US Open: Serena Williams esce alla distanza nel derby con Stephens

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US Open: Serena Williams esce alla distanza nel derby con Stephens

La sei volte vincitrice a Flushing Meadows è parsa lenta e impacciata per un set e mezzo, ma si è ripresa alla grande chiudendo in scioltezza

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Serena Williams - US Open 2020 (via Twitter, @usopen)
 

[3] S. Williams b. [26] S. Stephens 2-6 6-2 6-2

Serena Williams accede al quarto turno dello US Open per la diciannovesima volta in carriera, battendo la vincitrice del 2017, Sloane Stephens, con il punteggio di 2-6 6-2 6-2 in un’ora e 46 minuti. Rimonta N.33 negli Slam per Serena, che è andata al terzo per la sesta volta in otto match post-lockdown, la prima qui a New York, e vittoria N.104 a New York – Chris Evert è sempre più lontana a 101.

Stephens aveva vinto solo una partita su otto in stagione prima di questo torneo, ma nei primi due turni newyorchesi si è comportata bene, lasciando 10 game totali a Buzarnescu e Govortsova e offrendo un grande rendimento in particolare con la seconda palla (55% di realizzazione contro il 43% di Serena, e la terza percentuale più bassa di doppi falli nel tabellone femminile). Serena invece i punti tende a farli con la prima, incoccando alla velocità media più alta di tutte (108 miglia orarie) e vincendo il 74% dei punti con il fondamentale, e nelle prime uscite ha cercato di verticalizzare molto, ottenendo l’11% dei suoi punti a rete.

Stephens ha cercato di mettere in campo tante prime a scapito della velocità, e appena ha potuto ha mosso l’avversaria, piuttosto lenta sugli spostamenti laterali, aprendo gli angoli dal centro e colpendo nello spazio in situazioni dinamiche. Serena ha invece tentato di chiudere rapidamente i punti, forzando i servizi (solo il 50% di prime in campo) e spingendo su ogni palla. Williams ha però faticato ad entrare in partita, e ha concesso una palla break nel secondo game con un errore di rovescio, opportunità che l’avversaria ha sfruttato subito – risposta verso il rovescio di Serena e botta bimane al corpo, 2-1 Stephens.

Gli head-to-head dicevano 5-1 Serena, 2-1 negli Slam, 3-1 sul cemento. Stranamente, però, non si affrontavano addirittura dal Roland Garros del 2015 (vittoria Serena); il loro unico precedente a Flushing Meadows era datato 2013 (6-4 6-1 Serena agli ottavi). La più giovane ha da subito messo molta rotazione sui suoi colpi con la consueta flemma, prevalendo spesso e volentieri da fondo e obbligando Williams a cercare il vincente con ancora più foga: tre errori di rovescio nel quinto gioco hanno offerto due palle non consecutive per il doppio break a Stephens, che ha sprecato soprattutto sulla prima, mettendo appena lunga una risposta di rovescio non impossibile.

Serena ha scialacquato due chance nel sesto game, quando delle risposte incisive sul servizio anodino dell’epigona (e l’aiuto del nastro) le avevano dato il 15-40, ma due dritti sulla riga di Stephens hanno rimesso le cose a posto, e così la 23 volte Slammer ha ceduto definitivamente nel turno di servizio successivo: ha cercato di scuotersi vincendo un gran punto per il 30-30, ma ha continuato a tradire un’endemica lentezza di piedi sbagliando appena lo scambio si allungava – veramente tanti i colpi in rete peraltro, segno di ritardo nella spinta. Stephens non si è fatta pregare e ha chiuso con un servizio vincente, 6-2 in 39 minuti.

“Sloane aveva già vinto qui, e all’inizio non sbagliava mai, per cui il mio unico obiettivo era di non perdere in due set, continuavo a dirmi, ‘cerca di vincere un game'”, ha detto Williams dopo il match. “Lei tira fuori il meglio da me, soprattutto fisicamente, è stato un match intenso come molti dei nostri incontri in passato“.

All’inizio del secondo set, Williams ha alzato la percentuale di prime, sparando quattro ace nei primi due turni di servizio – l’impressione era però che il vincente di servizio fosse passato da condizione sufficiente a necessaria per fare il punto. Appena sceso quel colpo sono iniziati i problemi: un doppio fallo rocambolesco (nastro e falco che ha ribaltato la prima sentenza positiva) ha dato la palla break a Stephens nel quinto gioco, annullata nuovamente con il servizio.

L’impressione di cui sopra si è però rivelata fallace, e la chance è infine arrivata nel game successivo, quando un deciso cambio di passo con la reattività in risposta l’ha portata 30-40. Va dato atto a Stephens di aver sempre cambiato marcia nei punti decisivi, accantonando la propria placidità in favore di grandi anticipi soprattutto con l’inside out. Serena pareva però essere entrata definitivamente in partita, e ha retto per due volte lo scambio obbligando la connazionale a sbagliare due dritti per il 4-2. Stephens si è completamente sciolta, destabilizzata dalle risposte che hanno improvvisamente iniziato a tornare; ha iniziato a sbagliare rovesci su rovesci, perdendo dieci degli ultimi undici punti del set, e si è arresa sul 6-2 su un gran dritto in cross di Williams. Dopo 72 minuti si è dunque andati al terzo set.

Come spesso succede in quel gioco a somma zero com’è il tennis (in fondo non diciamo quasi mai che due giocatori hanno reso al massimo nella stessa partita, a meno di incontri leggendari o quasi), più Serena cresceva e più Stephens si ritraeva, specialmente a livello sonoro e prossemico. Anche i punti nello scambio, che nel primo set erano 26-12 Stephens, si sono ri-bilanciati sul 15-15 nel secondo, e nel terzo hanno iniziato a protendere nella direzione di Mrs. Ohanian, 18-14. Nel quarto game Serena ha sentito di poter dare la spallata: ha sprecato dallo 0-40, ma in seguito a un altro errore di dritto di Stephens ha preso l’abbrivio, togliendole la battuta con uno scambio di pressione gestita e manageriale. Stephens è gentilmente uscita dal campo, e ha perso nuovamente la battuta nell’ultimo gioco, pagando la propria incapacità di cambiare strategia in corsa e la sfiducia fomentata dalle tante sconfitte stagionali.

Serena ha vinto il match di fronte alla figlioletta, Alexis Olympia, e la prima domanda è stata proprio per questa presenza speciale in tribuna: “Mi ero dimenticata che sarebbe arrivata, ma ha visto la sua mamma lottare, anche se non credo che fosse molto interessata!”.

Come detto, questa era la trentatreesima vittoria in rimonta in uno Slam, ma stavolta non c’era il pubblico a spingerla: “Amo la folla, mi manca, ma credo che l’intensità con cui mi alleno mi consenta sempre di continuare a lottare, e non essermi abbattuta è la cosa di cui vado più fiera se ripenso a questo match. Spero che sia un’iniezione di fiducia”. La sua prossima avversaria sarà Maria Sakkari, che oggi ha impartito una lezione severissima ad Amanda Anisimova e che settimana scorsa ha eliminato Serena su questi campi nel Premier 5 di preparazione.

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