Il secondo impegno sembra (dal punteggio) ma non è una passeggiata per Serena Williams allo US Open. La campionessa statunitense non doveva soffrire e invece ha sofferto, nella pancia del secondo set, le geometrie di Margarita Gasparyan, panda del rovescio a una mano che ha la sfortuna di incontrare Serena solo negli Slam. Fu 6-4 6-1 a Wimbledon 2015, 6-2 6-1 all’Australian Open 2016 ed è stato 6-2 6-4 oggi sull’Arthur Ashe deserto e inscatolato dal tetto per via della pioggia notturna di New York.
LA PARTITA – È dura concentrarsi sui primi scambi, dopo che la regia ha mandato a video qualche immagine di Flushing Meadows impregnato di pioggia: non passeggia nessuno, non c’è la fungaia di ombrelli che sarebbe lecito attendersi. Insomma, la tristezza galoppa ed è meglio tornare sul match. Serena va subito avanti 3-0 e poi 5-1, installandosi con le accelerazioni negli ultimi centimetri di campo: quando Gasparyan non ha tempo di colpire, le sue aperture ampie diventano ancor più innocue del previsto. Serena spinge sulla diagonale di rovescio e di solito incassa il punto, non c’è molto altro da raccontare. Chiamata a chiudere il parziale, Williams commette un doppio fallo, si fa aggredire un paio di volte e subisce addirittura un dritto vincente che vale alla russa il break. Poco male per la statunitense, che chiude in risposta qualche minuto più tardi grazie a un rovescio lungo di Margarita.
Gasparyan comincia a crescere: quando esce in lungolinea, soprattutto con il dritto, mette spesso in difficoltà l’avversaria che non ha a disposizione molti passi laterali per la fase difensiva, a 39 anni. Nonostante la rinnovata esuberanza russa, Serena breakka nel quarto game e si porta 3-1 – apparentemente lanciata verso una facile conclusione del match. Invece arriva un evidente calo atletico, forse generato dalla cappa di umidità che avviluppa lo stadio a tetto chiuso, e Serena subisce il contro-break. Il sesto game è il più intenso della partita: Serena fatica molto per strappare il servizio all’avversaria (ci riesce solo alla quinta occasione, dopo dieci minuti) e inizia ad avere il fiatone. I suoi respiri profondi e faticosi sono facilmente udibili nel silenzio dello stadio, e la difficoltà si ripercuote direttamente sul gioco perché subisce un altro break, il secondo consecutivo, questa volta a 15. Gasparyan approfitta del momento e impatta sul 4-4: la difficoltà fisica di Serena sembra perdurare.
Proprio nel momento in cui si inizia a valutare l’ipotesi che possa esserci un terzo set – Serena chiama un falco con l’unico scopo di riprendere fiato, e poi deve affrontare addirittura una palla break – un ace da campionessa e un brutto rovescio insaccato da Gasparyan arrivano in soccorso della favorita, che durante il cambio campo fa presente (con grande educazione, va detto) la sua difficoltà di stare al ritmo dello shot clock dal momento che deve prendersi l’asciugamano da sola. Si tratta del preludio al game di risposta da leonessa grazie al quale Serena trova l’ultimo break dell’incontro ed evita guai. Lo ribadiamo, non inganni il punteggio perché nel secondo set Serena ha rischiato più del previsto.
Partendo da questa considerazione, la sfida con Sloane Stephens (‘ha una grande facilità di tennis‘, ha giustamente detto Serena a fine partita) rischia di non essere una passeggiata. La connazionale è in un pessimo stato di forma – ha iniziato lo US Open con una sola vittoria all’attivo in stagione – ed è sotto 5-1 nei precedenti, che però sono piuttosto datati, ma ha 12 anni in meno, ha vinto questo torneo ed è teoricamente dotata di un braccio di prim’ordine. Fattori sufficienti a ipotizzare un grosso moto d’orgoglio in entrambe le giocatrici e dunque una sfida dall’esito non scontato.