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Al femminile

Ancora sul Roland Garros

Da Sofia Kenin a Martina Trevisan, da Nadia Podoroska a Petra Kvitova e Garbine Muguruza: chi sono state le altre protagoniste dello Slam dominato da Iga Swiatek

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Sofia Kenin - Roland Garros 2020 (via Twitter, @rolandgarros)
 

4. Petra Kvitova
Anche se si affronta uno Slam da testa di serie, capita a volte che fin dal primo turno il sorteggio presenti avversarie molto insidiose, in grado di rovesciare l’indicazione del ranking. Altre volte però accade il contrario: le favorite si perdono per strada e il tabellone si “apre”, proponendo percorsi non particolarmente difficili: è quello che è accaduto a Kvitova al Roland Garros 2020. Tutte le teste di serie del suo settore sono state eliminate presto (Pliskova, Keys, Martic, Kerber, Stephens etc.) e Petra (tds numero 7) ha avuto il merito di ribadire la gerarchia del ranking contro le cinque avversarie che le sono capitate in sorte: Dodin (numero 118 WTA), Paolini (94), Fernandez (100), Zhang (39), Siegemund (66).

Va detto che non sempre la classifica restituisce il valore delle giocatrici in quel particolare momento. Per esempio Leylah Fernandez è in crescita, ed era sicuramente sottostimata dal suo numero 100, mentre Zhang Shuai gioca un tipo di tennis che può creare problemi a Kvitova (i precedenti erano 3-2, con una delle vittorie di Zhang ottenuta sulla terra di Roma in una serata molto umida). Però non si può dire che Petra abbia dovuto compiere delle imprese eccezionali per presentarsi in semifinale contro Kenin.

Quindi tutta fortuna? Sicuramente c’è stata, ma sarebbe ingeneroso liquidare lo Slam di Kvitova solo in questo modo. Rispetto alle condizioni di gioco, Kvitova si è trovata avvantaggiata dalle temperature molto basse (è arcinoto che Petra soffra il caldo), ma d’altra parte i campi molto lenti non la aiutavano sul piano tecnico. Infatti, per come funziona il suo tennis, per Kvitova è fondamentale conquistare tanti punti negli scambi brevi, e invece a Parigi era molto difficile fare la differenza con la battuta.

Cito un dato per illustrare la situazione. Nel match contro Fernanez (7-5, 6-3) Kvitova ha vinto quasi lo stesso numero di scambi rapidi (0-4 colpi) della sua avversaria (45 a 42). Ha invece finito per vincere molti più punti quando lo scambio si è allungato (43 a 34). Ritrovarsi in equilibrio con Fernandez nei colpi di inizio gioco, a mio avviso dimostra due cose: da una parte come fosse difficile condizionare lo scambio con la battuta; mentre, dall’altra, c’era la possibilità di incidere molto con la risposta.

E questo colpo è stato probabilmente il limite tecnico maggiore della Kvitova di Parigi: ha risposto peggio non solo di Fernandez, ma soprattutto di Kenin in semifinale; contro Sofia su qualcuna delle 12 palle break a disposizione (di cui solo 2 convertite) Petra avrebbe dovuto rispondere meglio per avere concrete speranze di rovesciare il match.

5. Martina Trevisan
Dopo il periodo straordinario di qualche anno fa, il tennis femminile italiano sta attraversando una fase difficile. Ecco perché, con due sole giocatrici fra le prime 100 (Giorgi e Paolini), il Roland Garros di Martina Trevisan è stata una sorpresa che lascia sperare in un futuro migliore.

Trevisan non è più giovanissima (compirà 27 anni il 3 novembre), ma ha avuto un lungo stop di carriera che ne ha rallentato la maturazione. Dopo una discreta carriera da junior (best ranking numero 57), a 16 anni Martina aveva infatti deciso di smettere con il tennis (delle cause ne ha scritto lei stessa QUI). Ha poi ripreso a giocare seriamente alla soglia dei 20 anni. Ferma dal 2010 al 2014: in uno sport competitivo come il tennis, quattro stagioni di assenza e per di più in un periodo così cruciale, sono davvero molte. Era quasi inevitabile che la pausa richiedesse tanto tempo e tanto impegno per essere riassorbita.

Una volta rientrata nella classifica WTA, Trevisan ha impiegato due-tre stagioni per uscire dalla fascia tra la posizione 150 e la 220, “regno” degli ITF e dei tentativi di ingresso negli Slam attraverso le qualificazioni. Che però qualcosa fosse cambiato, già prima della impresa parigina, lo si poteva dedurre dall’Australian Open 2020: per la prima volta in carriera era riuscita a superare le qualificazioni. A Melbourne non era stata fortunata con il sorteggio del main draw, visto che la sorte le aveva riservato la futura campionessa del torneo Sofia Kenin.

Quando il tennis ha ripreso dopo il lockdown, Trevisan ha rinunciato alla trasferta americana per concentrarsi sulla terra battuta. Come in Australia, anche in Francia ha nuovamente superato le qualificazioni, ma questa ha avuto un esordio meno complicato nel tabellone principale: vittoria nel derby di primo turno contro Giorgi, non concluso a causa del ritiro di Camila per un problema al gomito.

Poi però le avversarie che ha sconfitto in sequenza sono state di tutto rispetto: Gauff (4-6, 6-2, 7-5), Sakkari (1-6, 7-6, 6-3) e Bertens (6-4, 6-4). Vale a dire la numero 51, la numero 24 e la numero 8 del ranking WTA. Martina ha offerto un tennis completo, nel quale fase difensiva e colpi di attacco si sono ben bilanciati, riuscendo ad adattarsi con intelligenza alle caratteristiche delle avversarie. Ha dimostrato infatti sia di essere in grado di condurre scambi in contenimento per cercare di mandare la rivale fuori giri (spesso contro Sakkari, ad esempio), sia di saper prendere l’iniziativa e riuscire a pungere con molta efficacia grazie soprattutto al dritto mancino. E quando c’era l’opportunità non si è tirata indietro: i suoi vincenti nel match contro Bertens sono stati quasi il doppio rispetto a quelli di Kiki (22 a 13).

In più è stata ammirevole per la tenacia agonistica, che le ha permesso di superare fasi critiche come la chiamata arbitrale negativa sul finale del match contro Gauff, i due match point nel secondo set contro Sakkari e il tentativo di rimonta di Bertens nel secondo set degli ottavi di finale.

E non penso di essere sciovinista se sostengo che nel match contro Swiatek la sua resistenza contro una avversaria ispiratissima non sia del tutto rappresentata dalla severità del punteggio. Perché se è vero che Iga ha finito per vincere 6-3 6-1, è anche vero che questo è stato il match nel quale ha avuto il saldo vincenti/errori non forzati meno scintillante: Swiatek +1 (20/19) con Trevisan neppure molto lontana -4 (16/20).

Insomma, il Roland Garros di Martina è stato estremamente positivo e le lascia in eredità due elementi fondamentali per la sua attività del 2021: un montepremi di 313 mila dollari (utili a pianificare il calendario agonistico senza assilli) e un balzo nel ranking di 72 posizioni. Ora, da numero 87 della classifica è già sicura di poter entrare nel tabellone principale di molti tornei WTA, ma anche dello Slam australiano. Insomma, anche lei come Podoroska si è costruita la situazione ideale per poter dimostrare tutto il proprio valore. Non ci resta che attendere il 2021 per scoprire fino a che punto sarà in grado di spingersi.

a pagina 4: La qualità di gioco dell’ultimo Slam

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