Le mille racchette rotte di Safin: "Quelli della Head le hanno contate tutte"

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Le mille racchette rotte di Safin: “Quelli della Head le hanno contate tutte”

Per la precisione sono 1055 ed è lo stesso Marat a confermarlo: “Mi hanno spedito uno snowboard con il numero preciso scritto sopra!”

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Nell’ultima puntata di Tennis United, il talk show tennistico condotto a distanza da Vasek Pospisil e Bethanie Mattek-Sands, il pubblico è stato allietato da due ospiti d’eccezione: Marat Safin e Yevgeny Kafelnikov, entrambi russi, entrambi vincitori Slam e entrambi ex numeri uno del mondo.

Protagonista indiscusso è stato Safin, tanto noto per le sue qualità tecniche quanto per la discontinuità e l’irrequietezza in campo. Nel corso della puntata, il russo ha svelato il preciso numero di racchette rotte in carriera, scatenando l’ilarità generale: “Ho ricevuto uno snowboard da Head con sopra scritto: 1055. Le hanno contate tutte!

A cavallo tra gli anni ’90 e i primi anni 2000, Kafelnikov e Safin hanno vinto due Slam a testa, spronandosi l’un l’altro a migliorare sempre di più. Lo stesso sta succedendo adesso tra Daniil Medvedev, Karen Khachanov e Andrey Rublev, tutti e tre classificati tra i primi 15 giocatori del mondo. “Quando sono diventato top 10, Marat era sei anni più giovane di me e voleva raggiungermi. Tra di noi c’era sana competizione e ci spronavamo a vicenda. Abbiamo tre ragazzi in top 20 e tutti e tre sono in competizione tra loro. Questo è il motivo per cui il tennis russo sta andando così bene“, ha commentato Kafelnikov.

È una competizione sana perché sono ancora amici”, ha confermato Safin.“Vanno fuori a cena insieme. Sono bravi ragazzi, il che è un bene. Sono pronti a imparare e anche questo è un bene“. Safin, lo ricordiamo, ha fatto da capitano alla selezione russa nella ATP Cup dello scorso gennaio.

Inevitabile è arrivata anche la domanda su quali siano stati i momenti più belli della carriera per i due. Abbastanza scontata la risposta di Kafelnikov: “Vincere gli Slam (Roland Garros 1996 e Australian Open 1999, ndr) e diventare numero uno del mondo sono state le vette più alte della mia carriera. Significano molto per me.

Non sorprendono neanche gli highlights scelti da Safin: “Uno è ovviamente lo US Open (2000, vittoria in finale su Sampras, ndr). Il secondo è stato battere Federer nella semifinale degli Australian Open (2005, ndr) e poi vincerli. Il primo è stato inaspettato, il secondo era quello più realizzabile. Avevo avuto alcuni tentativi e non erano andati bene…alla fine ce l’ho fatta”.

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