Ex numero 7 del mondo, nonché tre volte campionessa in doppio degli Internazionali d’Italia, Olga Morozova è stata la pioniera del tennis russo. Specialista nel doppio, nel 1974, in coppia con Chris Evert, si è aggiudicata il Roland Garros diventando la prima russa (allora sovietica) a vincere un titolo dello Slam. Nello stesso anno è stata capace di raggiungere le finali in singolare sia al Roland Garros che a Wimbledon arrendendosi, però, in entrambe le occasioni a Chris Evert. Vincitrice complessivamente di otto titoli in singolare e sedici in doppio, Morozova ha contribuito notevolmente alla crescita del tennis russo.
Tra le più forti campionesse degli ultimi anni c’è sicuramente Maria Sharapova, nei cui confronti Olga Morozova ha espresso parole di grande stima e ammirazione. “È stata la nostra portabandiera alle Olimpiadi di Londra 2012. La sua importanza per lo sport russo è notevole. La mia opinione è che tutto che ciò che ha fatto sia davvero difficile da descrivere. Ammiro ogni momento della sua vita. Ho letto il suo libro e naturalmente ho compreso i tanti sacrifici fatti per migliorare il gioco e per riprendersi dall’infortunio”.
La cosa che ha impressionato di più Morozova è il lavoro svolto da Sharapova nel periodo successivo all’intervento alla spalla del 2008. Ferma dalle competizioni per più di un anno, Maria ha lentamente modificato il movimento del servizio e parti del suo gioco diventando ben presto una delle migliori giocatrici del circuito su terra battuta. Ciò le ha permesso di raggiungere tre finali al Roland Garros dal 2012 al 2014 vincendone due. “Penso che a volte le persone dimentichino ciò che ha passato. I tennisti sanno bene quanto sia difficile cambiare alcuni aspetti del gioco. Con l’infortunio Masha ha modificato il servizio, il dritto e un po’ del suo gioco. Non è facile. A volte anche modificare la sola impugnatura del servizio può rivelarsi complicato”.
L’ex tennista degli anni 70 ha raccontato poi alcuni aneddoti, curiosità e aspetti legati alla sua vita privata e alla sua carriera. “La mia era una famiglia molto semplice. Mia madre faceva la segretaria, mio padre era un meccanico. Viste le condizioni economiche della mia famiglia non penso che al giorno d’oggi avrei potuto iniziare a giocare a tennis, tenuto conto di quanto sia costoso oggi in Russia intraprendere questo sport. Ai miei tempi mia madre mi comprò una racchetta e una tuta da tennis. Non era niente di speciale, ma mi permetteva comunque di giocare. Ero felice per il solo fatto di poter giocare e fare nuove amicizie. Da bambina poi non conoscevo nulla, ad esempio, di Wimbledon o degli US Open. Solo intorno ai 16 anni, quando ho iniziato a giocare veramente bene, mi è stato detto della possibilità di partecipare a Wimbledon”.
Morozova ha poi parlato del suo primo viaggio negli Stati Uniti avvenuto negli anni 70. “È stato come un sogno andare negli Stati Uniti. Sembrava un film. Ricordo le macchine enormi, la Coca Cola, i jeans blu. L’estate di New York, durante il periodo degli US Open, era caldissima. Ricordo che quando eravamo in macchina tutti chiudevano i finestrini, io sinceramente non capivo il perché e li aprivo, senza rendermi conto che, in questo modo, facevo uscire l’aria condizionata. Non immaginavo esistesse una cosa del genere! ”
In quegli anni, inoltre, era in atto la creazione della WTA con Billie Jean King impegnata in prima linea. Morozova ricorda con particolare ammirazione la famosa “Battaglia dei Sessi” in cui l’americana sconfisse Bobby Riggs. “Billie Jean è Billie Jean, non c’è bisogno di dire altro. È sempre stata il top. Ci spiegava sempre tante cose, anche quelle che inizialmente non capivamo. Come donna in Unione Sovietica non ero abituata a prendere molte decisioni, ma ero comunque molto interessata a quello che stava accadendo. Ricordo che Bobby Riggs mi disse che avrebbe voluto giocare anche contro di me a Mosca, nella Piazza Rossa. Gli dissi di chiedere un invito e io avrei giocato, ma a quanto pare non l’ha mai fatto!”.
Trenta anni dopo la sua sconfitta in singolare in finale al Roland Garros, l’ex tennista sovietica ha potuto ammirare nel 2004 la prima finale tutta russa in un torneo dello Slam conclusasi con il trionfo di Anastasia Myskina su Elena Dementieva. “Quando guardi Myskina, Dementieva, Kuznetsova ti accorgi che provengono tutte da grandi famiglie di sportivi. La base per l’allenamento era molto buona, proveniva dall’Unione Sovietica e il tutto era studiato scientificamente. Avevamo un ottimo sistema di coaching. I giocatori poi tendevano a stare per molto tempo con gli stessi allenatori, questo penso sia molto importante. Dementieva e Myskina sono ragazze completamente diverse con un tennis diverso, ma avevano successo perché erano fisicamente molto forti”.
Uno dei momenti più importanti per il tennis russo sono state certamente le Olimpiadi di Pechino 2008 con Elena Dementieva che ha conquistato la medaglia d’oro battendo in finale la futura numero 1 del mondo Dinara Safina. A completare il podio tutto russo Vera Zvonareva che nella finale per il bronzo ha superato la cinese Li Na.
Sulla futura generazione di tenniste russe, da Daria Kasatkina ad Anastasia Potapova, Morozova non fa previsioni specifiche. “Quando rappresenti un Paese così grande devi sentire che c’è qualcosa di potente dietro di te. Per preparare le Olimpiadi o la finale di Wimbledon ci vuole tanto tempo e duro lavoro. Persino Roger Federer ha dovuto impiegare qualche anno per vincere”.