Un Novak Djokovic molto più nervoso del dovuto – e di quanto l’avversario abbia saputo realmente infastidirlo – supera in tre set e circa due ore di gioco Damir Dzumhur al primo turno dello US Open 2020, per ottenere la 24° vittoria stagionale in altrettante partite. Lo Slam del numero uno del mondo comincia appena 48 ore dopo la vittoria del Masters 1000 di Cincinnati, che si è giocato sempre sui campi di Flushing Meadows.
LA PARTITA – A dir la verità una piccola differenza c’è, ed è l’esordio di Nole sull’Arthur Ashe. Il centrale non era stato adoperato nei giorni scorsi e ha aperto i battenti soltanto oggi. Cosa cambia? Le condizioni di gioco sembrano un pizzico più lente e ci sono i giudici di linea, come sul Louis Armstrong e a differenza di tutti gli altri campi su cui vige sovrana la legge di Hawk-Eye Live. Non è però con i giudici di linea che Djokovic se la prende, nel quarto game del secondo set, quando in comodo vantaggio di un set (chiuso in bellezza con un serve&volley) e di un break decide di complicarsi un po’ la vita lamentandosi con l’arbitro Dumusois per le modalità di utilizzo dello shot clock. “Perché va così veloce?” obietta Nole, riscontrando tempi di azionamento differenti rispetto alla settimana di Cincinnati; il fatto è che, per quanto strano possa sembrare visto che si gioca sullo stesso impianto, si è passati da un torneo ATP a un torneo sotto egida ITF.
“Mi sono deconcentrato nel secondo set, ho complicato le cose” racconterà Nole a fine partita. In effetti è proprio quello che succede, perché il game della discussione con Dumusois è anche quello che gli costa il break. Dzumhur tiene il servizio e passa a condurre 2-3, Nole è ancora visibilmente nervoso e addirittura tra un punto e l’altro si lamenta in italiano (“è ridicolo, non è normale“, dice rivolto verso il suo box). Se il serbo è nervoso, il bosniaco non è che faccia meraviglie sul campo: sfiora sì il 4-2, più per demeriti di Nole, poi capitola con un doppio fallo sul 4-4 – disseminando qui e là un paio di orrori di volo. Djokovic si ritrova il parziale in mano ma al momento di servire per il set s’incarta ancora e commette un doppio fallo; ci pensa Dzumhur a consegnarsi, con un’altra brutta volée e un rovescio in corridoio. Djokovic accoglie la vittoria del secondo set con un urlo che a momenti interrompe Goffin e Opelka sul campo accanto.
Il terzo set non racconta molto altro, se non che Djokovic e Dzumhur continuano a condurre una strana contesa di palle corte. Il problema del bosniaco è che Nole sarà anche un po’ svagato quest’oggi, ma quando si tratta di correre in avanti non fa complimenti e respinge la maggior parte degli attacchi. Soprattutto, come d’abitudine, quando un avversario comincia a eseguire con una certa frequenza un colpo lui decide di provare a batterlo sul stesso territorio. Quando non è in corso questa bizzarra danza di traiettorie corte, è chiaramente Djokovic che detiene il comando di ogni comparto del gioco. Va avanti di due break, imperversando sulla seconda di Dzumhur, poi affretta le operazioni chiudendo l’incontro con un terzo break sul 5-1.
“Nel secondo set lui ha giocato degli ottimi colpi, a un certo punto il set poteva vincerlo comunque” dice il Nole mascherinato a fine partita. Più che altro, nel pieno della notte italiana, ci è sembrato solo il classico Djokovic formato primo turno Slam. Fa quello che deve per vincere, si complica un po’ la vita per testarsi (anche emotivamente) prima di dedicarsi all’avversario successivo. Sarà Kyle Edmund, che ha eliminato Bublik.