Al femminile
Ancora sul Roland Garros
Da Sofia Kenin a Martina Trevisan, da Nadia Podoroska a Petra Kvitova e Garbine Muguruza: chi sono state le altre protagoniste dello Slam dominato da Iga Swiatek

1. Finali e numero di Slam
Ho aperto l’articolo della scorsa settimana sottolineando il dominio delle giocatrici giovani negli ultimi Slam. Dallo US Open 2018, con la vittoria di Osaka su Serena Williams, hanno sempre prevalso tenniste al massimo di 23 anni; solo Simona Halep ha fatto eccezione (Wimbledon 2019). C’è però da sottolineare un altro aspetto abbastanza curioso che riguarda questa stessa serie di Major: nella composizione delle finali, ha sempre vinto la giocatrice con meno titoli e finali Slam in carriera:
US 2018: Osaka (zero Slam) su Williams (23 Slam)
Aus 2019: Osaka (1 Slam) su Kvitova (2 Slam)
RG 2019: Barty (zero Slam) su Vondrousova (zero Slam)
Wim 2019: Halep (1 Slam) su Williams (23 Slam)
US 2019: Andreescu (zero Slam) su Williams (23 Slam)
Aus 2020: Kenin (zero Slam) su Muguruza (2 Slam)
US 2020: Osaka (2 Slam) su Azarenka (2 Slam e 2 finali)
RG 2020: Swiatek (zero Slam) su Kenin (1 Slam)
Come interpretare questi risultati? Ecco una possibile spiegazione: le giovani, che spesso in queste partite sono scese in campo da sfavorite, hanno finito per giocare con meno timori e condizionamenti. Le più esperte (come Williams, Kvitova, Azarenka) hanno probabilmente sofferto il peso della consapevolezza dell’importanza della posta in palio. Erano cioè profondamente consce, perfino troppo, di quanto potesse contare per la loro carriera un ulteriore successo Slam. In queste condizioni o si possiede un chiaro margine fisico-tecnico sull’avversaria, oppure chi affronta il match con la mente più sgombra finisce per avere la meglio.
2. Sofia Kenin
Nell’articolo della scorsa settimana ho sottolineato come nessuna delle giocatrici che erano arrivate almeno ai quarti di finale a Flushing Meadow sia poi riuscita a ripetersi al Roland Garros: miglior turno raggiunto in Francia il terzo, da parte di Putintseva e Mertens. Mi sembra un dato significativo per valutare quanto sia stato complesso il doppio impegno Slam, che prevedeva un passaggio di superficie con due sole settimane di separazione temporale fra i Major.
Impegno complesso non solo per ragioni tecniche, ma anche mentali e persino logistiche, visto che i trasferimenti transcontinentali nell’epoca del Coronavirus richiedono procedure specifiche che non facilitano gli atleti. A conti fatti, soppesando le prestazioni nei due Slam, Sofia Kenin e Petra Kvitova sono state le giocatrici più consistenti: non tanto per punti WTA conquistati, ma perché sono riuscite ad approdare al quarto turno a New York (sconfitte rispettivamente da Mertens e Rogers) e poi, a Parigi, a spingersi sino alla finale (Sofia) e alla semifinale (Petra).
Paradossalmente questa discreta consistenza nei due Slam potrebbe essere stata favorita dalle poche partite disputate al di fuori dei Major. Mi spiego. Sicuramente questo non ha permesso loro di arrivare rodate a inizio torneo, con qualche possibile extra-rischio iniziale. Però una volta superati indenni i primi turni, si sono ritrovate con un po’ più di benzina nel serbatoio rispetto a molta concorrenza. Kvitova infatti aveva perso immediatamente a New York/Cincinnati (sconfitta da Bouzkova) e poi aveva rinunciato all’impegno in Italia. Kenin era stata eliminata da Cornet all’esordio di New York/Cincinnati, e poi a Roma aveva giocato un solo match, perso addirittura per 6-0 6-0 contro Azarenka.
Non è usuale per una campionessa Slam in carica subire un doppio bagel. Una sconfitta durissima, che però (con il senno di poi, sia chiaro) potrebbe avere avuto un effetto quasi benefico. Perché se da una parte una batosta del genere ha diminuito la fiducia e l’autostima, dall’altra ha fatto scendere la pressione, visto che la responsabilità di dover fare per forza risultato era molto diminuita.
