Coronavirus: l’Adria Tour organizzato da Djokovic è stato un incubo, scrive L’Èquipe

Flash

Coronavirus: l’Adria Tour organizzato da Djokovic è stato un incubo, scrive L’Èquipe

Così il giornale francese in un articolo di Quentin Moynet. Le parole del direttore del torneo di Bol: “Posso assicurarvi che Djokovic non era contento dell’organizzazione”

Pubblicato

il

 

Potete leggere qui l’articolo originale, pubblicato una settimana fa su ‘L’Èquipe’, se siete abbonati al quotidiano francese


Dopo due settimane passate a sgambettare tra Belgrado e Zara, Alexander Zverev, Marin Cilic, Borna Coric, Andrey Rublev e Donna Vekic, insieme al loro staff (in totale 22 persone), sono finiti in una clinica a Zara per sottomettersi al test.

“Era inevitabile” si rammarica Noah Rubin. Il giocatore americano aveva appena assistito alle prime due tappe (Serbia e Croazia) del tour di beneficenza voluto da Novak Djokovic e da suo fratello minore Djordje. Lo scarso distanziamento sociale, lo scambio di sudore e tribune riempite nel bel mezzo di una pandemia… “vivevano la loro vita come se nulla fosse, ad eccezione del 225esimo giocatore del mondo. Non capisco perché il tennis avesse bisogna di prendersi questo rischio […]”.

La situazione qui è molto diversa da quella negli USA o in Gran Bretagna”, si era giustificato Djokovic. “In Serbia, la Corona è solo una bevanda”, ci aveva rivelato un coach serbo. Con meno di 13000 casi e 262 morti, la Serbia fa buona impressione. “Ma può darsi che le cifre ufficiali non siano esatte”, afferma il giornalista serbo Alex Krstanovic. “Non dimentichiamoci che domenica c’erano le elezioni legislative e tra una settimana si vedranno le cifre innalzarsi”.

In Croazia (l’articolo riporta erroneamente che si tratta dei soli casi di Zara, ndr) ci sono stati 23127 casi e 107 morti, ma i soli a portare le mascherine a Zara erano i giornalisti; i giocatori erano a viso scoperto e nonostante la capienza del 40% delle tribune fosse stato rispettata, è stato permesso al pubblico di concentrarsi nei punti dello stadio con la migliore visuale. “L’organizzazione non è stata per niente professionale e la responsabilità va alla federazione di tennis croata” attesta Felix Lukas, direttore del Bol Open. “Nessuna mascherina, niente gel alcolico, nessun rilevamento della temperatura, nessun test sui giocatori stranieri […]. Hanno messo tutti in pericolo per niente. E posso assicurarvi che Djokovic (che conosco) e suo fratello, non erano contenti di quest’organizzazione”.

Gli stessi avevano previsto di far giocare a Dimitrov un incontro “bonus” con Djokovic domenica, tanto che il bulgaro era già in fibrillazione la sera prima, dopo la partita persa in 35 minuti contro Coric (4-1 4-1). Tuttavia, l’annuncio della sua positività ha spinto gli organizzatori ad annullare la finale e a controllare gli altri con urgenza. Coric, cosi come Marco Panichi, preparatore atletico di Djokovic e Christian Groh, allenatore di Dimitrov, hanno saputo lunedì di essere infetti. Cilic, Zverev e Rublev, nonostante fossero negativi hanno deciso di sottoporsi a una quarantena di 14 giorni [Djokovic ha successivamente annunciato la sua positività, ndr].

Presente a Belgrado, Dominic Thiem si era sottoposto al test in Austria e poi una seconda volta (con esito ancora negativo) al suo arrivo all’accademia di Patrick Mouratoglou, a Sophia-Antipolis, per giocare l’UTS – una competizione a porte chiuse.

La domenica, secondo le persone a lui vicine, Djokovic risultava asintomatico, ma i medici locali già ipotizzavano che si sarebbe sottoposto al test il giorno successivo. Il risultato avrebbe indebolito la Serbia (e così è stato, anche se il premier serbo ha successivamente preso le difese di Djokovic assumendosi la responsabilità di quanto accaduto a Belgrado, ndr).

Il numero 28 del mondo Dan Evans ha parlato al Telegraph di ‘cattivo esempio’ e Nick Kyrgios ha ironizzato sull’organizzazione: “decisione stupida quella di disputare questa esibizione, è ciò che succede quando non si rispettano i protocolli”.

Aspetto di vedere ciò che ne sarà della sua posizione di presidente del Player Council“, avverte Rubin. “Novak non ha soltanto mancato la riunione telefonica con tutti i giocatori, l’ATP e l’USTA, ma ha fatto qualcosa che ha messo a rischio molte persone. Ancora una volta l’1% prende decisioni per il resto. Chiaramente, se l’ATP non denuncia ciò che è successo, si dimostrerà ancora una volta che ci sono figli e figliastri […]. Restare in silenzio significa sostenere ciò che è successo”. Viktor Troicki è invece risultato positivo lunedì sera. Il serbo aveva affrontato il suo compatriota Djokovic due giorni fa, prima di partecipare all’Eastern European Championship la settimana scorsa (torneo in cui, peraltro, si sarebbero successivamente contagiati altri due tennisti, ndr).

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement