Novak Djokovic è risultato positivo al coronavirus

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Novak Djokovic è risultato positivo al coronavirus

“Sono estremamente dispiaciuto per ogni contagio”, scrive Djokovic in un comunicato. “Abbiamo fatto tutto con le intenzioni più sincere”. Rimarrà in isolamento per 14 giorni

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Novak Djokovic - US Open 2019 (foto via Twitter, @usopen)
 

Lo sguardo del mondo del tennis era puntato oggi su Belgrado, da dove si attendevano notizie sui risultati del tampone a cui si è sottoposto Novak Djokovic con il resto del suo staff (la positività del preparatore Marco Panichi è già nota) e della famiglia. La notizia è arrivata attorno alle 14 italiane: Novak Djokovic e sua moglie Jelena sono positivi al coronavirus, mentre i figli Stefan e Tara sono risultati negativi.

Il numero uno del mondo – che si è spostato dalla Croazia alla Serbia con il suo aereo privato, per farsi testare in patria – ha diffuso anche un breve comunicato nel quale si legge che Djokovic non ha mostrato alcun sintomo e che opterà per un isolamento di 14 giorni.

Ci siamo sottoposti al test quando sono rientrato a Belgrado. Il mio risultato è positivo, come quello di Jelena, mentre il risultato dei nostri figli è negativo. Tutto quello che abbiamo fatto nel mese scorso, lo abbiamo fatto con le intenzioni più sincere. L’esibizione aveva lo scopo di unire e favorire la condivisione di un messaggio di solidarietà e compassione tra i paesi. Il tour è stato pensato per consentire ai tennisti di Sud ed Est Europa di esibirsi ad un livello competitivo mentre i Tour ufficiali sono bloccati a causa del COVID-19. Tutto è nato da un’idea filantropica, per devolvere i proventi alle persone che hanno bisogno e vedere la risposta di tutti mi ha scaldato il cuore.

Abbiamo organizzato il torneo quando il virus si era indebolito, credendo che ci fossero le condizioni per ospitarlo. Sfortunatamente il virus è ancora presente ed è una realtà con cui dobbiamo imparare a convivere. Spero che il tempo possa alleviare il problema in modo che si possa tornare a vivere come prima. Sono estremamente dispiaciuto per ogni contagio. Spero che non peggiorerà le condizioni di salute di nessuno e che tutto vada per il meglio. Rimarrò in isolamento per 14 giorni e ripeterò il test tra 5 giorni“.

LA STAMPA LOCALE – Intanto, già prima della notizia, si rincorrevano le reazioni locali dopo il lunedì nero dell’Adria Tour, con il contatore delle positività salito adesso a sei tra i partecipanti alle prime due tappe. Al sito serbo Telegraf, Djordje Djokovic ha parlato con un tono (nelle intenzioni) rassicurante: “Non c’è motivo di andare nel panico – ha spiegato il fratello di Nole e direttore del torneo – nella giornata di lunedì abbiamo testato un centinaio di persone tra giocatori, staff e membri dell’organizzazione, i positivi sono stati soltanto quattro (Dimitrov si è sottoposto a tampone quando era già rientrato a Montecarlo, ndr). Dalla Croazia ci arrivano conferme sul fatto che sia tutto sotto controllo. Quando Dimitrov ha annunciato la sua positività, ci siamo mossi subito per annullare la finale. Vogliamo proteggere ogni giocatore e ogni tifoso. Grigor, prima di arrivare a Belgrado e poi a Zara, era a Sofia. Non ha continuato a giocare a Zara per un problema al gomito, senza aver mai manifestato altri sintomi”.

Si sposta così l’attenzione sull’ipotesi – anche verosimile – che il bulgaro non abbia contratto il virus a Belgrado, ragionando sui tempi di incubazione a oggi noti (14 giorni). E conclude: “C’è anche Ivanisevic che ha avuto la febbre giovedì, ma è risultato negativo sia al primo sia al secondo tampone“. Problema, quest’ultimo, che non era ancora emerso sul conto del responsabile organizzativo della tappa di Zara.

IN CAMPO E FUORI – I media serbi e croati, dal loro punto di vista, più che focalizzarsi sulle pecche dell’organizzazione – al netto del rispetto delle normative vigenti nei singoli Paesi – stanno spostando l’obiettivo sulle dinamiche del contagio. Guardando con occhio quasi sospetto i movimenti di Dimitrov, prima del ritiro annunciato via Instagram. Il bulgaro, secondo queste ricostruzioni, sarebbe stato meno “espansivo” nel match contro Coric (salutato solo con il pugno) rispetto ai giorni precedenti. Quasi a voler dare l’idea di un malessere, però mai esplicitato se non in riferimento al gomito. Alla tv bulgara, il manager dell’ex numero tre del mondo ha però svelato come, dopo aver affrontato il tennista di casa, avesse la febbre e si sentisse stanco (da qui il ritiro). Sintomi poi spariti. La vicenda rimane abbastanza scivolosa. Oltre a quanto avvenuto sul campo e sulle tribune, continua a far discutere tutto l’indotto. Dalle esibizioni di calcio e di basket a cene e feste. Il sito croato Sport.blic ha diffuso in mattinata la notizia della positività di un bambino di cinque anni, che sarebbe il nipote del titolare del ristorante “Nino” di Zara dove i giocatori hanno partecipato a una cena-evento nei giorni scorsi. Il ristorante sarebbe stato chiuso dopo gli annunci delle positività, con la conseguente cancellazione di tutte le prenotazioni.

LO SCENARIO – A livello di percezione mediatica, la notizia della positività di Djokovic pare aver aumentato le dimensioni della brutta figura a livello mondiale. L’ATP ha fatto sentire la sua voce senza alzarla, per una questione di opportunità. Non poteva essere esplicitato il rimprovero al numero uno del mondo (che è anche presidente del Players Council), ma allo stesso tempo è stata enfatizzata la necessità di rispettare stringenti misure di distanziamento sociale e di sicurezza per garantire la ripartenza del circuito il 14 agosto. Una prospettiva che – a oggi – ancora non spaventa, essendoci il tempo adeguato per far rientrare le conseguenze del focolaio balcanico, nella speranza che i confini rimangano circoscritti. Dell’Adria Tour, risulta difficile oggi immaginare un seguito nelle tappe bosniache. Potrebbe essere archiviato così: l’esempio di tutto ciò che non bisogna fare, sulla strada verso il ritorno alla normalità. Tanto più che il principale promotore dell’iniziativa, Novak Djokovic, ha finito per contrarre il virus.

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