Con pochissimo rodaggio sulla terra, l’inizio parigino di Kenin è stato complicato: al primo turno si è ritrovata sotto di un break all’inizio del terzo set contro Ludmilla Samsonova, ma ha rimediato con un parziale conclusivo di sei game a uno (6-4, 3-6 6-3). Poi ha di nuovo perso un set contro Ana Bogdan (3-6, 6-3, 6-2), uscendo però ancora una volta alla distanza. Superato lo scoglio non impossibile di Irina Bara, al quarto turno è arrivata la prova della verità: lo scontro con Fiona Ferro.
Ferro era reduce dal successo nel torneo di Palermo (terra rossa); poi aveva rinunciato alla trasferta americana e, da francese, aveva puntato tutto sullo Slam di casa. E anche se non era testa di serie, era sicuramente una delle giocatrici da evitare, perché aveva mostrato di saper spingere benissimo con il dritto senza subire troppo dalla parte del rovescio, il suo colpo meno forte. Confesso che ritenevo Fiona favorita, e invece le cose sono andate diversamente.
Sotto 0-2 nel primo set, Ferro ha infilato un parziale di sei giochi che le è valso il primo set, e la sensazione di avere la partita in mano. Invece Kenin ha reagito: ha avanzato la propria posizione in campo e questo le ha permesso di condurre più spesso gli scambi (trovando più vincenti) ma anche di sfoderare tante smorzate efficaci. E le smorzate non soltanto le hanno portato molti punti, ma hanno anche finito per mandare in crisi fisica Fiona, costretta a frequenti rincorse in avanti. E così la partita è completamente girata, come testimonia il punteggio (2-6, 6-2, 6-1). A mio avviso con questa partita Kenin ha dimostrato che si era lasciata alle spalle la giornataccia romana contro Azarenka, che il cambio di superficie era ormai metabolizzato e che era di nuovo pronta a giocarsela sino in fondo. Come in Australia.
Nei quarti di finale contro Danielle Collins, Sofia ha iniziato un po’ titubante, probabilmente a causa dei precedenti scontri diretti negativi (3-0 per Collins, 6 set a zero), ma una volta ingranato ha sempre avuto la situazione sotto controllo, anche a dispetto del punteggio (6-4, 4-6, 6-0). Perché quasi non si riesce a spiegare come abbia potuto perdere il secondo set, chiuso con lo stesso numero di punti vinti (32 a testa), ma sfuggito per qualche distrazione di troppo nel decimo game. Poi però ha rimesso tutto a posto nel terzo set, ulteriormente aiutata da qualche problema fisico della avversaria.
Tutto sommato Kenin mi è sembrata sempre in controllo anche nella semifinale contro Petra Kvitova. Un match nel quale, a mio avviso, sono risultati fondamentali i fattori agonistici e mentali. Kvitova ha iniziato contratta, ha perso due volte di fila la battuta (Kenin si è trovata avanti 4-1 e servizio) e da quel momento ha continuato a inseguire, senza mai riuscire a rovesciare l’inerzia del match (6-4, 7-5). Nemmeno quando, nel secondo set, Sofia ha concesso qualcosa per un po’ di comprensibile braccino (sul 5-4 e servizio) sono cambiate le cose; un immediato controbreak ha fatto di nuovo la differenza. Un dato credo illustri bene la differenza di killer instinct delle protagoniste. Palle break convertite: Kenin 4 su 5, Kvitova 2 su 12.
Forse l’aspetto più interessante che si può ricavare dal Roland Garros di Kenin è questo: in tre partite contro avversarie di livello medio-alto (Ferro, Collins, Kvitova), Sofia ha sempre messo in campo lo stessa atteggiamento tecnico-tattico. Quando il match ha attraversato le fasi più complesse e lottate, ha sempre deciso di prendere in mano lei le sorti dello scambio, provando a spingere di più, e a cercare il vincente. Sui campi lenti dell’autunno parigino, più che i lungolinea rendevano molto gli incrociati stretti e i drop-shot; e Sofia ha dimostrato di saperli giocare con efficacia proprio in questi frangenti. Sono tratti caratteriali importanti, che spiegano come mai a soli 21 anni abbia già nel proprio palmarès una vittoria e una finale Slam.
Poco da dire sulla finale, persa quasi senza storia contro Swiatek (6-4, 6-1). Difficile capire quanto abbia inciso il problema alla gamba nel secondo set (evidenziato dal Medical Time Out). Resta il fatto che, superata la fase del recupero da 3-0 a 3-3 del primo set, Swiatek è sempre riuscita a comandare la situazione. E lo ha fatto con un margine tale da mettere in secondo piano le componenti agonistiche, nelle quali Kenin aveva dimostrato di avere un punto di forza.
a pagina 2: Nadia Podoroska
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Camila Giorgi riparte da Linz, per Trevisan doppia avventura a Doha e Abu Dhabi: il febbraio delle tenniste italiane
Dopo un Australian Open non proprio esaltante, ecco le partecipazioni azzurre ai tornei WTA di febbraio.

