendosi alle norme di sicurezza dei due stati in cui si è giocato (la terza tappa, prevista in Bosnia per l’inizio di luglio, è stata ovviamente cancellata): la Serbia dal 5 giugno ha rimosso le restrizioni sulla partecipazione del pubblico agli eventi all’aperto, fermo restando il rispetto della distanza interpersonale di un metro che rimane «fortemente consigliata» (e decisamente non rispettata nella circostanza) […] Resta un problema di responsabilità e opportunità, soprattutto per chi si trova nella posizione di Djokovic, già macchiatosi del peccatuccio di non aver partecipato, il 10 giugno, alla riunione via Zoom nella quale sono state discusse le linee guida per la ripartenza del circuito. Per questa ragione adesso si trova al centro della tempesta perfetta, criticato da molti colleghi e con l’incubo di aver messo a rischio non solo la ripresa del tennis, ma anche quella degli altri sport, che dopo il caso Adria Cup si stanno interrogando se sia davvero possibile ripartire con il pubblico sugli spalti […]

Il virus in casa, bufera su Nole (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

C’è un nuovo focolaio nel tennis: si chiama Adria Tour. E il numero 1 del mondo Novak Djokovic che è (anche) l’organizzatore della serie di tornei nella ex Yugoslavia, ora rischia la caccia all’untore. Dopo aver partecipato alla tappa croata sia l’ex numero 3 del mondo Grigor Dimitrov (ora 19) sia Borna Coric (33), sono risultati positivi al coronavirus, mentre ieri sera è arrivata la positività di Viktor Troicki (184) che aveva giocato invece la tappa di Belgrado. Con loro l’allenatore di Dimitrov, Chris Groh, e – pare, ma l’interessato non commenta – anche il preparatore tecnico di Djokovic, il romano Marco Panichi. Djokovic da Zara, dove la finale è stata annullata, è rientrato a Belgrado per farsi testare con tutta la famiglia, promettendo di rendere pubblico l’esito. In Montenegro di sicuro non si giocherà, il resto del Tour è in dubbio. Zverev, Thiem e Cilic sono tutti negativi, ma Cilic, come pure il russo Rublev, si sono messi in isolamento volontario per due settimane. […] Già le immagini arrivate la settimana scorsa da Belgrado, con le tribune farcite di pubblico senza mascherina, la partitella di calcio fra tennisti, le feste in discoteca con Novak a torso nudo, non erano state incoraggianti. «Abbiamo rispettato tutte le misure richieste dai governi di Serbia e Croazia», si difende Djordje Djokovic, direttore dell’Adria Tour e fratello di Novak, ma per colpa di molte, troppe leggerezze ora il tennis rischia di fermarsi di nuovo. E sul Djoker piovono critiche assortite e giustificate. «l’esibizione è stata un’idea da stupidi – attacca Nick Kyrgios – Auguro una pronta guarigione ai miei colleghi, ma questo è quanto succede quando non si rispettano i protocolli». «A quanto pare c’è una pandemia», ironizza invece l’ex n.1 Andy Roddick. Va detto che Djokovic in questa pandemia decisamente non ne sta azzeccando una, fra le uscite no-vax, le sciocchezze sul potere della mente che purifica l’acqua e le critiche alle misure di sicurezza dei prossimi Us Open. […] Anche Piatti ieri lo ha criticato: «Novak è il numero 1 del mondo e deve dare l’esempio, mi dispiace ma così non va bene». […] Una deriva inspiegabile, per un campione fortissimo, impegnato nel sociale, mai banale. Ma sentirsi imbattibile sul campo non rende immune nemmeno lui: dagli errori e dalla responsabilità verso gli altri.

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