Mettersi alle spalle l’Australian Open, tuffarsi in un febbraio che deve servire a trovare conferme per Camila Giorgi e Jasmine Paolini, ad accumulare ancor più punti in vista di Indian Wells e Miami per Martina Trevisan e Lucia Bronzetti. Sullo sfondo c’è anche la voglia di Sara Errani di tornare tra le prime 100 nel ranking WTA.
Le belle notizie dal tennis femminile, in questo avvio di 2023, sono arrivate proprio da Giorgi e Paolini. Il cammino della n. 69 del ranking all’Australian Open si è interrotto al terzo turno per merito di Belinda Bencic, testa di serie n. 12. Un’eliminazione in due set, dopo le vittorie su Pavlyuchenkova e Schmiedlova, ma che hanno dato indicazioni importanti su un percorso positivo da intraprendere in questo 2023. Sconfitta nettamente da Ljudmila Samsonova al primo turno a Melbourne, Jasmine Paolini è in corsa per una semifinale al WTA di Lione. Avversaria odierna, Caroline Garcia, beniamina di casa.
Il gennaio di Lucia Bronzetti è stato esaltante nella United Cup, competizione che ha galvanizzato la n. 62 del ranking, uscita, però, al primo all’Australian Open Siegemund in tre set.
Il match più esaltante fin qui disputato dalla n. 1 del tennis femminile, Martina Trevisan lo ha disputato alla United Cup. La vittoria in tre set su Maria Sakkari è stato un gran sussulto in questo nuovo anno. Male all’Australian Open, uscita al primo turno contro Anna Schmiedlova.
Sarà ancora il cemento il grande protagonista nei tornei femminili di tennis del mese di febbraio.
Dal 6 al 12 si giocherà contemporaneamente ad Abu Dhabi e a Linz.
Nel tabellone principale di Abu Dhabi l’Italia sarà rappresentata da Martina Trevisan. Ons Jabeur ha, invece, annunciato il forfait: sarebbe stata la testa di serie n. 1 del ranking.
In Austria, invece, al WTA di Linz ci saranno Lucia Bronzetti e Camila Giorgi. La partecipazione di Sara Errani, invece, passerà dalle qualificazioni.
Dal 13 al 19 febbraio si giocherà a Doha. Già in tabellone Martina Trevisan, dovrà affrontare le qualificazioni Jasmine Paolini.
Il febbraio delle principali tenniste italiane.
6/12 febbraio: Trevisan ad Abu Dhabi, Bronzetti e Giorgi a Linz, Errani alle qualificazioni
13/19 febbraio: Trevisan e Paolini a Doha
Al femminile
United Cup: delusione Australia, ottimo avvio per Grecia, USA e Svizzera. Wawrinka sorprende Bublik
Kvitova regala l’unico punto alla Repubblica ceca. Tsitsipas e Sakkari brillano anche in doppio. Disfatta argentina contro la Francia

In attesa dell’esordio di Nadal e Zverev in programma domani, ecco i risultati definitivi dopo le prime due giornate di gioco alla United Cup. Non c’è solo il successo dell’Italia sul Brasile, di cui vi abbiamo parlato qui.
Grecia – Bulgaria 4-1
Kuzmanov – Pervolarakis 6-1, 6-1
Sakkari – Tomova 6-3, 6-2
Sakkari/Stefanos Tsitsipas – Topalova/Andreev 6-4, 6-4
La Grecia si aggiudica la sfida con la Bulgaria nel primo turno di United Cup per 4-1. La Bulgaria rispetta il pronostico nella sfida tra Dimitar Kuzmanov, n. 196 del ranking, e Michail Pervolakis, n. 504. Il doppio 6-1 dà coraggio ai bulgari che riaprono il computo complessivo della sfida. Ma poi ci pensano i rispettivi n. 1 ellenici del maschile e femminile a dare la sterzata decisiva alla sfida. Vince Maria Sakkari agevolmente in due set su Viktorya Tomova, 6-3, 6-2. Poi in coppia con Strefanos Tsitsipas, la greca dà spettacolo e con un doppio 6-4 si pensa al turno successivo. Debole nelle seconde linee, con Sakkari e Tsitsipas la Grecia può dir la sua nella competizione.
USA – Repubblica Ceca 4-1
Kvitova – Pegula 7-6, 6-4
Tiafoe – Machac 6-3, 2-4 ret Machac
Pegula/Taylor Pegula – Bouzkova – Lehecka 2-6, 6-3, 10-7
Ottimo il debutto nella competizione per gli statunitensi. La sconfitta in due set di Pegula contro Kvitova alla fine risulterà ininfluente. Decisivo il tie-break del primo set, in cui Petra annulla ben tre set point alla sua avversaria. Machac è costretto sul più bello al ritiro nella sfida con Tiafoe. Sotto di un set, ma avanti di un break, il ceco è costretto al forfait per una distorsione alla caviglia destra. Il doppio se l’aggiudica la coppia composta da Jessica e Taylor Pegula.
Francia – Argentina 4-0
Garcia – Podoska 6-2, 6-0
Mannarino – Coria 6-1, 6-0
La vittoria della Francia sa di rivincita mondiale nei confronti dell’Argentina. Dal campo di calcio a quello di tennis, dal Qatar all’Australia, stavolta sono i transalpini a gioire e anche abbastanza nettamente lasciando soli tre game ai singolari odierni. Rullo compressore Caroline Garcia, n. 4, supera Nadia Podoska, n. 195, per 6-2, 6-0. Adrian Mannarino, n. 46, la imita battendo Federico Coria, n. 75, 6-1, 6-0, il tutto in 2he10’ complessivi.
Australia Gran Bretagna 1-3
Dart – Inglis 6-4, 6-4
Kubler – Evans 6-3, 7-6(3)
Momento decisamente sfortunato per l’Australia, data da molti per favorita nella competizione. Il forfait di Kyrgios e successivamente quello di Tomljanovic, per un problema al ginocchio sinistro, hanno cambiato l’inerzia del confronto con la Gran Bretagna. In svantaggio 0-2, è toccato a Maddison Inglis, n. 180 del mondo, affrontare Harriet Dart, n. 98 del ranking Wta. Doppio 6-4 e semaforo verde per i britannici. Inutile ma comunque rocambolesca la sconfitta di Evans contro Kubler. Sotto di un set, nel secondo parziale il britannico si è fatto rimontare da 5-0, perdendo in malo modo al tie-break.
Svizzera – Kazakhistan 4-0
Teichmann – Kulambayeva 6-3, 6-2
Wawrinka vs Bublik 6-3, 7-6(3)
Tutto facile per la Svizzera. Stan Wawrinka (n. 148) soffre nel secondo set contro il talentuoso Alexander Bublik, n. 37. Ricambio generazionale? Non ditelo al buon vecchio Stan che porta a casa il punto decisivo per il passaggio del turno dei rossocrociati. Bene anche Jil Teichmann, n. 35, nel singolare femminile contro Zhibek Kulambayeva, n. 441, che viene sconfitta 6-3, 6-2.
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Il fallimento di FTX costa caro a Naomi Osaka
Grave perdita economica per la tennista giapponese Osaka, che aveva investito nella criptovaluta FTX

Non un gran momento per la ex numero 1 al mondo Naomi Osaka. Oltre alle sconfitte sul campo di gioco, per la pluricampionessa Slam i problemi provengono anche dalle finanze. È, infatti, una delle azioniste di FTX, un’azienda per lo scambio di criptovalute che ha dichiarato bancarotta l’11 novembre.
Non solo Osaka, ma sono tanti gli sportivi che hanno visto andare in fumo i propri proventi dal fallimento di FTX. L’azienda era riuscita ad acquistare così tanta credibilità da riuscire a mettere il proprio logo sulle vetture e le divise di Lewis Hamilton e George Russel, piloti della Mercedes in Formula 1; e anche a vedersi intitolato lo stadio NBA dei Miami Heats.
Il valore di mercato di FTX ha subìto un grave crollo negli ultimi sette giorni, passando da $22 a $1.40. Il CEO di FTX Sam Bankman-Fried – ora sotto investigazione per come ha gestito l’azienda fondata nel 2019 – ha già dichiarato fallimento a seguito dell’enorme svalutazione della criptovaluta.
Osaka aveva firmato l’accordo con FTX nel marzo 2022 mentre era negli Stati Uniti impegnata per l’Indian Wells e il Miami Open. La tennista ha acquistato delle azioni di FTX e nell’accordo era previsto che la tennista giapponese fosse ambasciatrice nel mondo dell’azienda, per influenzare quante più persone possibili a credere in loro. L’accordo di Naomi Osaka includeva anche la sua partecipazione nella creazione di contenuti multimediali per promuovere la criptovaluta. Non sono state ufficializzate le cifre riguardanti la perdita subita dalla tennista.